Tag: lomagnoartecontemporanea

Omaggio a Piero Guccione

Appunto per il giardino sulla macchina nera, 1971

OMAGGIO A PIERO GUCCIONE

 

Pastelli e Opere grafiche tra la Sicilia e la Capitale

 

Scicli  – In occasione dell’anniversario di nascita del Maestro Piero Guccione (05/05/1935 – 06/10/2018), si inaugura a Scicli la mostra “Omaggio a Piero Guccione. Pastelli e opere grafiche tra la Capitale e la Sicilia” a cura di Lo Magno artecontemporanea e Stamperia d’arte Amenta. In collaborazione con Archivio Piero Guccione.

Una selezione di dodici opere uniche e nove grafiche esposte a Scicli negli spazi “Bassi Beneventano”, nuovo contenitore d’arte in uno dei più bei palazzi storici della cittadina che diede i natali a Piero Guccione. 

Un racconto retrospettivo che ci mostra opere dagli anni della Pop Art Italiana, vissuti da Guccione a Roma, fino a quelle realizzate in omaggio ai più grandi capolavori della storia dell’arte.

Visite fino al 5 Giugno 2024

Orari di apertura: dal martedì al sabato dalle 10/13 e 16/20.

Bassi Beneventano

P.zza Ficili 1, Scicli (RG)

+39 3396176251 / +39 3515650994

www.lomagnoartecontemporanea.it

Senza titolo (da Vermeer) 2014 pastello su carta cm 150×100
Allegoria della vittoria, 1986, pastello su carta , cm 18,5×28,5
Macchina nel Paesaggio n.1, 1977, litografia a colori, dimensioni lastra cm 34.5 x 88.5

Omaggio a Piero Guccione

Pastellli e Opere grafiche tra la Sicilia e la Capitale

 

In collaborazione con  Archivio Piero Guccione

 

BASSI BENEVENTANO

P.zza Ficili, 1 Scicli (RG)

Visite fino al 05 giugno

dal martedì al sabato dalle 10/13 e 16/20.

+39 3396176251 / +39 3515650994

www.lomagnoartecontemporanea.it

Magico Incontro, Perfido Errore (da Hayez)
1998,
pastello su carta
29×21 cm

Fulget Crucis Mistèrium

FULGET CRUCIS MISTÈRIUM

 

Giovanni Viola in dialogo con capolavori segreti della Diocesi di Noto

 

NOTO – Al Museo Diocesano di Noto a Fulget Crucis Mistèrium, una mostra dedicata all’interazione tra Arte Sacra e Contemporaneità.

A cura di Don Antonio Stefano Modica, Direttore del Museo Diocesano, e Lo Magno artecontemporanea, patrocinata dalla Diocesi di Noto, Vescovo Mons. Salvatore Rumeo e Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, l’esposizione aprirà al pubblico il 6 aprile alle ore 11.30 dopo la presentazione del catalogo con testo critico di Antonio D’Amico.

Venticinque le opere in mostra tra capolavori provenienti da chiese e collezioni private legate alla Diocesi di Noto e pastelli e oli dell’artista modicano Giovanni Viola. Sculture e opere su tela datate tra XVII e XIII secolo incontrano i cieli di Viola ed insieme toccano temi legati alla luce, all’eternità, alla Resurrezione.

I luoghi di Piazza Landolina diventano carichi di bellezza, si fanno tramite di discorsi attorno all’esistenza e alla spiritualità. La luce si declina in opere ben diverse tra di loro accomunate dalla restituzione di significato e dalla carica evocativa.

Un occasione, questa, per ammirare il lascito artistico legato alla curia del territorio in dialogo con opere contemporanee che in un continuum artistico si propongono con perizia tecnica e grande legame spirituale ai grandi maestri dei secoli scorsi.

Da leggere…

FULGET CRUCIS MISTÈRIUM

 

Giovanni Viola in dialogo con capolavori segreti della Diocesi di Noto

 

MUSEO DIOCESANO DI NOTO

P.zza Landolina, 2 Noto (SR)

Visite sabato e domenica 10-13/16-19

dal lunedì al venerdì su richiesta – +39 3270162589

Fine mostra 30 giugno

 

REGIONE SICILIANA

Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana

Paolo Scarpinato

 

VESCOVO DELLE DIOCESI DI NOTO

S.E.Mons. Salvatore Rumeo

 

DIOCESI DI NOTO

Responsabile dei Beni culturali

Direttore Museo Diocesano

Don Antonio Stefano Modica

 

A CURA DI

Don Antonio Stefano Modica

Lo Magno artecontemporanea

 

TESTO CRITICO

Antonio D’Amico

 

ACCOGLIENZA

Cooperativa Etica Oqdany

Salvatore Celeste

 

SI RINGRAZIANO

Don Nello Garofalo, Moira Fiorilla, Monica Mindroiu e tutti i collezionisti per aver prestato le opere.

NIENTE DA VEDERE

“Niente da Vedere”: a Palazzo Beneventano a Scicli Lo Magno artecontemporanea inaugura un nuovo viaggio artistico tra storia e contemporaneità

 

SCICLI – Venerdì 8 marzo i bassi del maestoso Palazzo Beneventano di Scicli apriranno le porte a un’affascinante esposizione che, come un ponte tra passato e presente, intesserà un dialogo tra diverse epoche e lo farà sul filo conduttore dell’arte contemporanea.

A cura di Lo Magno artecontemporanea, la mostra “Niente da vedere” si inserisce nella complessa identità di questo storico edificio riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, un luogo unico e suggestivo che, fuso di stili ed epoche, testimonia la ricchezza della sua storia.

Fucina di bellezza e arte, denso di meraviglie da osservare e vivere, il titolo “Niente da vedere” vuole proprio essere un’ironica dichiarazione sulle molteplici sfaccettature di questo luogo, una dichiarazione che si svela nel connubio tra il racconto che di sé fa il progetto artistico “Bassi Beneventano” e l’arte contemporanea esposta e che porta la firma degli artisti

 

Simphiwe Buthelezi

Andrea Cerruto

Giuseppe Colombo

Ignazio Cusimano Schifano

Emanuele Giuffrida

Giovanni Iudice

Rossana Taormina

Ivan Terranova

Samantha Torrisi

Giovanni Viola

William Marc Zanghi

 

Gli stessi saranno anche i protagonisti dei progetti “Lo Magno artecontemporanea” che, nel biennio ’24-’25 , con le loro opere contribuiranno a creare un affascinante “trailer” di risorse e collaborazioni della galleria.

Quello proposto durante la mostra sarà un viaggio artistico che inizierà con uno scenario visivo unico, l’esterno del prestigioso edificio che affascina con i suoi esterni tardo barocchi, mascheroni, teste di saraceni e decorazioni sontuose. Il viaggio proseguirà internamente, attraverso i soffitti che rivelano affreschi che narrano il periodo fascista, quando i bassi del palazzo divennero il cuore amministrativo della città di Scicli. Sarà poi la bellezza delle opere presentate l’anello di congiunzione che, fuori dagli schemi, darà senso al tempo. Ognuno degli undici artisti in mostra porterà il proprio linguaggio artistico e la propria visione unica. Pitture e tessuti lavorati e ricamati, installazioni fotografiche e manufatti realizzati con materiali provenienti da terre lontane, saranno tutti tasselli di una narrazione visiva che attraverso l’opera presentata si fonderà armoniosamente con la storia di Palazzo Beneventano che da quasi un anno ospita ____ il progetto artistico “Bassi Beneventano” nato dall’unione di intenti tra la galleria d’arte Lo Magno e la stamperia d’arte Amenta. “Niente da vedere” è apparenza e sostanza; è forma e colore; è passato e presente; è stasi e movimento. Celebra l’estetica contemporanea ma sottolinea l’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio storico e architettonico dei luoghi che sono memoria e cuore di una città. È una vetrina per gli artisti, ma anche un’occasione per esplorare la bellezza intramontabile di un luogo che custodisce gelosamente infiniti significati e continua a ispirare e a raccontare la sua storia anche attraverso l’arte contemporanea.
Apertura venerdì 8 marzo alle ore 19.00. L’esposizione è ospitata presso Bassi Beneventano a Scicli (Rg), in Piazzetta Ficili,1 e sarà visitabile fino a domenica 14 aprile 2024, dal lunedì al sabato 10/13 e 16/20.

