Categoria: Mostre

ArtVerona 2023

ArtVerona 2023 | 13- 15 ottobre

Lo Magno artecontemporanea

Padiglione 12 stand 5

Ignazio Cusimano Schifano & Emanuele Giuffrida

 

 

MODICA- Lo Magno artecontemporanea presenterà una bipersonale degli artisti Ignazio Cusimano Schifano ed Emanuele Giuffrida alla 18^edizione di ArtVerona 2023, in programma a Veronafiere dal 13 al 15 ottobre, con preview riservata il 12 ottobre.

“Valorizzare e promuovere il sistema dell’arte italiano con rinnovate sinergie e risorse” con la direzione artistica di Stefano Raimondi, ArtVerona conferma la propria ineccepibile presenza all’interno dell’universo del contemporaneo con una selezione di 135 gallerie partecipanti e sei sezioni espositive oltre alle editorie e agli spazi no profit.

La galleria modicana, nota per l’indagine e la sperimentazione dei movimenti artistici del terriotorio siciliano, esporrà allo stand 5 del padiglione 12 – INNOVA, sezione dedicata all’approfondimento della ricerca sui linguaggi contemporanei.

A parete, in dialogo, ci saranno i lavori di due artisti, entrambi palermitani, che da tempo collaborano con la realtà Lo Magno: Ignazio Cusimano Schifano ed Emanuele Giuffrida

Emanuele Giuffrida | Reconaissence Patterns

“Hai presente il fenomeno della pareidolia? È un fenomeno subcosciente che crea l’illusione di similitudine tra un oggetto dalla forma a noi nota e uno dalla forma casuale. Ecco. Per me è un ossessione da sempre”

Emanuele Giuffrida (Gela, 1981), artista poetico ed introspettivo, si racconta attraverso un percorso tra le sue “illusioni subconscie”. Una pareidolia forzata, densa di significanti per la vita dell’artista, che, per rendere ancora più leggibile il processo creativo prende in prestito un termine dal suo più comune uso nel linguaggio scacchistico: “Reconaissence Patterns”: applicazione per schemi o modelli visivi

Gela anni ‘90: “Ricordo da bambino, nei telegiornali locali, immagini di sagome distese per terra coperte da un lenzuolo bianco, era quasi all’ordine del giorno. Persino attraverso il finestrino della fiat 500 di mio papà, la sera, di ritorno a casa, assistetti a una scena simile; Tant’è che a scuola elementare, illustrando un dettato della maestra sull’argomento mafia, disegnai due figure in moto col casco che sparavano ad un uomo già avvolto in un lenzuolo fluttuante”.

Esperienze infantili rielaborate, trovano una bizzarra analogia con immagini legate ai linguaggi classici della pittura e della scultura – Le pieghe del lenzuolo bianco alludono al paragone con il panneggio delle vestigia delle statue greco-romane; restituendone prepotentemente un valore estetico, come fosse un’opera di rivalsa.

In mostra anche una serie di carte dedicata alla morte di Salvo Lima, soggetto scelto non per idiolatria o tributo a immagini di false divinità, ma per rendere chiaro il proprio intento di libertà all’interno di contenuti vissuti legati alla propria terra.

Tutto – per Emanuele – può essere veicolo di estetica ridondante, strutturalismo che trova sede nelle tragedie più contemporanee

Ignazio Cusimano Schifano | About Flowers

“ (…) Un rinovellarsi che trova il suo aspetto più pregnante in un moto dell’anima, in un’aspirazione che si fonda su di un motto semplice altresì universale: ricominciare dai fiori. Ricominciare lontano dai trabocchetti, dagli artifizi, dalla lusinga delle illusioni. Ricominciare lontano dalla morte della coscienza poetica. Ricominciare dalla Bellezza di cui i fiori sono un frammento nel creato”. Dal testo critico di Serena Ribaudo

Ignazio Cusimano Schifano (Palermo, 1976) inizia il progetto About Flowers nel luglio di quest’anno, inaugurando con la sua personale gli spazi di “Bassi Beneventano”, seconda sede per Lo Magno artecontemporanea.

Impulsivo e geniale, Ignazio, trova amore nel proprio fare, nell’essenza delle proprie azioni, tacitamente si lascia guidare da quello che è un naturale processo interiore.

Ogni tratto diventa espressione di una parte del proprio sé, donata con genuina voglia di condivisione di un tempo intimo e anacronistico con riferimento alla sua precedente professione di restauratore di pregio. Questa emerge sempre come una sorta di sigillo e da spazio al sentimento dell’antico come principio fondante di tutte le cose. Ad esso si sposa uno sguardo attento, inquieto, difforme, sulla realtà -esteriore ed interiore- che costituisce la ragione più profonda e più vera del suo fare pittura.

