Categoria: Mostre

Giovanni La Cognata

Modica (RG), 02/12/2013

“Della forza, della luce”, Giovanni La Cognata espone alla Galleria Lo Magno

Dal 14 dicembre al 14 gennaio 2014 la Galleria Lo Magno (Via Risorgimento 91-93) ospiterà una mostra personale di Giovanni La Cognata dal titolo “Della forza, della luce”, a cura di Giuseppe Lo Magno (inaugurazione sabato 14 dicembre ore 19.00).

In mostra circa venti dipinti ad olio su tela e su tavola del maestro comisano, realizzati tra il 2010 e il 2013, raffiguranti figure e paesaggi (campi,cieli, scorci urbani) capaci di comunicare per le folgorazioni di luce e per la forza con cui la forma sa emergere dal buio.

“La Cognata – scrive il critico d’arte Elisa Mandarà nel testo in catalogo – non si allontana in maniera estrema dalla realtà, non arriva a deformarla. Non è mai fantastico. Ma le alterazioni al racconto descrittivo ci sono e sono costanti. E sono funzionali a una conoscenza più acuta della realtà”. Un realismo plastico, quello dell’artista, ma anche espressionistico.

“Oggi – continua l’autrice – ci ammalia quel carrubo nuovo di blu e di verdi. Ci contagia malinconie quel vuoto della città. Ci strega il monologo del carrubo, che campeggia solitario, ci incanta la tramatura fitta della spiga incatenata all’altra spiga, senza spazio per una pausa al vigore, per un abbassamento al volume della musica della spiga abbracciata alla spiga. E cerchiamo il segreto di questa fascinazione, che va al di là della pregevole esecuzione. Poiché risiede nell’invenzione delle atmosfere, la maestria di La Cognata, che fa coagulare ogni presenza di realtà, di concretezza, di pathos”.

Giovanni La Cognata si è formato artisticamente tra Milano e la natia Comiso, dove è tornato a vivere negli anni Novanta. Se alla metropoli lombarda deve un decennio di crescita stilistica e maggiori opportunità nel far conoscere il suo lavoro ai critici e alle gallerie, è la sua terra natale a fornirgli la principale fonte di ispirazione. La Cognata ha svolto un’intensa e prestigiosa attività espositiva sia in Italia che all’estero.

La mostra osserverà i seguenti orari d’apertura: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 17.00 alle 20.00.

Rossana Ragusa – Il dono

Modica (RG), 30/05/2013

“Il dono”, Rossana Ragusa espone alla Galleria Lo Magno

Sabato 8 giugno alle ore 19.00 nella Galleria Lo Magno (Via Risorgimento 91-93) sarà inaugurata la mostra “Il dono”, personale di Rossana Ragusa, a cura di Giuseppe Lo Magno.

In mostra una trentina di lavori realizzati dal 2002 a oggi con tecniche miste, per lo più acrilici su multistrato. Ogni opera è un omaggio (da qui il titolo della mostra) ad artisti, musicisti o poeti che hanno lasciato un segno nella formazione e nel percorso esperienziale della giovane artista modicana, da Piero Guccione a Sandro Bracchitta fino a Franco Battiato.

Alla base delle opere pittoriche di Rossana Ragusa vi è sempre un sostrato poetico che diventa forma, colore, vibrazione sonora. Contaminazioni percettive, sinestesie che trasformano le sue calligrafie pittoriche in spartiti musicali, immagini, sculture del tempo, intessuti di rimandi alla mistica araba e alle filosofie orientali.

In occasione del finissage, previsto per il 13 luglio, l’artista si esibirà in un atto performativo.

Rossana Ragusa (Ragusa, 1980) si è diplomata in Decorazione all’Accademia di Belle Arti “Mediterranea” di Ragusa (2004), ha conseguito il biennio specialistico in Arti visive e discipline dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Firenze (2007). Vive e lavora a Modica.