 

Sponsor Ghibli Solutions

 

Si ringraziano Marina Mottin e la SMAC Gallery di Cape Town per il prezioso apporto

 

ufficio stampa

Michele Barbagallo per MediaLive

english version

“NOTHING TO SEE”: at Palazzo Beneventano in Scicli Lo Magno artecontemporanea inaugurates a new artistic journey between history and contemporaneity

 

SCICLI – On Friday 8 March the roots of the majestic Palazzo Beneventano in Scicli will open the doors to a fascinating exhibition which, like a bridge between past and present, will weave a dialogue between different ages using the beauty of contemporary art.

Curated by Lo Magno artecontemporanea, the exhibition “NOTHING TO SEE” is part of the complex identity of this historic building recognized as a World Heritage Site by UNESCO, a unique and evocative place. The mix of styles and ages testifies to the richness of its history.

Hotspot of beauty and art, full of wonders to observe and to experience, the title “NOTHING TO SEE” is intended to be an ironic declaration on the many facets of this place.

There are eleven artists involved and they will be the protagonists of the Lo Magno artecontemporanea’s projects in the next two years:

 

Simphiwe Buthelezi

Andrea Cerruto

Giuseppe Colombo

Ignazio Cusimano Schifano

Emanuele Giuffrida

Giovanni Iudice

Rossana Taormina

Ivan Terranova

Samantha Torrisi

Giovanni Viola

William Marc Zanghi

 

The exhibition will be an artistic journey that will begin with a unique visual scenario: the exterior of the prestigious building that fascinates with its late Baroque facate, masks, Saracen heads and sumptuous decorations.

The journey will continue internally, through the ceilings that reveal frescoes that narrate the fascist period, when the roots of the building became the administrative heart of the city of Scicli.

A the end the beauty of the contemporary works presented will give meaning to time.

Each of the eleven artists on display will bring their own artistic language and a unique vision.

Paintings and embroidered fabrics, photographic installations and artefacts made with materials from distant lands. All works will be pieces of a visual narrative will blend harmoniously with the history of Palazzo Beneventano.

The Palace hosted the artistic project “Bassi Beneventano” for almost an year. Bassi Benevantano born from the union of intent between the Lo Magno gallery and the Amenta art printing. “NIENTE DA VEDERE” is both appearance and substance; shape and color; past and present; stasis and movement.

It celebrates contemporary aesthetics but underlines the importance of preserving and enhancing the historical and architectural heritage of the places that are the memory and heart of a city.

It is a showcase for artists, but also an opportunity to explore the timeless beauty of a place that jealously guards infinite meanings and continues to inspire and tell its story through contemporary art.

Opening: Friday 8 March at 7.00 pm.

The exhibition can be visited until Sunday 14 April 2024 (Monday-Saturday 10a.m./13p.m, – 16/20 p.m)and is hosted at Bassi Beneventano in Scicli (Rg), in Piazzetta Ficili,1.

Sponsor Ghibli Solutions

 

Thanks to Marina Mottin and the SMAC gallery of Cape Town for their precious contribution

Press office

Michele Barbagallo per MediaLive

SIMPHIWE BUTHELEZI

Simphiwe Buthelezi,To Find Solid Ground

2020

Straw Mats, Glass Beads and Earth on Canvas

Stuoie di canne, perline di vetro e terra su tela

150x138cm

Simphiwe Buthelezi, Umvikeli

2024

Treated Reed Mats, Canvas and Leather

Tappeti di canna trattata, tela e pelle

240 x 90 cm

ESSENTIAL

 

Simphiwe Buthelezi was born in 1996, Benoni, South Africa.

Currently lives and works in Cape Town, South Africa.

“I am quite cognizant of the sacredness that the reed mat holds to the indigenous populace in different parts of the world. I am also fascinated by how a single object can unravel and become a myriad of different forms. Just like the people to whom this artefact belongs, it is limitless, boundless, free to take any shape, enduring the pressure applied to it.”

Simphiwe Buthelezi, is an installation artist and sculptor, who utilises traditional Zulu ‘icansi’ (hand-woven reed mats), glass beads and ‘tankrali’ (Zulu seed beads) to engage with the existential undertaking of “ukubuyela e masisweni” or “returning to the source”. Reed mats, leather, beads, metal compounds and cotton canvas are endlessly reworked, reconsidered and reshaped through her meticulous craftsmanship and the repetitive processes of cutting, folding, sewing and bonding.

While the established conceptual threads of Buthelezi’s oeuvre begins in cultural dynamics and African Spirituality, her practice is grounded in a relentless exploration of materiality and form. For Buthelezi, these multifaceted, intergenerational objects are a continuation of what came before, and her practice of mending, reshaping and nurturing ‘icansi’ & ‘tankrali’ acts as not only a practical exploration but also a spiritual interrogation of material and form. Here, thinking & making are entangled activities, a combination of Buthelezi’s understanding of materiality, underpinned by her sensitivity to the traditional roles and practices that have informed her art-making.

Buthelezi received her National Diploma in Fine Art at the University of Johannesburg in 2017, after which she was awarded the 2018 Blessing Ngobeni Art Prize, culminating in a residency at The Bag Factory Artist Studios in Johannesburg, South Africa.

In 2023, Buthelezi presented her first European exhibition titled Izinyathelo zabagcotshiweyo (Footsteps of the Ordained) in the Galeries Émergentes sector, at Paris+ par Art Basel at the Grand Palais Éphémère, in Paris, France. She also presented Imvuselelo Yenkululeko (The World is Changing) as part of the Solo Section at the Investec Cape Town Art Fair at the CTICC in Cape Town, South Africa in the same year.

Buthelezi’s other solo presentations include: Imvuselelo Yenkululeko / Freedom’s Domain at SMAC in Stellenbosch, South Africa in 2020 and Lala La, curated by Chumisa Ndakisa, at The Bag Factory Studios in Johannesburg, South Africa in 2019. Buthelezi participated in the Young Congo Biennale in Kinshasa, Democratic Republic of Congo; Preview#3 in Milan, Italy; tête-à-tête, curated by Candice Allison and Tiina Liebenberg at the Absa Gallery in Johannesburg; Art Market Budapest with Johannesburg Art Gallery in Budapest, Hungary; and What is South Africa, Even? Vol.2, curated by Carlyn Strydom at the Bag Factory Artist Studios in Johannesburg all in 2019. Selected collections comprise of: Fondation H in Antananarivo, Madagascar; University of Cape Town in Cape Town, South Africa; Southern African Fellowship for Contemporary Art and the Bonanate Collection in Turin, Italy. In the second half of 2024, Buthelezi will participate in the SAFFCA Residency in partnership with ENSAV La Cambre, in Belgium, Brussels.