About Flowers ha segnato un momento estremamente significativo nel percorso di vita e d’arte di Ignazio Cusimano Schifano, un genuino processo di rinascita che inizia circa un anno fa nella prestigiosa esperienza di residenza artistica presso il Museo Trame Mediterranee-Fondazione Orestiadi di Gibellina, rinascita continuata con esiti fortunati per pregevolezza e risultati artistici nella sua produzione più recente che costituisce la totalità delle opere in mostra.

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ArtVerona 2023 | 13- 15 October

Lo Magno artecontemporanea

Pavillon 12 booth 5

Ignazio Cusimano Schifano & Emanuele Giuffrida

 

MODICA – Lo Magno artecontemporanea will present a bipersonal exhibition of the artists Ignazio Cusimano Schifano and Emanuele Giuffrida at the 18th edition of ArtVerona 2023, scheduled at Veronafiere from 13 to 15 October, with a reserved preview on 12 October.

“Enhancing and promoting the Italian art system with renewed synergies and resources” with the artistic direction of Stefano Raimondi, ArtVerona confirms its impeccable presence within the contemporary universe with a selection of 135 participating galleries and six exhibition sections in addition to publishing houses and non-profit spaces.

Lo Magno gallery, known for the investigation and experimentation of the artistic movements of the Sicilian territory, will exhibit at booth 5 of pavilion 12 – INNOVA, section dedicated to the in-depth research on contemporary languages.

The dialogue will be between two artists, both from Palermo, who have long collaborated with the Lo Magno reality: Ignazio Cusimano Schifano and Emanuele Giuffrida

 

Emanuele Giuffrida | Reconaissence Patterns

Do you know the phenomenon of pareidolia? It is a subconscious phenomenon that creates the illusion of similarity between an object with a shape known to us and one with a random shape. There! It’s always been an obsession for me.”

Emanuele Giuffrida (Gela, 1981), a poetic and introspective artist, tells his story with a journey through his “subconscious illusions”.

A forced pareidolia, full of meanings for the artist’s life. Emanuele borrows a term from its most common use in chess language: “Reconaissence Patterns” to make the reading of his creative process easier. The meaning is: application for patterns, simile for visual patterns, structures that tend to repeat.

Gela 90s: “When I was child, I remember images of silhouettes lying on the ground covered by a white sheet broadcaasted by the TV news of my city. I witnessed a similar scene even through the window of my dad’s Fiat 500, on the way home in the evening. When I was in elementary school, illustrating a teacher’s dictation on the subject of the mafia, I drew two figures on motorbikes with helmets shooting to a man already wrapped in a floating sheet.”

Reworked childhood experiences find a bizarre analogy with images linked to the classical languages of painting and sculpture – The folds of the white sheet allude to the similarity with the drapery of the remains of the Greek-Roman Statues -; forcefully restoring an aesthetic value as if it were a work of revenge.

On display there will be a series of papers dedicated to the death of Salvo Lima. The subject was chosen not for idiolatry or tribute to images of false divinities, but to make clear one’s intent for freedom within lived contents linked to one’s land.

Everything – for Emanuele – can be a vehicle of redundant aesthetics, structuralism that finds its home in the most contemporary tragedies

 

Ignazio Cusimano Schifano | About Flowers

“(…) A renewal that finds its most significant aspect in a movement of the soul, in an aspiration that is based on a simple yet universal motto: starting again from the flowers. Starting again away from pitfalls, from artifices, from the lure of illusions. Starting again far from the death of poetic consciousness. Starting again from the Beauty of which flowers are a fragment in creation “ Serena Ribaudo

Ignazio Cusimano Schifano (Palermo, 1976) began the About Flowers project in July this year, inaugurating with his solo exhibition the spaces of “Bassi Beneventano”, the second headquarters for Lo Magno artecontemporanea.

Both Impulsive and brilliant, Ignazio finds love in what he does, in the essence of his actions, he tacitly lets himself be guided by what is a natural internal process.

Each stroke becomes an expression of a part of his self given with a genuine desire to share an intimate and anachronistic time. This time is linked to his previous profession as a prestigious art conservator which always emerges as a sort of seal on his previous profession as a prestigious restorer and consequently the feeling of the ancient as the founding principle of all things.

It is combined with an attentive, restless, dissimilar look at reality – external and internal – which constitutes the deepest and truest reason for his painting.

About Flowers marked an extremely significant moment both in the life and art journey of Ignazio Cusimano Schifano, a genuine process of rebirth that began about a year ago in the prestigious experience of artistic residency at the Museo Trame Mediterranee-Fondazione Orestiadi in Gibellina, rebirth continued with successful results in terms of excellence and artistic results in his most recent production which constitutes the totality of the works on display.