La mostra, aperta fino al 13 luglio, potrà essere visitata tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 17.00 alle 20.00.

Info e contatti:

Galleria Lo Magno

Via Risorgimento, 91, Modica (RG)

Tel: 0932 763165

mail: gallerialomagno@virgilio.it

web: www.lomagnoartecontemporanea.it

Piero Guccione – Piccola Onda

Modica (RG), 09/01/2013

Alla Galleria Lo Magno una serata dedicata al maestro Piero Guccione

Sabato 19 gennaio alle ore 19.00, la Galleria Lo Magno (Modica), nel suo spazio espositivo di Via Risorgimento, in collaborazione con Laboratorio (produzioni cinematografiche), presenta “Sul set con Piero”, serata dedicata a Piero Guccione. Il titolo dell’evento nasce dall’idea di raccontare parte dell’universo artistico del maestro siciliano attraverso fotografie, opere pittoriche, frammenti di film, parole.

La serata prevede tre momenti: una mostra fotografica, una conversazione letteraria e la presentazione di una nuova opera grafica del maestro Guccione, realizzata in serie limitata.

La mostra fotografica, che dà il titolo alla serata, presenta ventidue preziosi scatti realizzati da Gianni Mania sul set del film-documentario “Piero Guccione” di Nunzio Massimo Nifosì.

A seguire, i critici d’arte Paolo Nifosì e Giuseppe Pitrolo proporranno suggestioni e riflessioni in margine alla lettura del libro “Le cose impalpabili – conversazione con Piero Guccione” di Antonio Motta. Infine, sarà presentata la nuova opera grafica dell’artista dal titolo “Piccola Onda”, realizzata in sessanta esemplari. Nel corso dell’evento, il pubblico potrà ammirare l’opera originale del maestro di Scicli, un olio su tela, alla quale è ispirata la grafica.

La Casa vinicola Avide di Comiso offrirà una degustazione dei suoi pregiati vini.

http://www.avide.it

Info e contatti

Via Risorgimento, 91-93 – Modica
tel. 0932 763165

mail. gallerialomagno@virgilio.it

web www.lomagnoartecontemporanea.it

Il silenzio delle nuvole

Modica (RG), 21/03/2012
La Galleria Lo Magno festeggia 20 anni di attività con una mostra-evento
Quaranta circa gli artisti presenti, due vernissage – uno in primavera con gli artisti “storici” e l’altro in autunno con i “giovani” – per tracciare un bilancio del lavoro svolto sulla scena artistica e culturale.
Vent’anni fa nasceva la Galleria Lo Magno con annesso laboratorio di cornici su iniziativa di Giuseppe Lo Magno. Per celebrare l’importante anniversario la Galleria Lo Magno organizza una mostra collettiva intitolata “Il silenzio delle nuovole” e articolata in due momenti – una in primavera, l’altra in autunno –
con tutti gli artisti che, in questo arco di tempo, hanno collaborato con la Galleria. La mostra è a cura di Antonio D’amico.
Più che di una collettiva si tratta di una mostra-evento, cui prenderanno parte quasi quaranta importanti artisti. La mostra, oltre a tracciare un bilancio del lavoro svolto dalla Galleria sulla scena artistica e culturale locale, servirà anche a instaurare un interessante confronto tra i generi (pittura, scultura, fotografia, installazioni) e tra le linee di tendenza dell’arte contemporanea.
La prima parte della mostra, dal 7 aprile al 18 maggio, sarà dedicata agli artisti “storici” della Galleria (Sonia Alvarez, Rosario Antoci, Giuseppe Atanasio Elia, Francesco Balsamo, Salvo Barone, Sandro Bracchitta, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Piero Guccione, Alessandro Finocchiaro, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Luca Macauda, Salvatore Paolino, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari, Piero Zuccaro). Il vernissage è fissato alle ore 19.00.
La seconda, dal 29 settembre al 26 ottobre (vernissage ore 19.00), darà spazio agli artisti “giovani”, cioè a dire con quegli artisti che solo da poco tempo sono entrati a far parte della Galleria: Umberto Agnello,
Maria Buemi, Giovanni Blanco, Daniele Cascone, Andrea Cerruto, Giuseppe Diara, Fulvio Di Piazza, Emanuele Giuffrida, Carlo e Fabio Ingrassia, Filippo La Vaccara, Andrea e Marco Mangione, Gianni Mania, Davide Nido, Cetty Previtera, Floriana Rampanti, Giovanni Viola e William Marc Zanghi.
“La Galleria Lo Magno – scrive Antonio D’Amico nel testo introduttivo del catalogo – ha camminato fin qui in un tempo lungo 20 anni e adesso apre gli album dei ricordi per mostrare le identità artistiche più importanti che hanno accompagnato questo percorso”. “Lo Magno – continua il curatore – in 20 anni ha accompagnato la bellezza ad entrare nelle case e adesso ci invita ad entrare nella sua galleria per immergerci in un mondo visivo silente dove i pensieri regnano sovrani e ci restituiscono il fascino del vero”.
Le mostre potranno visitarsi tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.
Info e contatti
Galleria Lo Magno
Via Risorgimento, 91, Modica (RG)
Tel.:0932 763165
mail: gallerialomagno@virgilio.it
web: www.lomagnoartecontemporanea.it