 

ITA

Simphiwe Buthelezi è nata nel 1996 a Benoni, in Sud Africa.

Attualmente vive e lavora a Cape Town, Sud Africa.

Sono abbastanza consapevole della sacralità che la stuoia di canne riveste per le popolazioni indigene in diverse parti del mondo. Sono anche affascinata dalle potenzialità di un oggetto e dalla possibilità che ha di assumere una miriade di forme diverse. Proprio come le persone a cui appartiene, questo manufatto è illimitato, sconfinato, libero di assumere qualsiasi forma, sopportando la pressione ad esso applicata”.

Simphiwe Buthelezi, nelle sue installazioni, utilizza i tradizionali ‘icansi’ Zulu (stuoie di canne intrecciate a mano), perle di vetro e ‘tankrali’ (perline Zulu) impegnandosi così nell’impresa esistenziale di “ukubuyela e masisweni” o “ritornare alla fonte”.

Stuoie di canna, pelle, perline, composti metallici e tela di cotone vengono continuamente rielaborati, riconsiderati e rimodellati attraverso la sua meticolosa maestria e i processi ripetitivi di taglio, piegatura, cucito e incollaggio.

Mentre i fili concettuali consolidati dell’opera di Buthelezi iniziano con le dinamiche culturali e la spiritualità africana, la sua pratica si fonda su un’incessante esplorazione della materialità e della forma.

Per Buthelezi, questi oggetti sfaccettati e intergenerazionali sono una continuazione di ciò che è venuto prima, e la sua pratica di riparare, rimodellare e coltivare “icansi” e “tankrali” agisce non solo come un’esplorazione pratica ma anche come un’interrogazione spirituale di materiale e forma. Pensare e fare sono attività intrecciate, una combinazione della comprensione pratica della materialità unita alla sua sensibilità verso le pratiche tradizionali della sua terra che ne hanno sempre influenzato la produzione artistica.

Buthelezi ha conseguito il Diploma Nazionale in Belle Arti presso l’Università di Johannesburg nel 2017. L’anno successivo le è stato assegnato il Blessing Ngobeni Art Prize 2018, culminato in una residenza presso The Bag Factory Artist Studios a Johannesburg, in Sud Africa.

Nel 2023, Buthelezi ha presentato la sua prima mostra europea intitolata Izinyathelo zabagcotshiweyo (Sulle orme degli ordinati) nella sezione Gallerie emergenti, a Paris+ per Art Basel al Grand Palais Éphémère, a Parigi. Nello stesso anno ha anche presentato Imvuselelo Yenkululeko (Il mondo sta cambiando) con una personale alla Investec Cape Town Art Fair al CTICC di Cape Town, in Sud Africa.

Le altre mostre personali di Buthelezi: Imvuselelo Yenkululeko / Freedom’s Domain allo SMAC di Stellenbosch, Sud Africa nel 2020 e Lala La, a cura di Chumisa Ndakisa, ai The Bag Factory Studios di Johannesburg, Sud Africa nel 2019.

Buthelezi ha partecipato alla Young Congo Biennale nel Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo; Anteprima#3 a Milano, Italia; tête-à-tête, a cura di Candice Allison e Tiina Liebenberg alla Absa Gallery di Johannesburg; Mercato dell’Arte Budapest con la Johannesburg Art Gallery a Budapest, Ungheria; e cos’è anche il Sud Africa? Vol.2, curato da Carlyn Strydom presso i Bag Factory Artist Studios di Johannesburg, tutto nel 2019.

Le collezioni selezionate comprendono: Fondation H ad Antananarivo, Madagascar; Università di Cape Town a Città del Capo, Sud Africa; Borsa dell’Africa Meridionale per l’Arte Contemporanea e la Collezione Bonanate a Torino, Italia.

Nella seconda metà del 2024, Buthelezi parteciperà alla Residenza SAFFCA in collaborazione con ENSAV La Cambre, in Belgio, Bruxelles.

 

Text Courtesy SMAC Gallery Cape Town

NIENTE DA VEDERE

“Niente da Vedere”: a Palazzo Beneventano a Scicli Lo Magno artecontemporanea inaugura un nuovo viaggio artistico tra storia e contemporaneità

 

SCICLI – Venerdì 8 marzo i bassi del maestoso Palazzo Beneventano di Scicli apriranno le porte a un’affascinante esposizione che, come un ponte tra passato e presente, intesserà un dialogo tra diverse epoche e lo farà sul filo conduttore dell’arte contemporanea.

A cura di Lo Magno artecontemporanea, la mostra “Niente da vedere” si inserisce nella complessa identità di questo storico edificio riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, un luogo unico e suggestivo che, fuso di stili ed epoche, testimonia la ricchezza della sua storia.

Fucina di bellezza e arte, denso di meraviglie da osservare e vivere, il titolo “Niente da vedere” vuole proprio essere un’ironica dichiarazione sulle molteplici sfaccettature di questo luogo, una dichiarazione che si svela nel connubio tra il racconto che di sé fa il progetto artistico “Bassi Beneventano” e l’arte contemporanea esposta e che porta la firma degli artisti

 

Simphiwe Buthelezi

Andrea Cerruto

Giuseppe Colombo

Ignazio Cusimano Schifano

Emanuele Giuffrida

Giovanni Iudice

Rossana Taormina

Ivan Terranova

Samantha Torrisi

Giovanni Viola

William Marc Zanghi

 

Gli stessi saranno anche i protagonisti dei progetti “Lo Magno artecontemporanea” che, nel biennio ’24-’25 , con le loro opere contribuiranno a creare un affascinante “trailer” di risorse e collaborazioni della galleria.

Quello proposto durante la mostra sarà un viaggio artistico che inizierà con uno scenario visivo unico, l’esterno del prestigioso edificio che affascina con i suoi esterni tardo barocchi, mascheroni, teste di saraceni e decorazioni sontuose. Il viaggio proseguirà internamente, attraverso i soffitti che rivelano affreschi che narrano il periodo fascista, quando i bassi del palazzo divennero il cuore amministrativo della città di Scicli. Sarà poi la bellezza delle opere presentate l’anello di congiunzione che, fuori dagli schemi, darà senso al tempo. Ognuno degli undici artisti in mostra porterà il proprio linguaggio artistico e la propria visione unica. Pitture e tessuti lavorati e ricamati, installazioni fotografiche e manufatti realizzati con materiali provenienti da terre lontane, saranno tutti tasselli di una narrazione visiva che attraverso l’opera presentata si fonderà armoniosamente con la storia di Palazzo Beneventano che da quasi un anno ospita ____ il progetto artistico “Bassi Beneventano” nato dall’unione di intenti tra la galleria d’arte Lo Magno e la stamperia d’arte Amenta. “Niente da vedere” è apparenza e sostanza; è forma e colore; è passato e presente; è stasi e movimento. Celebra l’estetica contemporanea ma sottolinea l’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio storico e architettonico dei luoghi che sono memoria e cuore di una città. È una vetrina per gli artisti, ma anche un’occasione per esplorare la bellezza intramontabile di un luogo che custodisce gelosamente infiniti significati e continua a ispirare e a raccontare la sua storia anche attraverso l’arte contemporanea.
Apertura venerdì 8 marzo alle ore 19.00. L’esposizione è ospitata presso Bassi Beneventano a Scicli (Rg), in Piazzetta Ficili,1 e sarà visitabile fino a domenica 14 aprile 2024, dal lunedì al sabato 10/13 e 16/20.