MODICA via Risorgimento 91-93

www.lomagnoartecontemporanea.it | +390932763165

@ # lomagnoartecontemporanea | info@lomagnoartecontemporanea.it

SCICLI Palazzo Beneventano Piazzetta Ficili 1 | +393396176251

lomagno@bassibeneventano.it | www.bassibeneventano.it

@ # bassibeneventano

INTO BASSI BENEVENTANO

INTO

BASSI BENEVENTANO

               RACCONTI ANACRONISTICI

 

 

VISITA GUIDATA A CURA DI

LO MAGNO ARTECONTEMPORANEA

E STAMPERIA D’ARTE AMENTA

 

Bassi Beneventano,  è uno spazio in cui la stamperia d’arte Amenta e la galleria Lo Magno artecontemporanea convivono all’interno dei “bassi” (sotto i piani nobiliari) di Palazzo Beneventano a Scicli, capolavoro artistico e patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Bizzarro appariscente e drammatico, il barocco siciliano trova una delle sue massime espressioni in questo luogo che, dal 9 giugno di quest’anno, ospita le due realtà già affermate sul territorio ibleo.

Un progetto d’arte al quadrato, uno spazio espositivo unico e “vivo” nel quale ammirare il percorso artistico allestito e vedere dal vivo le varie fasi del laboratorio incisorio sempre in attività.

Un luogo di scambio, di crescita e di contaminazione nel quale vivere l’arte attraverso le opere e il meticoloso lavoro che sta dietro ogni incisione.

Sabato 7 ottobre 2023, dalle ore 17, In occasione della 19° giornata del contemporaneo promossa da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, Lo Magno Giuseppe, direttore artistico e Loredana Amenta tecnico stampatore coinvolgeranno i visitatori nell’approfondimento del loro ambizioso progetto a Scicli nato dal comune desiderio di valorizzazione dei talenti e del terrirorio siciliano.

Sarà proprio il terriorio, origine e punto di forza delle due realtà, ad essere protagonista di questo storytelling: arte contemporanea e artigianato contenuto in uno dei più bei siti simbolo del barocco siciliano e della restante storia fin’oggi.

 

Palazzo Beneventano

Piazzetta Ficili 1, Scicli (RG)

info@bassibeneventano.it

IGNAZIO CUSIMANO SCHIFANO | ABOUT FLOWERS

ABOUT FLOWERS

a cura di Serena Ribaudo

Bassi Beneventano ospita dal 6 Luglio About Flowers, mostra personale di Ignazio Cusimano Schifano a cura di Serena Ribaudo. About Flowers è la prima mostra con cui si inaugurano i nuovi prestigiosi spazi di Scicli “Bassi Beneventano” ubicati all’interno di Palazzo Beneventano insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’ Unesco e definito da Sir Anthony Blunt il più bel palazzo barocco di Sicilia.

La bellezza sfolgorante di Palazzo Beneventano, forte, sfacciata, caratterizzata da apparizioni fantastiche e da forme bizzarre è dunque già nota nel mondo e ben si presta ad ospitare questo nuovo importante spazio riferimento per la cultura siciliana e nazionale. Bassi Beneventano nasce dal sodalizio di due importanti realtà che danno vita ad un progetto veramente encomiabile per unità d’intenti e per desiderio di valorizzazione dei talenti e del territorio siciliani. Si tratta della Stamperia d’Arte Amenta -tra le pochissime stamperie d’arte in Italia- portata avanti con passione da Loredana Amenta e della Lo Magno artecontemporanea che con questa seconda sede, dopo quella di Modica, si prefigge un ampliamento della propria mission. Lo Magno artecontemporanea nel 2022 ha celebrato i suoi 30 anni di attività con un group show che ha visto proprio tra i protagonisti Ignazio Cusimano Schifano. About Flowers segna un momento estremamente significativo nel percorso di vita e d’arte di Ignazio Cusimano Schifano, un genuino processo di rinascita iniziato circa un anno fa nella prestigiosa esperienza di residenza artistica presso il Museo Trame Mediterranee-Fondazione Orestiadi di Gibellina, rinascita continuata con esiti fortunati per pregevolezza e risultati artistici nella sua produzione più recente che costituisce la quasi totalità delle opere in mostra. Scrive la curatrice Serena Ribaudo: “ (…) Un rinovellarsi che trova il suo aspetto più pregnante in un moto dell’anima, in un’aspirazione che si fonda su di un motto semplice altresì universale: ricominciare dai fiori. Ricominciare lontano dai trabocchetti, dagli artifizi, dalla lusinga delle illusioni. Ricominciare lontano dalla morte della coscienza poetica. Ricominciare dalla Bellezza di cui i fiori sono un frammento nel creato. Un frammento innocente e misterioso al contempo. Ricominciare dal riconnettersi ad una sempiterna energia creatrice e ricreatrice, con una radice primitiva e vitale”. Nell’opera di Ignazio, e pertanto in quelle presenti in mostra, emerge sempre come una sorta di sigillo la sua precedente professione di restauratore di pregio e di conseguenza il sentimento dell’antico come principio fondante di tutte le cose. Ad esso si sposa uno sguardo attento, inquieto, difforme, sulla realtà -esteriore ed interiore- che costituisce la ragione più profonda e più vera del suo fare pittura. Attraverso le sue opere su tela e su carta, sempre impregnate della sua delicata e potente poesia, Cusimano Schifano in About Flowers e per Bassi Beneventano costruisce un percorso affascinante che invita il fruitore allo stupor e all’investigare i misteri pittorici e di natura.