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l’unico tratto

l’unico tratto

piero zuccaro

Maria Buemi

Bruna Caniglia

Carlo e Fabio Ingrassia

Andrea e Marco Mangione

Cetty Previtera

Stefano Vespo

dal 12/12/2010 al 08/01/2011

L’UNICO TRATTO Quando l’uomo si lascia ottundere dalle cose, si lascia catturare dalla polvere. Quando si fa dominare dalle cose, il suo spirito si affatica e si inquina. (…) Io lascio che le cose seguano l’ottundimento delle cose, che la polvere si faccia catturare dalla polvere; in questo modo lo spirito non si inquina, e se lo spirito non si inquina, può esserci (autentica) pittura. (…) (1) Shitao (pittore cinese 1641-1708 ca.) In questi ultimi mesi sono venuto a conoscenza di un libro dal titolo “Sulla Pittura” del pittore cinese Shitao. Conoscere questo artista è stato una vera rivelazione per me, è come se vedessi teorizzato in quel testo il senso del mio sentire, di concepire l’arte e la pittura. Da qui il desiderio di condividere questo mio amore con i giovani artisti: Maria Buemi, Bruna Caniglia, Carlo e Fabio Ingrassia, Andrea e Marco (Gue’) Mangione, Cetty Privitera, Stefano Vespo nella speranza che il loro fare sia sempre genuino e privo della polvere contemporanea. Frequentandoli mi ha colpito quel luccichio dei loro occhi che rivelano una volontà forte del fare. Intendo un fare vero e concreto, privo di barocchismi di idee e parole; ed è nata così insieme a loro il desiderio di mostrare i lavori con questa mostra. Maria Buemi affronta lo spazio pittorico con attenzione certosina. L’immagine o sensazione percepita tende a dilatarsi, ad espandersi su tutta la superficie dipinta. Le sue immagini si strutturano attraverso un processo di stratificazione, di pennellate su pennellate, sfruttando i più piccoli rilievi della trama della tela, innescando variazioni di spessori di materie. Anche la forma del soggetto affrontato genera possibili stratificazioni pittoriche, attraverso le linee di demarcazione tra luce e ombra o tra il passaggio di un piano ad un altro. È una pittura che ha una matrice figurativa ma desidera attraverso uno sguardo analitico sintetizzare le forme, fino a restituirci una astrazione del visibile. La luce è un elemento a lungo amato e studiato e soprattutto negli ultimi lavori l’artista sta analizzando la reazione fisica della luce sulla materia pittorica. Analisi certo non facile trattandosi di dosare luce dipinta e luce reale, catturata attraverso i rilievi colorati. I passaggi tonali sono sapienti e ricchi di sfumature, segno di un fare lento e meditativo senza tralasciare l’insieme. Lo spazio infine è l’elemento che maggiormente Maria vuole afferrare, uno spazio reale o dell’immaginario non importa, ma che sia secondo le sue parole, ben organizzato e soprattutto sia spazio mobile, vibrante ed emozionante. Il lavoro di Bruna Caniglia si concentra nello studio della sua immagine di figura cangiante che si rispecchia. Studia se stessa, comprendendo che l’immagine da lei osservata è un’altra realtà, con le proprie strutture, inquietudini e regole segrete, che vanno approfondite e a volte assecondate. Ama studiare artisti che del loro corpo hanno fatto il proprio soggetto di indagine e d’espressione, come Andy warhol o Urs Luthi. Lavora principalmente con la pittura anche se scopre che gli studi fatti con la fotografia sono già opere che contengono quello che lei in fondo cerca. I suoi autoritratti sono spesso su fondo scuro, come a concentrare sempre più l’attenzione sul personaggio rappresentato mentre la pittura tende a stesure ricche di passaggi cromatici delicati tendenti ai colori cretosi. Questo isolare la figura dà all’immagine un sapore artificiale, come nella figura grande esposta in questa mostra, dove il soggetto è