 

Sponsor Ghibli Solutions

 

Si ringraziano Marina Mottin e la SMAC Gallery di Cape Town per il prezioso apporto

 

ufficio stampa

Michele Barbagallo per MediaLive

“NOTHING TO SEE”: at Palazzo Beneventano in Scicli Lo Magno artecontemporanea inaugurates a new artistic journey between history and contemporaneity

 

SCICLI – On Friday 8 March the roots of the majestic Palazzo Beneventano in Scicli will open the doors to a fascinating exhibition which, like a bridge between past and present, will weave a dialogue between different ages using the beauty of contemporary art.

Curated by Lo Magno artecontemporanea, the exhibition “NOTHING TO SEE” is part of the complex identity of this historic building recognized as a World Heritage Site by UNESCO, a unique and evocative place. The mix of styles and ages testifies to the richness of its history.

Hotspot of beauty and art, full of wonders to observe and to experience, the title “NOTHING TO SEE” is intended to be an ironic declaration on the many facets of this place.

There are eleven artists involved and they will be the protagonists of the Lo Magno artecontemporanea’s projects in the next two years:

 

Simphiwe Buthelezi

Andrea Cerruto

Giuseppe Colombo

Ignazio Cusimano Schifano

Emanuele Giuffrida

Giovanni Iudice

Rossana Taormina

Ivan Terranova

Samantha Torrisi

Giovanni Viola

William Marc Zanghi

 

The exhibition will be an artistic journey that will begin with a unique visual scenario: the exterior of the prestigious building that fascinates with its late Baroque facate, masks, Saracen heads and sumptuous decorations.

The journey will continue internally, through the ceilings that reveal frescoes that narrate the fascist period, when the roots of the building became the administrative heart of the city of Scicli.

A the end the beauty of the contemporary works presented will give meaning to time.

Each of the eleven artists on display will bring their own artistic language and a unique vision.

Paintings and embroidered fabrics, photographic installations and artefacts made with materials from distant lands. All works will be pieces of a visual narrative will blend harmoniously with the history of Palazzo Beneventano.

The Palace hosted the artistic project “Bassi Beneventano” for almost an year. Bassi Benevantano born from the union of intent between the Lo Magno gallery and the Amenta art printing. “NIENTE DA VEDERE” is both appearance and substance; shape and color; past and present; stasis and movement.

It celebrates contemporary aesthetics but underlines the importance of preserving and enhancing the historical and architectural heritage of the places that are the memory and heart of a city.

It is a showcase for artists, but also an opportunity to explore the timeless beauty of a place that jealously guards infinite meanings and continues to inspire and tell its story through contemporary art.

Opening: Friday 8 March at 7.00 pm.

The exhibition can be visited until Sunday 14 April 2024 (Monday-Saturday 10a.m./13p.m, – 16/20 p.m)and is hosted at Bassi Beneventano in Scicli (Rg), in Piazzetta Ficili,1.

Sponsor Ghibli Solutions

 

Thanks to Marina Mottin and the SMAC gallery of Cape Town for their precious contribution

Press office

Michele Barbagallo per MediaLive

english version

IVAN TERRANOVA

Era il suo corpo fatto di penne, 2020, Stampa Giclée su carta cotone, cm 70×100, _ fenicottero di gomma installazione

ESSENTIAL

Ivan Terranova (Catania, 1990) dall’età di 4 anni si dedica allo studio del pianoforte, dalla musica classica ai linguaggi più moderni, fino ad arrivare allo studio della musica jazz e l’attività di concertista. Parallelamente, dato l’interesse maturato negli anni per le arti visive e la fotografia, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, dove consegue il diploma di primo livello in “Arti Tecnologiche”, discutendo una tesi sui legami sinestetici tra musicisti e artisti nelle arti contemporanee. Si laurea nel biennio di Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Catania con una tesi sperimentale sul rapporto tra fotografia e arte effimera. Attualmente collabora come artista, curatore e docente con istituzioni pubbliche e private.

La ricerca di Ivan Terranova scaturisce dallo studio e da riflessioni sul paesaggio contemporaneo, geografie e le relazioni ecologiche e culturali dell’Antropocene. Facendo interagire la fotografia con altri linguaggi, il paesaggio diviene il perimetro d’azione in cui analizzare elementi da prelevare e reinterpretare oppure scenario di installazioni ambientali temporanee, in cui lo strumento fotografico diviene memoria di esperienze solitarie. Nelle opere ritroviamo territori sospesi tra realtà e rappresentazione, natura e artificio, umano e animale, rito e devozione, documento e poesia che inducono a ripensare con punti di vista alternativi al rapporto tra uomo e ambiente.

 

 

EN

 

Ivan Terranova (Catania, 1990) has dedicated himself to studying the piano since the age of 4, from classical music to the most modern languages, up to the study of jazz music and his activity as a concert performer. At the same time, given the interest gained over the years in visual arts and photography, he enrolled at the Academy of Fine Arts, where he obtained a first level diploma in “Technological Arts”, discussing a thesis on the synesthetic bonds between musicians and artists in contemporary arts. He graduated in Photography at the Academy of Fine Arts of Catania in the two-year course with an experimental thesis on the relationship between photography and ephemeral art. He currently collaborates as an artist, curator and teacher with public and private institutions.

Ivan Terranova’s research arises from the study and reflections on the contemporary landscape, geographies and ecological and cultural relations of the Anthropocene. By making photography interact with other languages, the landscape becomes the perimeter of action in which to analyze elements to be taken and reinterpreted or the scenario of temporary environmental installations, in which the photographic instrument becomes a memory of solitary experiences. In the works we find territories suspended between reality and representation, nature and artifice, human and animal, ritual and devotion, document and poetry that lead us to rethink the relationship between man and the environment with alternative points of view.

 

 

TOGETHER

 

2023: AFTER THE HUMAN COLONIALISM, two-person show, curated by Valeria D’Amico, Giuseppe Lo Magno, Lo Magno artecontemporanea – Modica (RG)

Art. 9 Principi fondamentali – Costituzione della Repubblica italiana

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

L’ultimo comma è stato aggiunto grazie alle modifiche apportate dalla legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, n.1.

AFTER THE HUMAN COLONIALISM – FABULA

AFTER THE HUMAN COLONIALISM

Samantha Torrisi, Untitled, 2023, olio su tela, 40x40 cm

 

 

 

 

 

 

 

Ivan Terranova, Frame da video-installazione Fabula

AFTER THE HUMAN COLONIALISM

SAMANTHA TORRISI – IVAN TERRANOVA

 

a cura di Valeria D’Amico e Giuseppe Lo Magno

30/12/2023 – 29/02/2024

 

Le ricerche di Samantha Torrisi ed Ivan Terrannova sembrano incontrarsi a dialogare più volte in diversi luoghi (aspetti) e in diversi nonluoghi (Marc Augé). La zona d’interesse più esplicita in questo progetto è l’insieme di istanti che ambedue dedicano, ognuno con propria sintesi, alla cura del proprio sguardo verso un concetto di rapporto con la natura intimo e delicato, che si scontra con una realtà tangibile fatta spesso di abuso e cannibalizzazione di questa.