 

LO MAGNO artecontemporanea

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

RACCONTO DI UNO STUDIO VISIT

DI SERENA RIBAUDO

Arrivo in studio da Ignazio Cusimano Schifano. Ignazio apre l’imponente portone esterno e mi accoglie col consueto garbo gentile che caratterizza la sua persona. Lo studio di Ignazio è seminterrato; entro, ho quasi la sensazione di accedere ad una grotta alchemica dove il mago impasta i suoi colori, partecipa ad una realtà in ardita trasmutazione, officia l’Opus Magnum. Ignazio ed io ci accomodiamo, facciamo un po’ di chiacchiere. Ci confrontiamo su quali siano le qualità di un buon caffè; Ignazio mi parla dei suoi anni londinesi, della sua precedente professione di restauratore svolta con infaticabile passione per lungo tempo; mi parla del sentimento dell’antico come segreto principio di tutte le cose. C’è in Ignazio un pudore, ed una naturale necessità insieme, nel disvelare l’amoroso sentimento che lo porta alla pittura. Raccolgo con il mio occhio interiore, come in un’istantanea, le prime opere che si offrono al mio sguardo; e poi i pennelli, le carte al muro, le tele, le bombolette spray, le latte, tutti quegli strumenti eroici appartenenti ad un moderno anacoreta votato alla religio della pittura. C’è anche un mazzo di fiori disposto all’angolo come un’icona votiva. E tutto nel caos mi pare Perfetto. Ogni cosa è pervasa da un’energia frenetica ed al contempo. silenziosa, sembra anticiparmi le inquiete e poetiche visioni di quest’artista. Accedo alla terza stanza dello studio-grotta. E rimango sinceramente colpita da una grande opera disposta alla mia destra:

Autoritratto a Poggioreale. Ignazio mi racconta che quest’opera nasce nel solco della recente esperienza artistica a Gibellina che la residenza presso la Fondazione Orestiadi ha per lui rappresentato la fine di una crisi mistica, di un inverno che ha sancito l’inizio di una rinnovata presenza a sé stesso, di un nuovo battito, di un’essenziale, spontanea ed al contempo antica percezione delle cose del mondo. Un rinovellarsi che trova il suo aspetto più pregnante in un moto dell’anima, in un’aspirazione che si fonda su di un motto semplice altresì universale: RICOMINCIARE DAI FIORI. Ricominciare lontano dai trabocchetti, dagli artifizi, dalla lusinga delle illusioni. Ricominciare lontano dalla morte della coscienza poetica. Ricominciare dalla Bellezza di cui i fiori sono un frammento nel creato. Un frammento innocente e misterioso al contempo. Ricominciare dal riconnettersi ad una sempiterna energia creatrice e ricreatrice, ad una radice primitiva e vitale. Autoritratto a Poggioreale mi concede di aprirmi uno squarcio, una finestra privilegiata sulla mente poetica di Cusimano Schifano e sulla sua produzione di quest’ultimo anno. Sul suo voler ricominciare dai fiori. L’opera mi appare potente e coraggiosamente poetica. L’autoritratto di Ignazio sfonda il guscio, mostra la sua profonda verità, la sua intima essenza. Rivela una sua propria vita spirituale, una pulsazione. Colgo lo stesso principio informatore in un altro autoritratto, inquieto tra l’immota sospensione e la feroce immediatezza. Quasi una ieratica e solenne testa greca, un Orfeo, un rabdomante. E’ lo stesso rabdomante -quasi estratto dalla sua matrice- che compare nel già citato Autoritratto a Poggioreale. In quest’ultimo altresì mi stupisco della perizia estetica con cui Ignazio fonde singolarmente un meraviglioso tappeto di natura viva (che definirei quasi un nastro di luce e di fiori che pare d’arte giapponese antica, horizontal di grande raffinatezza) con un’ampia superficie di pallida beltà ma priva di ricerca di finezze, aspra, invasa da frammenti raccolti e luccicante di scaglie di vetri. In Cusimano Schifano la materia pittorica è trattata sempre in maniera struggente, la forma sensibile viene ammantata da un vello la cui substantia è vivida, sincera, purificata dalla fiamma di Prometeo. Il colore può essere succoso, umido, si aggroviglia, può avere delle sprezzature, si dibatte. Altre volte è argilloso, calcinato, polveroso, docile, ha la qualità dello scialbo o di un alito, si sfà tenero. Una dialettica di modi che non sfocia nella contraddizione ma che diviene un’intima e necessaria sintesi di verità esperienziali. Ignazio ricompone coi multiformi strumenti offertigli dalla pittura la sua visione interiore e poetica in tutta la ricchezza delle sue parvenze sensibili. Una gestualità automatica, espressiva si compenetra con una dolcezza d’opera antica, con una finezza da Callot, con una grazia viva. Non mi stupisce allora che nella sua produzione più recente superfici che paiono di basalto si iterino ad altre che hanno la compattezza lucida dello smalto ad altre ancora che mi ricordano malinconici velamenti, che posseggono la levità di candida piuma parafrasando Mallarmé. Più mi muovo per lo studio più si rafforza in me la sensazione di un incessante e coraggioso viaggio nella pittura, nella forma, nel colore. Il dialogo artistico e poetico tra Ignazio e me è appena cominciato-

