Tamara Marino & Simon Troger

Rosso
2023
Video performance
Durata 2’34”

“Rosso” è il colore del sangue, del potere, del pericolo e della sessualità.

Nel video si assiste ad un’azione che si consuma in pochi attimi, dove le scintille diventano il focus su cui orientare lo sguardo. È un atto performativo che trae origine dai fatti avvenuti alla TWC di NYC il 25 marzo 1911, per indagare sui ruoli muliebri locali, e mondiali.

Il video “Rosso” si configura come un’opera di acuta e perturbante pregnanza simbolica, un’indagine sulla dimensione liminale del colore inteso come codice semantico e medium espressivo. Il rosso, qui sublimato a cifra concettuale, eccede la propria natura cromatica per farsi struttura narrativa e veicolo di un discorso che sollecita gli strati più reconditi della percezione estetica e dell’inconscio collettivo. Le gambe femminili, riprese con una staticità che rimanda a un’ambiguità sospesa tra presenza e assenza, si stagliano su un fondale monocromo, un’immersione totale nel rosso, evocazione del sublime kantiano nella sua forma più implacabile e assoluta. I tacchi a spillo, emblema stratificato di seduzione e coercizione, attraggono lo sguardo verso l’epicentro dell’immagine: il pube. Questo punto focale, carico di una visibilità quasi ieratica, viene investito da un gesto performativo di straordinaria violenza estetica: scintille che esplodono in un’epifania visiva, al contempo sacrale e traumatica. Il gesto incendiante, condensato in un breve quanto folgorante intervallo temporale, si inserisce in una genealogia visiva che richiama la memoria storica del tragico rogo della Triangle Waist Company di New York del 25 marzo 1911, dove il fuoco divorò i corpi e le vite di giovani operaie, intrappolate in un sistema che le aveva rese vulnerabili e sacrificabili. Questa citazione non si limita a un esercizio di recupero memoriale, ma si configura come un substrato dialettico su cui si innesta una riflessione complessa e stratificata sulla condizione femminile, tanto nel passato industriale quanto nella contemporaneità globalizzata. Nel “Rosso”, il colore diviene un palinsesto semantico: sangue, eros e thanatos si intrecciano in un’unica polifonia simbolica. Le scintille, che erompono come un’esplosione liberatoria, sono insieme detonazione e resistenza, esaltazione e dissoluzione. Esse riconducono al corpo femminile come campo di battaglia culturale e politico, luogo su cui si inscrivono storie di violenza e resilienza, di oppressione e autodeterminazione. In questa breve ma densissima performance, il corpo non è semplice oggetto dello sguardo, ma dispositivo di rottura: una femminilità refrattaria, unheimlich nel senso freudiano, che sfugge alla reificazione e si riappropria della propria potenza simbolica e sovversiva. Qui il trauma si fa linguaggio, l’arte si appropria del dolore per trasfigurarlo in una resistenza estetica che si riverbera nel presente. “Rosso” interpella lo spettatore in modo irrevocabile, sollecitando uno sguardo che non può rimanere passivo, ma che è chiamato a un impegno ermeneutico e morale. L’opera richiede di penetrare oltre la superficie dell’immagine, di confrontarsi con l’eredità della sofferenza e con il ruolo dell’arte nella perpetuazione della memoria collettiva. Nel suo cortocircuito tra bellezza e violenza, tra potenza erotica e memoria tragica, “Rosso” si erge a manifesto contemporaneo di un’estetica della resilienza, un ponte tra la rappresentazione individuale e la coscienza storica.

Tamara Marino & Simon Troger

Tamara Marino, originaria di Ragusa, e Simon Troger, nato a Schlanders (BZ), costituiscono un sodalizio artistico che esplora le intersezioni tra materia, concetto e contesto. Entrambi operano tra Vittoria (RG) e altre località internazionali, sviluppando un linguaggio che coniuga sperimentazione tecnica e riflessione critica sulla contemporaneità. La formazione di Tamara Marino si radica nella Scultura, conseguita presso le Accademie di Belle Arti di Catania e Carrara, sotto la guida di maestri quali Martina Corgnati, Aron Demetz e Gianni Dessì. La sua ricerca si è ulteriormente ampliata attraverso esperienze presso la Royal Academy of Art dell’Aia e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, con un approccio che abbraccia tanto la dimensione artistica quanto quella pedagogica. Simon Troger, maestro nella lavorazione del marmo e delle pietre dure, ha completato la sua formazione accademica in Conservazione e Restauro dei materiali lapidei e in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Il suo operato si distingue per l’attenzione ossessiva al dettaglio e per una poetica che indaga il rapporto dialettico tra utopia e distopia, uomo e ambiente, idea e materia. Entrambi gli artisti hanno collaborato con istituzioni di rilievo, tra cui la Fondazione Fiumara d’Arte, diretta da Antonio Presti, per la realizzazione di opere monumentali nel contesto urbano di Catania. Hanno inoltre condiviso un progetto legato all’Università di Suzhou Art & Design Technology Institute, che ha contribuito a consolidare la loro proiezione internazionale. Nel 2023, Marino e Troger hanno concepito e realizzato l’opera site-specific “L’ingegnere di Babele” per la Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso (RG), un intervento che ha sintetizzato la loro visione artistica in un dialogo simbolico con la tradizione e l’innovazione. Nello stesso anno, Tamara Marino ha ricoperto il ruolo di docente di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, mentre nel 2024 entrambi gli artisti hanno intrapreso una collaborazione con la Farm Cultural Park di Favara (AG), un centro nevralgico per l’arte contemporanea in Sicilia. La loro pratica attuale si concentra sulla trasformazione di Villa Mangione, un antico palmento situato nel Sud-Est siciliano, in un avamposto culturale dedicato a residenze d’artista, performance sperimentali, proiezioni di cinema d’avanguardia e concerti di improvvisazione sonora. Questo progetto, ancora in divenire, si propone come un crocevia per la riflessione e la produzione artistica multidisciplinare, inscrivendosi in un panorama internazionale di ricerca e sperimentazione. L’opera di Tamara Marino e Simon Troger si colloca dunque in un ambito di ricerca che combina un’attenzione raffinata per il dettaglio materiale con una visione critica e colta delle dinamiche culturali contemporanee, rendendoli protagonisti di un dialogo fecondo tra locale e globale, tradizione e avanguardia.

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