L’antropizzazione del territorio è sempre più evidente, così come lo è il limite del ragionamento del sistema socioeconomico e culturale che prova a trovare soluzioni concrete strumentalizzando spesso teorie ecologiste e di sostenibilità, aggiustamenti marginali in una materia che, se non gestita da un punto di vista altĕro, finisce sempre per rientrare nella stessa logica di partenza, ottenendo risultati parziali ed incompleti.

Interessante al riguardo l’intervento del filosofo Roberto Mancini in un convegno di quest’anno: «Voi sentite sempre queste tre parole: sostenibilità, innovazione, inclusione. Sono parole che mentono perchè sono come delle pezze che il sistema attuale ci offre per dire che si aggiusteranno le contraddizioni».

Sembrerebbe quindi essenziale mettere in discussione il nostro sistema sociale, la nostra cultura, i fondamenti del nostro stare al mondo. Non si tratta di fare qualche aggiustamento ma di provocare una conversione di base del comportamento sociale. Continua Mancini: «serve la generazione di un altro modo di stare al mondo, una nuova nascita.». (*1)

After the Human Colonialism coinvolge i giovani della classe 4L indirizzo grafico del Liceo Leonardo di Brescia che, prendendosi cura del progetto grafico della mostra, hanno avvalorato il lavoro della galleria e scardinato principi estetici usuali. L’esposizione vuole dare spazio ad un’idea semplice: amore per la natura. Motto universale che in questo periodo storico ci chiede un’inversione nella banalizzazione del concetto: un rientro al valore semplice. Prendersi cura del modo in cui stare al mondo.

A tal proposito “Leonardo Caffo” filosofo e scrittore in un interessantissimo articolo per Exibart sostiene che “l’ambientalismo oggi è lo specchio inverso del problema che tenta di risolvere: se da un lato si è distrutto perché ci si è sentiti troppo importanti, dall’altro si vuole salvare tutto proprio perché è a rischio la nostra importanza. È per questo che il compito dell’ecologia fallisce: tende a caricare di antropocentrismo tutto, anche il suo presunto opposto”. (*2)

Ed è proprio il termine specchio che trova un posto essenziale nella traduzione del lavoro di Samantha Torrisi.

Come ben sintetizza Mario Gerosa: «Il mondo rappresentato nei quadri, che vivono come dietro lo

specchio, in una dimensione propria, dove tutte le leggi fisiche sono sovvertite». (*3)

I paesaggi trasfigurano i propri confini in un movimento che a volte evoca le tecniche usate da Gerhard Richter e altre sembra attingere da una ripresa di Michelangelo Antonioni nella pellicola Blow-Up. L’artista, legata alla origini del suo percorso alla grammatica cinematografica, ancora oggi non ne nasconde il riverbero: l’indefinito dell’effetto video evocato dall’evanescenza delle ambientazioni, dal filtro estetico che crea tra l’immagine (reale o irreale) di riferimento e chi la guarda. Un percorso del quale oggi si apprezza il pieno possesso di un incisiva dinamicità e una padronanza simbolica.

Il tema del bosco affrontato in questo progetto fa parte della più recente produzione dell’artista. L’archetipo della selva fugge dai parametri di una riproduzione ovvia e diventa strumento per affrontare la trascendenza contemplativa a cui naturalmente tendiamo. Sovente nel bosco di Samantha, si possono incontrare segni-simbolo che, in una sorta di tacito “Grido dei Popoli”, ricordano in maniera poetica e femminile la grettezza dell’antropizzazione dei luoghi incantati da lei descritti: macchie o segni grafici (Dove Finisce l’Erba, 2022, olio su tela, 120×100), disturbi visivi che suggeriscono una presenza umana che turba la perfezione e gli equilibri della natura, strade e fili della corrente che diventano linee grafiche solo accennate (Untitled, 2023, olio su tela, 40x40cm).

Una narrativa votata ad un fine a perdita d’occhio dove le opere oltrepassano i propri perimetri divenendo infiniti spazi di storia osservabili da dietro uno specchio, da dove ci è consentito solo fermarci per la contemplazione.

I motivi per cui prendersi cura del discorso antropocentrico sono diversi e alimentano la riflessione, la produzione e l’azione, in un ecosistema corale nel quale arte, filosofia, moda ed interi sistemi socioeconomici fanno i conti con una necessaria inversione di rotta: una mitigazione tra obiettivi economici e risultati eco-sostenibili.

Nel frattempo si approda a nuove patologie come l’eco-ansia o disturbi depressivi da accelerazione del tempo che, percepito spesso come una mancanza, entra in conflitto con la funzionalità richiesta all’uomo dall’apparato sociale. Ed è proprio questa una delle carenze che allontana dal sereno rapporto con la natura: la mancanza di capacità di contemplazione e di partecipazione al naturale flusso delle cose per inseguire, invece, ritmi frenetici e discordanti.

Chi sopravvive è testimone della banalità del male. Ivan Terranova attraverso “Fabula”, in maniera profonda ed esplicita, ci conduce in un viaggio verso le origini, verso un incontro primordiale tra l’essere umano contemporaneo e la Natura.

Il progetto nasce da letture e ricerche scientifiche sulla scomparsa del lupo siciliano (Canis Lupus Cristaldii), il cui ultimo esemplare è stato abbattuto circa cento anni fa.

Una scomparsa determinante tanto per gli equilibri eco-sistemici, quanto per la perdita di un patrimonio storico/culturale. Il lupo, figura di rilievo negli epiloghi di molte fiabe destinate all’occidente, madre nella tradizione mitologica romana, lupa insaziabile nella novella di Giovanni Verga, compagna di vita per la giovane Mononoke nella pellicola di Hayao Miyazaki, è ancora oggi considerato il simbolo di un’anima selvaggia, di uno status vincente, di forza incondizionata.

Racconta l’artista: «da ragazzino avevo un poster con un lupo e sotto una frase di Henry David Thoreau, “In the wild is the preservation of the world”, un concetto importante che ho riscoperto insieme a tutti gli autori del proto-ambientalismo americano».

Così inizia una ricerca video-fotografica sulla presenza o assenza della specie del lupo e sulle relazioni e interazioni tra natura e cultura, tra il mondo animale che in maniera istintiva aderisce alla vita e il mondo razionale dell’uomo che sceglie di modularla a seconda delle proprie esigenze.

Dopo una serie di escursioni e lunghi tracciamenti, l’artista sceglie diverse aree dell’Appennino siciliano dove posiziona delle foto-trappole (strumenti usati dai cacciatori e dai biologici per mappare le specie). Gli strumenti hanno ripreso immagini meccaniche per più di un anno.

Quello che il lavoro di ricerca ha restituito sono immagini e video di una dimensione notturna non ancora interamente domata, un tempo ancestrale, una cine-isola che ci proietta in luoghi utopicamente condivisi da tutta la comunità dei viventi, uomini e animali.

Una video-installazione che evoca concetti archetipici e che rompe istantaneamente la sensazione di cecità contemporanea con un gioco di sguardi che si innesca da dietro a oltre lo schermo. Monitor a tubo catodico e proiezioni riproducono una serie di momenti di vita dei tantissimi animali che abitano questi luoghi.

 

Art. 9 Principi fondamentali – Costituzione della Repubblica italiana

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

L’ultimo comma è stato aggiunto grazie alle modifiche apportate dalla legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, n.1.

 

Samantha Torrisi e Ivan Terranova estetizzano una parte della loro Sicilia con amore smisurato.

Tipico per chi fa arte da queste parti. Il discorso sul territorio è quasi un rito. Una verticalità che tiene salde le radici e genera una spinta verso il cielo.