Miraggi Solidi | Angelo Barone

MIRAGGI SOLIDI | ANGELO BARONE

DAL 7 APRILE AL 7 MAGGIO 2023

Lo Magno artecontemporanea | Modica

La fotografia come evocazione e invito allosservazione, ad un lettura della realtà che vada oltre la superficie delle cose e si sforzi piuttosto di comprenderne lessenza: Miraggi Solidi è la chiave del lavoro dell’artista Angelo Barone, condensata in nove opere nella mostra curata da Angela Sanna che la galleria Lo Magno artecontemporanea di Modica ospiterà dal 7 aprile al 7 maggio 2023.

Di origine modicana e da molti anni docente presso lAccademia di Belle Arti di Brera, Angelo Barone è noto prevalentemente come scultore – le prime esposizioni, giovanissimo, con Achille Bonito Oliva e Lea Vergine, quindi il riconoscimento internazionale con personali in Svizzera, Germania e Stati Uniti e la presenza in prestigiose collezioni private, pubbliche e bancarie -, ma con questa mostra sceglie di rendere omaggio al suo primo grande amore, la fotografia, e di esprimere la sua naturale propensione a fonderla alla scultura stessa, così come alla pittura e all’architettura.

L’attenzione verso i luoghi, carattere distintivo della sua ricerca scultorea, permea infatti anche la produzione fotografica dellartista, intesa a evidenziare la portata simbolica, in termini di memoria, delle architetture. Nella concezione dellartista, lo spazio architettonico è infatti memoria consolidata, secolarizzata, in quanto spazio condiviso, vissuto nella socialità.

Le fotografie scelte per la mostra sono le più rappresentative di questo lavoro. È il caso della serie Luoghi endogeni”, in cui lo sguardo dellartista è rivolto al concetto dellautocostruzione, ovvero a quei luoghi (le favelas di San Paolo in Brasile per fare un esempio) che, autogenerandosi secondo regole proprie, propongono unaltra filosofia dellabitare. Nel passaggio dalla tridimensionalità alla bidimensionalità però la traccia fotografica rimane come pura evocazione del luogo, elaborata dal tocco dellartista attraverso la tecnica della vellutazione, che, occultando la visione diretta, invita ad andare a scavare sotto la superficie dellimmagine per assorbirne la realtà. La stessa tecnica, che è al tempo stesso racconto e celamento, la ritroviamo nelle opere dedicate alle casamatte, concetto caro all’artista che in queste architetture basilari e monolitiche, con la loro aderenza totale al principio di funzionalità, riconosce invece il senso di regole massime, rappresentazione concreta di una conoscenza e di una sapienza profonde. Ancora levocazione, o meglio la sottrazione, nella serie dedicata al mosso fotografico, rinnova l’invito a porre attenzione sulle forme, a percepirle oltre la superficie immediata: la perdita di definizione assume così una valenza positiva, costringendo lo sguardo a non fermarsi all’apparenza delle cose ma ancora una volta, nello sforzo di ricostruzione dellimmagine, a ritrovarne lessenza.

«È quasi una metafora della nostra facoltà di osservazione, sempre più inibita e corrotta dal flusso ininterrotto di stimoli visivi» conferma e chiarisce Angela Sanna nel suo testo critico: «Le potenzialità della fotografia, segnatamente questi passaggi dalla focalizzazione alla sfocatura, gli consentono di indagare questo aspetto della percezione per poi rendere limmagine pura superficie attraverso la vellutazione, come procedimento tecnico e poetico che contraddistingue e impreziosisce il lavoro di Angelo Barone».