un corpo che appare come un grande manichino poggiato su un piano. I corpi, fra natura ed artificio sono l’elemento portante di questa ricerca, che si inserisce nel clima del contemporaneo, dove il disagio dell’essere è la linfa indagata. Non si può parlare del lavoro di Carlo e Fabio Ingrassia senza prima dire che il loro essere gemelli influenza il loro modo di lavorare. Abbiamo l’insolito fenomeno di due artisti ed una sola opera. Tanti artisti lavorano insieme ad uno stesso progetto ma in questo caso loro lavorano fisicamente sullo stesso punto, costruendo l’uno e decostruendo l’altro, arrivando ad una sorta di stasi, che è la sospensione, l’equilibrio dell’opera raggiunta. Carlo lavora con la mano destra e Fabio con la sinistra, come in uno specchio Fabio simula i movimenti di Carlo. Non amano parlare dell’opera, ma preferiscono parlare del lavoro artistico nel suo evolversi. Il lavoro deve appropriarsi di uno spazio e deve porre delle domande o far scaturire dei dubbi a chi osserva. L’opera, per usare le loro parole, “non deve svelare qualcosa, ma deve velare”. Nella loro ricerca indagano lo scorrere veloce del tempo, che porta con se il rumore di tanti linguaggi e che và, secondo loro, rallentato, desiderando includere la pausa. “Noi cerchiamo di bloccare il tempo, tendiamo a cavalcarlo; insomma l’opera deve contenere il movimento ed avere stasi, deve essere sospensione, una sospensione attiva. Il tempo si ascolta, come noi ascoltiamo il segno della matita. L’opera è un equilibrio compromesso”. Il loro lavoro appare severo e nello stesso tempo ironico, con una carica poetica forte e una struttura spaziale iconica. Non sono disegni, né sculture o installazioni, sono lavori sensibili. L’apparente freddezza dell’esecuzione è scaldata dal sentimento che struttura l’idea. Da un punto tratto con la matita ad una campitura, il segno è assorbito, lo spazio conquistato. Dal grigio grafite affiorano forme bidimensionali e tridimensionali, come se fosse un liquido di polvere grigia che genera, e dai vari grigi si ottengono le cromie dei corpi. Pensieri, ricordi, sensazioni, il tutto si condensa in splendide macchine-struttura. Andrea Mangione desidera affermare parti di elementi urbani che con le loro strutture creino una griglia un supporto alla pittura. Vi sono gradi del procedere, il primo sensoriale e il secondo strutturale e in effetti, il lavoro consiste nel dare struttura alla sensazione. Se osserviamo il dipinto “La Vecchia Fabbrica” del 2007, oltre alla emozionante atmosfera dell’insieme ben tenuta cromaticamente e strutturalmente, notiamo che l’inquadratura è stata scelta in modo tale che gli elementi che la compongono rivelano una nuova struttura: l’architettura del quadro. Quindi il processo è si naturalistico, ma con un’attenzione verso una realtà che rivela altro, oserei dire svela l’artificio che è presente nella visione stessa. Questa tendenza è rivelata dall’attenzione per tutto ciò che di “artificiale”si frappone tra l’occhio che osserva e la realtà osservata. E’ una pittura sensibile, trattenuta, realizzata con piccole pennellate. Vuole essere intima anche se affronta vedute esterne, fare intimo ciò che è esterno. Anche il piccolo formato rivela questo senso del raccoglimento, della preziosità che si ritrova non solo nella materia pittorica ma anche nei piccoli pastelli, dove lo sfumato dato al pigmento ci porta in atmosfere imprendibili ed acquose. Notiamo degli elementi come scritte o immagini da cartelloni pubblicitari che tagliano l’immagine incasellandola come fosse una pagina di rivista, creando così un’ambiguità visiva. Quello che è riprodotto sulla tela è una pagina di un rotocalco, o è la realtà stessa? Marco (Gue’) Mangione è un artista che ha guardato all’insegnamento