After the Human Colonialism non vuole fare denuncia ma proporre piccoli “tips” per una riflessione sull’antropocentrismo ma soprattutto creare una rappresentazione energica di quello che i giovani del nostro territorio producono anche come reazione al contesto socio-culturale e ambientale.

 

(*1) Roberto Mancini: “Quanta fretta ma dove corri? Incontro con il filosofo Roberto Mancini”. Icaro Tv. Youtube

(*2) Leonardo Caffo: "A chi importa se il mondo brucia". Exhibart 121-settembre-ottobre 2023

(*3) Mario Gerosa: "Gli specchi di nebbia di Samantha Torrisi". AD Italia-31 ottobre 2019

 

▶▶ About Samantha Torrisi

▶▶ About Ivan Terranova

 

 

Parte 2

LEGAMBIENTE

L’estate 2023 ha segnato in modo particolare tutto il territorio nazionale: violenti nubifragi al nord della penisola; alluvioni nelle Marche e in Emilia Romagna; endofagia dei campi e delle zone boschive in Sicilia a causa degli incendi.

Legambiente Sicilia, oggi l’associazione ambientalista più diffusa sul nostro territorio, ispirata ai grandi valori di tutela e valorizzazione della natura, promuove ideali di democrazia e di lotta pacifica, coordina campagne di analisi, denuncia e informazione che costantemente fotografano lo stato di salute del nostro territorio con un programma di azioni contro i mutamenti climatici e a favore del risparmio energetico e delle fonti alternative e rinnovabili.

L’associazione accompagna il progetto Lo Magno artecontemporanea mettendo in luce i punti focali del loro lavoro sul campo, fornendo approfondimenti sull’attività odierna e attiva degli addetti di settore sulla base di elaborati sia documentali che di analisi dello specifico contesto regionale.

È il presidente del Circolo Legambiente di Modica – Giorgio Cavallo – che ci mette al corrente dell’attuale impegno riguardo l’emergenza incendi.

L’iniziativa di cui prendiamo nota qui è “Sicilia messa a fuoco”, campagna di sensibilizzazione e azione per fermare gli incendi in Sicilia.

Di seguito le proposte, indirizzate innanzitutto alle istituzioni regionali, per richiedere alcune misure urgenti per contrastare alcuni comportamenti che sono alla base di numerosi incendi nelle aree rurali.

In sintesi alcuni punti:

– Campagne di sensibilizzazione sul tema della conservazione della biodiversità.

– Attività di formazione per amministratori, tecnici e operatori per una riqualificazione dei diversi settori interessati.

– Rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici, avviando l’elaborazione di una strategia forestale mai definita nella nostra Regione.

– Aumentare il controllo del territorio, anche con funzione deterrente mediante l’uso di forze armate nelle situazioni più critiche e nei periodi a più alta pericolosità (allerte incendi).

– Potenziare l’attività di commissariamento avviata dalla Regione nei confronti dei Comuni inadempienti alla redazione del catasto degli incendi ed avviare ispezioni per verificare se negli anni i terreni distrutti dal fuoco siano stati utilizzati per percepire contributi comunitari nel settore zootecnico e forestale o se aree percorse dal fuoco con formazioni vegetali diverse dal bosco siano state, negli anni successivi, oggetto di trasformazioni agrarie o edilizie.

– Potenziare le attività di manutenzione dello spazio rurale e attuare una gestione forestale sostenibile, quali indispensabili azione di prevenzione antincendio

– Introdurre il divieto tutto l’anno dell’uso del fuoco in pieno campo a partire dalle stoppie e dagli incolti, pratica arcaica e ambientalmente dannosa a prescindere dal rischio incendi.

– Estendere il divieto di pascolo e caccia per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco mentre attualmente il divieto riguarda solo i boschi. Estendere il divieto di caccia per 10 anni su tutte le aree percorse dal fuoco mentre attualmente il divieto riguarda per legge solo i boschi.

– Aumentare il controllo sociale su questo fenomeno, rendendo pubblici i dati, coinvolgendo i cittadini nella mappatura e nel monitoraggio.

– Prevedere la nomina obbligatoria in ogni Comune di un responsabile analogamente a quanto previsto per il contrasto all’abusivismo edilizio con sanzioni per le inadempienze a carico dei funzionari e delle amministrazioni.

Iniziative a livello nazionale:

– L’inasprimento delle sanzioni penali e il potenziamento degli strumenti per il perseguimento dei

reati connessi con gli incendi;

– Potenziare in Sicilia la presenza dei Carabinieri Forestali e quella dei Vigili del Fuoco;

– Affidare la gestione dei mezzi aerei per lo spegnimento solo allo Stato, al fine di scongiurare

interessi privati non leciti in questo settore.

Si aggiunge infine: La gestione degli incendi riguarda anche la ricostituzione post-incendio. Le

soluzioni devono basarsi sulla conoscenza scientifica e sulla comprensione delle dinamiche

ecologiche del bosco e degli ambienti naturali.

Si ringraziano: Legambiente Sicilia; il Liceo Leonardo di Brescia e i ragazzi della 4L: Filippo Augelli, Greta Bertocchi, Asia Bonomi, Davide Botti, Abigail Dalisay, Lisa Foti, Alessandra Ivanyuk, Maccabelli Luca, Angelica Marci, Rey Nicoli.

 

Valeria D'Amico

LO MAGNO artecontemporanea

MODICA via Risorgimento 91-93

www.lomagnoartecontemporanea.it | +390932763165

@ # lomagnoartecontemporanea | info@lomagnoartecontemporanea.it

SCICLI Palazzo Beneventano Piazzetta Ficili 1 | +393396176251

lomagno@bassibeneventano.it | www.bassibeneventano.it

@ # bassibeneventano

Samantha Torrisi

BREVE BIO

Samantha Torrisi (Catania, 1977), si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania nel 2002. Vive e lavora alle pendici dell’Etna.

Le sue opere evocano un ambito tecnologico che si appropria della pittura facendole acquisire una dimensione ‘fenomenologica’ e quasi onirica, con un costante riferimento alle urgenze attuali.
Nel 2000 partecipa al workshop di fotografia “La dimora dello sguardo” tenuto da Mimmo Jodice a Catania e, dopo una breve residenza a Berlino, realizza nel 2003 la sua prima mostra personale dal titolo “Crossings” curata da Giuseppe Frazzetto a Catania.

Tra le sue mostre personali più recenti: “Dalle parti di me” a cura di Ivan Quaroni nel 2017 alla Galleria KōArt di Catania e “Dell’infinito il nulla” a cura di Francesco Piazza nel 2019 alla Giuseppe Veniero Project di Palermo. Nel 2021 realizza il libro d’artista “Utopia del silenzio” all’interno del progetto di libri d’artista sulla Valle del Belìce, curato da Cristina Costanzo. Nel 2022 presenta “Se ogni giorno fossi lieve” a cura di Francesco Rovella alla Galleria Carta Bianca di Catania, con un testo di Alessandra Redaelli. Nel 2023 è una dei due protagonisti della bipersonale “After the human colonialism” alla Galleria Lo Magno Arteconteporanea di Modica.