Nella collezione in mostra anche tre sculture, in forma di colonne interrotte, in una linea di perfetta continuità ideale con questa riflessione sulle forme e lo spazio.

L’opening di “Miraggi solidi” è in programma il 7 aprile alle 19, quando saranno presentate anche 2 edizioni fotografiche di 15 esemplari ciascuna, prodotte per l’occasione.

La mostra, ad ingresso libero, resterà poi visitabile fino a domenica 7 maggio 2023, dal martedì al sabato, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 17 alle ore 20. Gli spazi espositivi di Lo Magno artecontemporanea sono in Via Risorgimento 91/93 a Modica.

Si ringrazia Antica Dolceria Bonajuto di Modica

 

LEGGI IL TESTO CRITICO DI ANGELA SANNA

 

Ufficio Stampa

Concetta Bonini | Condire Digitale

tessera OdG n. 068977

concetta@condiredigitale.it

333 7337513

 

LO MAGNO artecontemporanea

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

 

 

 

OPERE

RE: ARTEFIERA

RE: ARTEFIERA

Un breve revival dello stand proposto alla 46°edizione di ArteFiera Bologna

 

Dopo il grande successo della manifestazione tenutasi nei padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico di Bologna dal 3 al 5 febbraio 2023, Lo Magno artecontemporanea decide di riproporre il progetto stand nei propri spazi di via Risorgimento 91-93 a Modica.

Per chi non ha avuto la possibilità di godere di una passeggiata tra le vie di Arte Fiera Bologna, dal 18 marzo alle ore 19:00 fino al 1 aprile, Lo Magno artecontemporanea rimette a parete le opere dei quattro artisti presentati in occasione dell’evento.

Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina e William Marc Zanghi, tutti siciliani, connessi dalla continua sperimentazione, dall’instancabile passione che li spinge per osmosi a imprigionare sempre più visioni, a catturare nuovi linguaggi, a generare nuova materia a contatto con nuova materia. Processo energico che la galleria ha voluto sintetizzatare con “By Surfacing”.

 

 

Inaugurazione: sabato 18 marzo ore 19:00

Visite: dal martedì al sabato 10-13 e 17-20 fino al 1 aprile

 

 

Leggi di più sul progetto: BY SURFACING

 

Artisti e Opere:

 

🟣 EMANUELE GIUFFRIDA

 

🟣 GIOVANNI IUDICE

 

🟣 ROSSANA TAORMINA

 

🟣 WILLIAM MARC ZANGHI

 

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

46° edizione Arte Fiera 2023

By Surfacing – Group Exhibition

Lo Magno artecontemporanea

Dal 3 al 5 Febbraio 2023 i padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico di Bologna si vestiranno d’arte per la 46°edizione della Fiera più longeva d’Italia: Arte Fiera Bologna.

 

L’ingresso costituzione, porta di accesso per eccellenza del quartiere, accoglierà visitatori da tutte le parti del mondo. Più di 130 le gallerie partecipanti con la cura e la direzione artistica di Simone Menegoi affiancato dal Managing Director Enea Righi.

Alla sezione Main Section, suddivisa come sempre fra arte storicizzata e contemporaneo, si affiancano tre sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento, Pittura XXI e la nuova arrivata Multipli. Accanto alle sezioni curate, Arte Fiera 2023 vara inoltre un nuovo formato: Percorso: un itinerario che collega un certo numero di stand della Main section secondo un criterio tematico.

Lo Magno artecontemporanea, già presente a Bologna dalla 44°edizione, prenderà posto quest’anno tra le gallerie della Main Section al booth A105 padiglione 25 con la collettiva “By Surfacing”

É il contatto con circostanze determinanti a provocare l’affioramento di nuova sostanza.

4 artisti scrivono su carta e su tela le loro emersioni come reazione all’attuale struttura dell’ambiente socioculturale Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina, William Marc Zanghi instancabili sperimentatori, accomunati dalla stessa area geografica, la Sicilia, manifestano i segni della loro emancipazione artistica.

Ogni artista presenta un nuovo approdo, un nuovo coinvolgimento ideale ed artistico, cicli di lavori che si declinano in grandi tele, sculture, reperti e trasformazioni.

Ciascuno ha costruito il proprio spazio nel mondo dell’arte contemporanea in affinità ad un’esigenza interiore, una materia plastica che, a contatto con le contingenze dell’attuale contesto socioculturale, affiora e ci guida tra i dati culturali di una terra fertile, di grandi letterati e piccoli imprenditori, di gente onesta e sensazionalismo obliterante.