della pop art e soprattutto all’arte di strada, con uno sguardo al mondo del fumetto e dei cartoni animati. Ha ben osservato attentamente che i personaggi inventati da questi creativi spesso sono diventati soggetti con una loro personalità che vivono una vita parallela alla nostra. Inoltre ha capito che il personaggio inventato può diventare un’icona visiva, riproducibile e riconoscibile. Qui entriamo nel vivo della sua ricerca, dentro un mondo di codici che obbediscono ad una determinata logica, ed un linguaggio segnico che ha le sue regole e propri canali di riferimento. Il lavoro di Gue’ si rifà a questo tipo di mondo, analizza i processi che creano il carattere di un personaggio e lo ripropone attraverso la pittura. Il suo lavoro risulta prezioso nella stesura del colore e nella scelta delle tonalità. Le sue “pupe” sono creature di plastica raffinata, un corpo che si espande e si dilata appropriandosi di tutto il campo visivo. Ad un primo sguardo l’opera ci cattura per il rigore compositivo dell’immagine, la pittura è distillata e i tagli dell’inquadratura sono fondamentali per restituirci un messaggio estetico ed ironico. La pittura di Cetty Privitera si forma direttamente sul supporto. Per capire bene la sua ricerca dobbiamo calarci nell’atto del suo dipingere. L’idea di partenza viene quasi subito tradita nel momento in cui il pennello intriso di colore si poggia sulla tela; Cetty avverte la presenza di “altro”, un sentire che la porta verso un mondo non calcolato, verso una nuova direzione. Stare dietro a questa nuova sensazione è un po’ faticoso, mi confessa, ma aggiunge che è comunque necessario assecondarla, bisogna predisporsi a cambiare i propri piani durante l’esecuzione. Non esiste un procedere unico. La tecnica è importante anche se è sempre in mutazione. Capisce che bisogna mettersi in attenzione ed ascoltare l’opera. In questi lavori notiamo un interesse per gli impasti cromatici, tonalità di bruni date quasi a velature e nello stesso tempo una presenza di piccoli grumi di materia di colore vibrante. Guardando un’opera di Stefano Vespo si ha l’impressione di osservare il soggetto rappresentato come se si vedesse attraverso un vetro, un prisma, che con la sua luce vitrea avvolge la scena. Il soggetto spesso indagato da Vespo è l’uomo, immerso nella sua quotidianità, nel suo spazio vitale. Dipingere la luce che si adagia sui corpi, nelle varie sfaccettature, è per lui determinante per capire e raggiungere l’intimo del soggetto indagato. Ogni frammento di corpo umano è un mondo cromatico a sé che si svela all’occhio del pittore attraverso varie vibrazioni e queste vengono fissate attraverso delicate velature. Nel ritratto della madre sul balcone, vi è un’ atmosfera di silenzio e di sospensione; è la cromia che parla con un linguaggio di passaggi morbidi, di tonalità apparentemente fredde. In quest’opera vi è una perfetta sintesi tra figura e sfondo che con la sua geometria di piani, costruisce un’ architettura stabile intorno alla figura. Il soggetto sembra immobile ma la posizione del piede che avanza verso l’osservatore, suggerisce compostezza scultorea e tensione. Nella sua ricerca tenta di sintetizzare pittura e condizione umana, una strada non certo facile, come dichiara lui stesso, “unire l’intuizione portatrice di verità visiva, all’onestà del fare”. Attraverso l’arte e la pittura desidera conoscere l’umano, e aggiunge, “l’artista deve rappresentare il proprio tempo”. Nel suo lavoro troviamo una tecnica che indaga, che vuole essere raffinata e nello stesso tempo avere la ruvidezza del contemporaneo. Note: (1) Schitao, Sulla Pittura, a cura di Marcello Ghilardi, capitolo xv Allontanarsi Dalla Polvere, pag. 95, edizione Mimesis Pensieri D’Oriente, 2008. Piero Zuccaro