In più di vent’anni di attività, ha esposto in gallerie, musei e fondazioni in Italia e all’estero, tra cui: il Centro Cìvico Cultural José Saramago di Madrid, la Fundación Frax di Alicante, il Museu da Àgua di Lisbona, le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, il Castello Ursino e il Palazzo della Cultura di Catania, il Museo di Pittura e Scultura dello Stato di Ankara, la Galleria Civica Montevergini di Siracusa, il Palazzo del Collegio Raffaello di Urbino, il Museo Marino Marini di Firenze in collaborazione con Fondazione Maimeri, la Galleria Bianchi-Zardin di Milano a cura di Isorropia Home Gallery, la The Project Gallery di Atene, il Museo Riso di Palermo, la Galleria di Palazzo Nicolaci a Noto, il MACC Museo Arte Contemporanea di Caltagirone, il Palazzo Ciampoli di Taormina e il Convento del Carmine di Modica nella mostra itinerante “Le cento sicilie” promossa dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con Lo Magno Artecontempornaea, la CRAG Gallery di Torino, la LeoGalleries di Monza. Nel 2022 è presente al Museo dei Profughi di Salonicco per “In Memory Land” in occasione del centenario della guerra dell’Asia Minore, e all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi per la mostra “À fleur de peau”. Nel 2023 è alla Galleria Nazionale di Cosenza per “Sud Contemporaneo”. Nello stesso anno è alla Fondazione Orestiadi di Gibellina nell’ambito del programma di Residenze d’artista ed è tra i quattro artisti coinvolti nel progetto internazionale “Etna Eternal Flame” sul volcano Etna, in collaborazione con Monira Foundation di New York e Fondazione Orestiadi di Gibellina. Sempre nel 2023 è finalista ad Arteam Cup alla Fortezza del Priamar di Savona e a EneganArt a Palazzo Strozzi a Firenze ed è tra gli artisti della collettiva “Messaggi. Antonello contemporanei” alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa. Le sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private.
Di lei hanno scritto e parlato su Artibune, Artuu, Segno, AD-Italia, Le Quotidien de l’Art, La Lettura del Corriere della Sera, Il Giornale dell’Arte, Arte.Go, La Sicilia, Giornale di Sicilia, TGR Rai3 Regione, per citarne alcuni.

Il termine specchio che trova un posto essenziale nella traduzione del lavoro di Samantha Torrisi.

Come ben sintetizza Mario Gerosa: «Il mondo rappresentato nei quadri, che vivono come dietro lo

specchio, in una dimensione propria, dove tutte le leggi fisiche sono sovvertite». (*3)

I paesaggi trasfigurano i propri confini in un movimento che a volte evoca le tecniche usate da Gerhard Richter e altre sembra attingere da una ripresa di Michelangelo Antonioni nella pellicola Blow-Up. L’artista, legata alla origini del suo percorso alla grammatica cinematografica, ancora oggi non ne nasconde il riverbero: l’indefinito dell’effetto video evocato dall’evanescenza delle ambientazioni, dal filtro estetico che crea tra l’immagine (reale o irreale) di riferimento e chi la guarda. Un percorso del quale oggi si apprezza il pieno possesso di un incisiva dinamicità e una padronanza simbolica.

Il tema del bosco affrontato in questo progetto fa parte della più recente produzione dell’artista. L’archetipo della selva fugge dai parametri di una riproduzione ovvia e diventa strumento per affrontare la trascendenza contemplativa a cui naturalmente tendiamo. Sovente nel bosco di Samantha, si possono incontrare segni-simbolo che, in una sorta di tacito “Grido dei Popoli”, ricordano in maniera poetica e femminile la grettezza dell’antropizzazione dei luoghi incantati da lei descritti: macchie o segni grafici (Dove Finisce l’Erba, 2022, olio su tela, 120×100), disturbi visivi che suggeriscono una presenza umana che turba la perfezione e gli equilibri della natura, strade e fili della corrente che diventano linee grafiche solo accennate (Untitled, 2023, olio su tela, 40x40cm).

Una narrativa votata ad un fine a perdita d’occhio dove le opere oltrepassano i propri perimetri divenendo infiniti spazi di storia osservabili da dietro uno specchio, da dove ci è consentito solo fermarci per la contemplazione.

Samantha Torrisi_Untitled, 2023, olio su tela, 40x40 cm

AFTER THE HUMAN COLONIALISM

Samantha Torrisi, Untitled, 2023, olio su tela, 40x40 cm

 

 

 

 

 

 

Ivan Terranova, Frame da video-installazione Fabula

Arte: a Modica la mostra “After the Human Colonialism” , bipersonale degli artisti Samantha Torrisi e Ivan Terranova negli spazi Lo Magno artecontemporanea.

 

Opening il 30 dicembre. Dialogo tra immagini ferme ed in movimento per riflettere sulla natura e la sua salvaguardia.

 

MODICA – L’arte come invito a riflettere sulla necessità di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente. Un messaggio che è al centro della mostra di Samantha Torrisi e Ivan Terranova, a cura di Valeria D’Amico e Giuseppe Lo Magno, che si inaugura il 30 dicembre alle 19.00 all’interno della galleria Lo Magno a Modica e che sarà visitabile fino al 29 febbraio 2024.
In una società antropocentrica, il progetto “After the Human Colonialism” invita il visitatore in un viaggio introspettivo attraverso le opere di Samantha Torrisi rappresentanti territori boschivi della sua terra, realizzate ad olio su tela e tavola e presentate insieme alla video installazione di Ivan Terranova con immagini riprese da foto-trappole, posizionate dall’artista in boschi dell’appennino siculo.

Le ricerche di Samantha Torrisi ed Ivan Terrannova si incontrano e dialogano offrendo strumenti e sguardi differenti che mirano alla stessa direzione: luoghi (aspetti) e nonluoghi, citazione di Marc Augé. Entrambi concordano sull’urgenza di porre fine agli scempi compiuti sulla natura con soluzioni basate sulla conoscenza scientifica e sulla comprensione delle dinamiche ecologiche del bosco e degli ambienti naturali. Al giorno d’oggi invece, le teorie ecologiste e di sostenibilità, si rivelano aggiustamenti marginali in una materia che, se non gestita da un punto di vista altĕro, finisce sempre per rientrare nella stessa logica di partenza, ottenendo risultati parziali ed incompleti.
L’invito che passa attraverso queste produzioni artistiche è di mettere in discussione il nostro sistema sociale in riferimento alle parole del filosofo Roberto Mancini: «Sostenibilità, innovazione, inclusione sono parole che mentono perché sono come delle pezze che il sistema attuale ci offre per dire che si aggiusteranno le contraddizioni. Serve la generazione di un altro modo di stare al mondo, una nuova nascita».

Il termine specchio trova un posto essenziale nella trasposizione artistica del lavoro di Samantha Torrisi, come sintetizza Mario Gerosa: «Il mondo rappresentato nei quadri, che vivono come dietro lo specchio, in una dimensione propria, dove tutte le leggi fisiche sono sovvertite».

Nelle opere della pittrice torna il tema del bosco come archetipo che diventa strumento per affrontare la trascendenza contemplativa a cui naturalmente tendiamo. Sovente nelle rappresentazioni del bosco dell’artista, ricorrono segni-simbolo che ricordano con caratteri poetici e femminili la grettezza dell’antropizzazione dei luoghi incantati da lei descritti. Le opere oltrepassano i propri perimetri divenendo infiniti spazi di storia osservabili da dietro uno specchio, da dove ci è consentito solo fermarci per la contemplazione. Ed è proprio la capacità di contemplare la natura che occorre ritrovare, dopo averla persa per inseguire ritmi frenetici e discordanti. I paesaggi trasfigurano i propri confini in un movimento che a volte evoca le tecniche usate da Gerhard Richter e altre sembra attingere da una ripresa di Michelangelo Antonioni nella pellicola Blow-Up. L’artista, legata alle origini del suo percorso alla grammatica cinematografica, ancora oggi non ne nasconde il riverbero: l’indefinito dell’effetto video evocato dall’evanescenza delle ambientazioni, dal filtro estetico che crea tra l’immagine (reale o irreale) di riferimento e chi la guarda. Un percorso del quale oggi si apprezza il pieno possesso di un’incisiva dinamicità e una padronanza simbolica.