Orari di apertura:

Giovedì 2 febbraio:

10.30 -12.00 Special Preview, stampa e vip gold

12.00 – 17.00 Preview ad invito

17.00 alle 21.00 Vernissage ad invito

 

Venerdì 3 febbraio:

11.00 -12.00 riservato VIP

12.00 – 20.00 apertura al pubblico

 

Sabato 4 e domenica 5 febbraio:

dalle ore 11.00 alle ore 20.00

 

Clicca i nomi per scoprire di più!

MAIN SECTION | PAD.25 | BOOTH A105

 

 

 

tel : +39 0932763165 | +393396176251
   

30 x 30 GROUP SHOW EXHIBITION

30 x 30

GROUP SHOW

LO MAGNO ARTECONTEMPORANEA

1992 | 2022

30: Un numero ad emblema di una storia. Un segno convenzionale che ci permette di

scandire il tempo dietro di noi.

Lo Magno artecontemporanea celebra i suoi 30 anni di attività con la collettiva 30 x 30 mettendo a

parete i nuclei fondamentali della propria vita artistica.

La mostra, curata da Giuseppe Lo Magno e Valeria D’Amico, inaugurerà questo 30 dicembre alle ore 19 presso gli spazi espositivi di Via Risorgimento 91/93 a Modica.

30 gli Artisti in mostra più un omaggio a Piero Guccione. Tra fotografia, pittura, collage e disegno saranno loro a rappresentare la stratificazione strutturale della galleria.

Colori, immagini, emozioni, intenzioni : 30 voci rappresentano il percorso artistico di un’attività nata nel 1992 come piccolo laboratorio artigianale di corniceria ed arrivata ad oggi con larghe prospettive.

L’evento sarà accompagnato dall’analisi del Prof.Salvatore Schembari sul numero 3 e i suoi multipli. Come noto, al numero tre sono attribuiti significati magici e simbolici da tutte le civiltà ed in tutte le epoche. Dal “numero perfetto” descritto da Pitagora in quanto sintesi del pari (due) e del dispari (uno) alla simbologia asiatica della totalità cosmica (cielo – terra – uomo). Passando sicuramente per le triadi divine presenti nelle religioni come la trimurti induista (Brahma, Shiva, Vishnu) e la Trinità del Cristianesimo (Padre, Figlio, Spirito Santo) intimamente rappresentata nel XII sec. da Gioachino Da Fiore su alcune tavole raccolte nel Liber Figurarum. In una di queste vediamo descritta graficamente la triade: la sovrapposizione di 3 cerchi, forme geometriche perfette, di colori diversi, verde per il creatore, azzurro per il figlio disceso dal cielo e il terzo cerchio, quello rosso per lo Spirito Santo che è Amore: Fuoco che si alimenta grazie all’esistenza degli altri due, ci dice Dante. E come non citare la Divina Commedia dove il tre e i suoi multipli hanno un valore simbolico centrale (tre cantiche, trentatre canti, nove gironi infernali).

Ingresso gratuito. Visite dal martedì al sabato 10-13 e 17-20 fino al 30 gennaio 2022

 

Cliccando sul nome dell’Artista accederete ad una scheda. Per ognuno vi è proposta una ricostruzione del legame tra l’artista e la galleria durante questo periodo lungo 30 anni. Imprecisioni o lacune sono frutto di una ricerca complessa e, negli anni che precedono la condivisione sui canali web, difficilmente rintracciabile! Spero comunque in una lettura evocativa e nostalgicamente piacevole!
Valeria D’Amico

 

 

PIERO GUCCIONE

UMBERTO AGNELLO | ROSARIO ANTOCI | FRANCESCO BALSAMO | ORAZIO BATTAGLIA | ALESSANDRO BAZAN | GIOVANNI BLANCO | GIUSEPPE BOMBACI | GIUSI BONOMO | SANDRO BRACCHITTA | DAVIDE BRAMANTE | MARCO BUNETTO | MELISSA CARNEMOLLA | DANIELE CASCONE | ANDREA CERRUTO | GIUSEPPE COLOMBO | IGNAZIO CUSIMANO SCHIFANO | FULVIO DI PIAZZA | EMANUELE GIUFFRIDA  | GIOVANNI IUDICE | GIOVANNI LA COGNATA | FRANCESCO LAURETTA | GIUSEPPE LEONE | FORTUNATO PEPE | GIOVANNI ROBUSTELLI | SOFIA STORNIOLO | ROSSANA TAORMINA | SAMANTHA TORRISI | GIOVANNI VIOLA | WILLIAM MARC ZANGHI

 

 

Trenta per trenta una perfetta combinazione

Salvatore Schembari | 30×30 group show

 

Trenta nella cabala è come il Tre, la perfezione!