Daniele Cascone

daniele cascone

Daniele Cascone

dal 23/11/2010 al 20/11/2011

Sabato 23 ottobre alle ore 19 nei locali della Galleria Lo Magno (Via Risorgimento, 91-93) sarà inaugurata la mostra fotografica “Daniele Cascone” a cura di Giuseppe Lo Magno. In mostra alcune opere fotografiche realizzate tra il 2009 e il 2010 dal fotografo e artista digitale Daniele Cascone. L’artista ha iniziato a lavorare nel 1996 come grafico pubblicitario, dedicandosi dal 1998 al web design. Appassionato di fotografia e manipolazione digitale, ha fondato il web magazine “Brain Twisting”, dedicato all’arte digitale e alla creatività presente in rete, che è stato uno dei maggiori punti di riferimento italiani sull’argomento. Le opere di Daniele Cascone sono frutto di manipolazioni digitali che rappresentano, secondo Micol Di Veroli autrice dei testi pubblicati nel catalogo della mostra, «un grido muto contro l’incomunicabilità». Per il critico d’arte, Cascone crea composizioni enigmatiche, «paradossi visivi», sfide «a ogni possibile soluzione percettiva», da cui affiora la solitudine esistenziale dell’uomo nell’universo, l’ansia per l’inspiegabile e la paura per lo sconfinare dell’immaginazione. L’artista ritrae figure femminili dai volti mutati in forme arboree, uomini senza testa, mura che si popolano di volti «pescati dalla memoria», oggetti quotidiani che si caricano di un simbolismo misterioso. «Quel vuoto lancinante e atroce creato dalla privazione della testa – scrive la Di Veroli – riesce a dare sfogo a un fiume di parole non dette che si spezzano in gola come un grido muto contro l’incomunicabilità». L’asciuttezza formale e l’uso mirato delle tecniche fotografiche trasformano la ricerca di Cascone in un viaggio all’interno della mente umana, «un drammatico quanto sognante paesaggio al di sopra della realtà dell’immagine e dell’immagine della realtà». La centralità del soggetto si contrappone al vuoto circostante, nel segno di una ricerca estetica che rende omaggio ai grandi maestri della fotografia del secolo scorso. La mostra resterà aperta fino al 20 novembre e potrà essere visitata tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 17 alle 20.