Attraverso l’installazione “Fabula”, Ivan Terranova conduce in un viaggio verso un incontro primordiale tra l’essere umano contemporaneo e la natura. La sua intuizione artistica ha origine da una ricerca video-fotografica sulla presenza o assenza della specie del lupo siciliano, tra il mondo animale che in maniera istintiva aderisce alla vita e il mondo razionale dell’uomo che sceglie di modularla a seconda delle proprie esigenze. Il lupo perché è ancora oggi considerato il simbolo di un’anima selvaggia, di uno status vincente, di forza incondizionata. La scomparsa del lupo siciliano (Canis Lupus Cristaldii), il cui ultimo esemplare è stato abbattuto circa cento anni fa, secondo l’artista ha influito sugli equilibri eco-sistemici e rappresenta anche la perdita di un patrimonio storico/culturale. Dopo aver scelto alcune aree dell’appennino siciliano vi ha posizionato alcune foto-trappole che hanno restituito immagini di una dimensione notturna ancestrale, non ancora interamente domata, di luoghi utopicamente condivisi da tutta la comunità dei viventi, uomini e animali.”

“After the Human Colonialism” coinvolge anche gli studenti della 4L a indirizzo grafico del Liceo “Leonardo” di Brescia che ne hanno curato il progetto grafico, scardinando principi estetici usuali. L’intento dell’esposizione è dare spazio al concetto di amore per la natura, un motto universale in un momento storico in cui diviene necessario prendersi cura del modo in cui stare al mondo. In particolare, il 2023 ha segnato tutto il territorio nazionale con violenti nubifragi, alluvioni e incendi. Fenomeni monitorati da Legambiente, che collabora al progetto anche con l’elaborazione di alcuni testi a cura della sezione di Ragusa dell’associazione ambientalista, che pongono l’accento sulle azioni messe in campo, con approfondimenti sul contesto regionale e la campagna di sensibilizzazione contro gli incendi “Sicilia messa a fuoco” e con delle proposte concrete indirizzate alle istituzioni regionali, per richiedere alcune misure urgenti atte a contrastare alcuni comportamenti che sono alla base di numerosi incendi nelle aree rurali. La mostra ha il sostegno anche delle cantine Feudo Ramaddini.

Si ringraziano: Legambiente Sicilia; il Liceo Leonardo di Brescia e i ragazzi della 4L: Filippo Augelli, Greta Bertocchi, Asia Bonomi, Davide Botti, Abigail Dalisay, Lisa Foti, Alessandra Ivanyuk, Maccabelli Luca, Angelica Marci, Rey Nicoli.

 

>>> LEGGI DI PIÙ 

 

Valeria D'Amico

LO MAGNO artecontemporanea

MODICA via Risorgimento 91-93

www.lomagnoartecontemporanea.it | +390932763165

@ # lomagnoartecontemporanea | info@lomagnoartecontemporanea.it

SCICLI Palazzo Beneventano Piazzetta Ficili 1 | +393396176251

lomagno@bassibeneventano.it | www.bassibeneventano.it

@ # bassibeneventano

Ivan Terranova

Breve Bio

Ivan Terranova (Catania, 1990) dall’età di 4 anni si dedica allo studio del pianoforte, dalla musica classica ai linguaggi più moderni, fino ad arrivare allo studio della musica jazz e l’attività di concertista. Parallelamente, dato l’interesse maturato negli anni per le arti visive e la fotografia, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, dove consegue il diploma di primo livello in “Arti Tecnologiche”, discutendo una tesi sui legami sinestetici tra musicisti e artisti nelle arti contemporanee. Si laurea nel biennio di Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Catania con una tesi sperimentale sul rapporto tra fotografia e arte effimera. Attualmente collabora come artista, curatore e docente con istituzioni pubbliche e private.

La ricerca di Ivan Terranova scaturisce dallo studio e da riflessioni sul paesaggio contemporaneo, geografie e le relazioni ecologiche e culturali dell’Antropocene. Facendo interagire la fotografia con altri linguaggi, il paesaggio diviene il perimetro d’azione in cui analizzare elementi da prelevare e reinterpretare oppure scenario di installazioni ambientali temporanee, in cui lo strumento fotografico diviene memoria di esperienze solitarie. Nelle opere ritroviamo territori sospesi tra realtà e rappresentazione, natura e artificio, umano e animale, rito e devozione, documento e poesia che inducono a ripensare con punti di vista alternativi al rapporto tra uomo e ambiente.

After The Human Colonialism

Chi sopravvive è testimone della banalità del male. Ivan Terranova attraverso “Fabula”, in maniera profonda ed esplicita, ci conduce in un viaggio verso le origini, verso un incontro primordiale tra l’essere umano contemporaneo e la Natura.

Il progetto nasce da letture e ricerche scientifiche sulla scomparsa del lupo siciliano (Canis Lupus Cristaldii), il cui ultimo esemplare è stato abbattuto circa cento anni fa.

Una scomparsa determinante tanto per gli equilibri eco-sistemici, quanto per la perdita di un patrimonio storico/culturale. Il lupo, figura di rilievo negli epiloghi di molte fiabe destinate all’occidente, madre nella tradizione mitologica romana, lupa insaziabile nella novella di Giovanni Verga, compagna di vita per la giovane Mononoke nella pellicola di Hayao Miyazaki, è ancora oggi considerato il simbolo di un’anima selvaggia, di uno status vincente, di forza incondizionata.

Racconta l’artista: «da ragazzino avevo un poster con un lupo e sotto una frase di Henry David Thoreau, “In the wild is the preservation of the world”, un concetto importante che ho riscoperto insieme a tutti gli autori del proto-ambientalismo americano».

Così inizia una ricerca video-fotografica sulla presenza o assenza della specie del lupo e sulle relazioni e interazioni tra natura e cultura, tra il mondo animale che in maniera istintiva aderisce alla vita e il mondo razionale dell’uomo che sceglie di modularla a seconda delle proprie esigenze.

Dopo una serie di escursioni e lunghi tracciamenti, l’artista sceglie diverse aree dell’Appennino siciliano dove posiziona delle foto-trappole (strumenti usati dai cacciatori e dai biologici per mappare le specie). Gli strumenti hanno ripreso immagini meccaniche per più di un anno.

Quello che il lavoro di ricerca ha restituito sono immagini e video di una dimensione notturna non ancora interamente domata, un tempo ancestrale, una cine-isola che ci proietta in luoghi utopicamente condivisi da tutta la comunità dei viventi, uomini e animali.

Una video-installazione che evoca concetti archetipici e che rompe istantaneamente la sensazione di cecità contemporanea con un gioco di sguardi che si innesca da dietro a oltre lo schermo. Monitor a tubo catodico e proiezioni riproducono una serie di momenti di vita dei tantissimi animali che abitano questi luoghi.

 

Art. 9 Principi fondamentali – Costituzione della Repubblica italiana

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

L’ultimo comma è stato aggiunto grazie alle modifiche apportate dalla legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, n.1.

Frames da Fabula