Fabio Romano

Dinamiche dell’improbabile

Fabio Romano

dal 26/06/2010 al 24/07/2010

Il 26 giugno alle ore 21 nella Sala del Granaio (Via Clemente Grimaldi, 101) sarà inaugurata la mostra “Dinamiche dell’improbabile” di Fabio Romano, a cura di Giovanna Dalla Chiesa docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma. In mostra venti dipinti di grandi e medie dimensioni, realizzati tra il 2008 e i primi mesi del 2010, che testimoniano una svolta significativa nel percorso dell’artista: dalla pura trascrizione della realtà alla conquista di un universo soggettivo, metamorfico, transattivo in costante tensione tra le domande che la realtà e la storia pongono e le immediate risposte che il soggetto registra, in un dialogo serrato tra possibilità. «Paesaggi e figure, pervasi da una medesima flagrante inquietudine che è forse puro spirito di ricerca – ha scritto Giovanna Dalla Chiesa – si affacciano spaesati e sorpresi sulle incertezze e la complessità del Terzo Millennio, allarmati e palpitanti come un popolo nuovo, figlio di ibridate frequentazioni con simboli di antiche costellazioni». Fabio Romano (Comiso, 1988) ha frequentato l’Istituto d’Arte di Comiso, formandosi alla scuola di Salvo Barone. Ha cominciato a esporre giovanissimo, grazie all’interesse di alcuni galleristi che ne hanno scoperto e sostenuto il talento. La sua prima mostra personale è del 2008, anno in cui si è stabilito a Roma per frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti. Nell’aprile 2009 ha partecipato ad ARTO’ (Fiera dell’Arte Contemporanea, Palazzo dei Congressi, Roma). La sua formazione va nella direzione di una perfetta fusione tra la tradizione classica del disegno e della pittura e gli stili e l’iconografia del contemporaneo. Il suo istinto di viaggiatore appassionato, le frequentazioni colte e una curiosità insaziabile lo hanno portato a completare la sua formazione con un’attenzione assidua ai luoghi della storia, alle collezioni museali, ai grandi eventi espositivi ed alle diverse forme di architettura. La mostra è organizzata dalla Galleria Lo Magno in collaborazione con la Fondazione Grimaldi e potrà essere visitata tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 18 alle 22 fino al 24 luglio.

viola su tela su carta

viola su tela & su carta

giampaolo viola

dal 10/04/2010 al 30/04/2010

Sabato 10 aprile alle ore 19 nello spazio espositivo della Galleria Lo Magno sarà inaugurata la personale “Viola su tela e su carta” di Giovanni Viola, a cura di Giuseppe Pitrolo. Giovanni (detto Giampaolo) Viola, modicano, classe 1981, si è avvicinato al mondo dell’arte attraverso lo studio dei maestri paesaggisti italiani e stranieri del passato e degli artisti del gruppo di Scicli, dai quali ha tratto l’interesse per la resa pittorica dei colori, delle forme e delle luci della terra iblea. Le sue marine, i suoi paesaggi «mobili e geometrici, inquieti e rigorosi», secondo Giuseppe Pitrolo, sono degli autoritratti nei quali l’artista rispecchia il proprio animo. «Autoritratti interiori – ha scritto il curatore – attenti alle sfumature, al divenire, alle variazioni cromatiche delle nuvole, delle onde, del territorio ibleo. Sono paesaggi in cui è dipinto il colore del pensiero. In cui è latente la presenza di Dio». In mostra venti opere tra oli e pastelli, realizzati tra il 2007 e il 2009. Per il giovane artista si tratta della prima mostra personale, dopo l’esordio nel 2008 a Roma in occasione della collettiva internazionale d’arte contemporanea “Sensazioni monocrome” al Caffè letterario di Via Ostiense e la partecipazione alla collettiva allestita a Palazzo Trigona a Noto in occasione del premio Matteo Rosana nel gennaio 2009. La mostra resterà aperta fino al 30 aprile e potrà essere visitata tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 17 alle 20.

undici d’apres

undicid’apres

piero guccione

dal 19/12/2009 al 16/01/2010

Sabato 19 dicembre alla Galleria Lo Magno (via Risorgimento 93 – Modica) sarà inaugurata la mostra personale Undici d’après di Piero Guccione, curata dal critico d’arte Paolo Nifosì. Si tratta della prima personale di Guccione, dopo quella allestita alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma dal 4 dicembre 2008 al 25 gennaio 2009. Undici d’après raccoglie pastelli, disegni e dipinti che percorrono l’arte nel tempo e nello spazio secondo un gioco di “imprevedibili associazioni fra cose e provenienze disparate”. «Sovente, per semplice convenzione – spiega l’artista – alla base del foglio continuo a scrivere “Studio da”, ma in effetti lo studio c’entra ben poco, mentre giocano un ruolo fondamentale la spinta emotiva e il dato passionale che alcune immagini mi suscitano e che un’interpretazione immediata potrebbe assimilare a degli “omaggi” senza, però, voler indicare una scelta motivata nei confronti di un artista per un progetto particolare a lui rivolto». Michelangelo, Masaccio, Caravaggio, Giorgione ma anche Le Nain, Chardin, Friedrich: una passione creativa che evoca tratti e figure della storia dell’arte reinterpretandoli attraverso un impulso profondo, «senza tener conto di richiami, di rimandi storici o del contesto culturale nel quale l’opera originale è stata concepita». Il Guccione dei d’après mantiene la sua personalissima cifra stilistica e la propria identità espressiva infondendo uno spirito nuovo alle immagini della tradizione senza tuttavia snaturarle. «Data la predominanza di alcuni temi» avverte però l’artista «è bene aggiungere che non è l’elemento religioso a coinvolgermi ma sempre e unicamente la sfera sensoriale ed estetica. Delle tante opere fra quelle oggi maggiormente ammirate e amate, solitamente non percepiamo il senso originario, il contenuto morale, religioso e politico da cui sono scaturite. Godiamo però della pienezza del loro incanto per l’invenzione formale, per la comunicazione poetica che il linguaggio delle forme riesce a trasmetterci, oltre i confini mentali e razionali, per toccare zone imperscrutabili della nostra sensibilità». La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 16 gennaio, tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

incisioni

incisioni

sandro bracchitta

Sandro Bracchitta

dal 08/08/2009 al 30/08/2009

Sabato 8 agosto alle ore 21 a Palazzo Mormino (Donnalucata, frazione di Scicli) sarà inaugurata la mostra “Incisioni” di Sandro Bracchitta. La mostra, organizzata dalla Galleria Lo Magno di Modica in collaborazione con il Movimento Culturale Vitaliano Brancati di Scicli,si inserisce nell’ambito delle iniziative culturali estive organizzate dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Scicli. «Bracchitta – scrive il critico Gianfranco Schialvino nel catalogo della mostra – è una presenza controversa e trasgressiva (eppure quanto mai fondamentale!) nel rinnovamento dei linguaggi dell’arte incisoria: l’abilità con cui approda alla definizione della lastra è esaltante, la cadenza dei toni è vellutata, la politezza dei colori incanta, la forza dei neri sbalordisce. Il suo gesto strega, la poetica seduce. Sa di idolo arcaico, di nobiltà normanna, di nomadismo beduino, di sabba infuocato, di sfida rusticana, di provocazione picciotta. Di zolfo greco e di gomma araba. Di oscuro tossico fenicio. Di Olimpo trinacrio. Sandro Bracchitta è incisore vero. Parla di gente che viene da dentro la terra e che siede sulla strada. Che non vedi mentre ti guarda. Che profuma di vino cotto. E pizzica di pesce salato. Che scrive enigmi sibillini nella polvere nera, arsa nell’anima disperata del vulcano». La mostra resterà aperta fino al 30 agosto e potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore19 alle 23.