Trent’anni sono trascorsi, trent’anni d’arte, di umanità, trent’anni di abnegazione per la nuova figurazione dei due fratelli Lo Magno e del loro Emanuele, minuto ed esile dolce papà (del quale, anche se ora non c’è più traccia sulla terra, pesano, da qualche parte, i 21 grammi della sua anima)…Trent’anni, per inquadrare, riquadrare, montare un susseguirsi di frame sussultanti di trasfigurante materia, di vita e natura.

Trent’anni una porzione di tempo in cui lo spazio è mutevole, cambia alla velocità dei 10.950 giorni vissuti, ampiamente, uno più uno, senza dimenticare gli Otto giorni bisestili da spalmare ancora avanti e indietro lungo il corso emblematico della libertà, del numero Cinque sotteso.

Chissà perché Peppe Lo Magno (nato il 14 marzo del 1971 la cui somma numerologica ci assegna l’Otto come cifra di un suo destino: ovvero custodire un meta-potere, muovere le fila, manipolare perfino sé stesso) mi ha incaricato di scrivere su una mostra figurativa (pittorica, fotografica e le altre tecniche di un progetto contemporaneo, senza sottomissioni all’ideologia del hic et nunc ) invitandomi a soffermarmi di più sullo specifico statuto interpretativo magico-simbolico dell’evento?

Mi ha dato inoltre indicazioni a parlare di una esposizione in cui ogni opera ha una dimensione simbolica e reale di 30 per 30 centimetri; e ancora di trovare un ragguaglio esplicativo su 30 artisti rigorosamente scelti per festeggiare, appunto, un trentennio di visioni dell’arte contemporanea.

Un arco temporale vissuto dalla Galleria Lo Magno forse come possibile via del “risorgimento” di un certo luogo, di una certa città “sorda” e periferica, sita guarda caso al numero 93… Perfette combinazioni per una galleria che segue un proprio dardo sfrecciare in direzione di un cielo azzurro, del firmamento di Piero Guccione; ideali accostamenti che vibrano e si mescolano ad un’ulteriore indagine adeguatamente condotta sulla fatalità occorsa alla stessa sigla della città di Modica, sensibile e intrisa d’utopia, d’intelligenza, un paese in perfetta sintonia ancora con il multiplo di Tre, con il numero Nove, l’arcano universale che si ottiene. Il risultato finale di una smorfia che sommando le vocali e le consonanti s’intona con la comunità una e trina di Modica.

Chissà perché ancora una volta la scelta di Peppe Lo Magno di festeggiare un compleanno, senza conoscere cabale e rune, si nutre di perfette coincidenze: come la data, per esempio, d’inaugurazione del vernissage, decisa per il 30 dicembre 2022, datazione precipua se è vero che la somma di essa si traduce in trina vibrazione numerica. Si riparte dal Tre, da ciò che è funzionale al nostro progetto di lettura e d’interpretazione di questo avvenimento. Certo non vi è una epistemologia che dimostri il fascino dei numeri fuori dal perimetro di una grammatica logica, distante dai poetici processi matematici.

Nonostante ciò, per puro divertimento e gioco, a me piace lo stesso indagare su occorrenze platealmente immaginarie e fantasiose. Lo facevo già fin dall’età di cinque anni.

Non so perché a quella età io abbia sviluppato un sistema sui generis di conoscenza numerica “esoterica” basato sul multiplo di tre e su una pitagorica e cabalistica ciclicità del numero Tre moltiplicato per Tre.

Una sorta di guizzo intuitivo d’agnizione identitaria dell’Universo numerico che ci vibra da sempre e in tutto, attorno a noi umani…Un “pre algoritmo”innato nella mia matrice di spirito che cerca di cum-prendere nei prossimi molli emisferi cerebrali, ciò che non conosciamo, che sappiamo di non conoscere. Con i numeri la matematica ha indagato sui confini di ciò che si può misurare dell’incommensurabile. Io nel mio gioco inconsapevole, forse di pura stoltezza, cerco la benedizione emulando, nel mio cervello, la fulminea inconsapevole poesia d’una misura. Ci provo, come tutti del resto, sapendo per certo che dovrò tornare all’Uno attraverso i cicli vitali del numero Nove. Cicli universali che tendono ineluttabili a navigare, a girare, e girare, e girare nell’infinito spazio dell’universo.

Bene sono stato chiamato ad officiare sui numeri raccontando trenta artisti e la morfologia di questa collettiva 30×30 Group Show, imperniata, per l’appunto, su i zampilli di una corte d’acqua e gli scoppiettii sfavillanti di fuochi d’artificio di una kermesse curata da Valeria D’Amico e Giuseppe lo Magno numero 1 e numero 8 (insieme ci danno ancora una volta per puro caso la tensione dell’universale numero nove, multiplo di tre.

Essi magnificamente provano a districarsi, all’insaputa tra loro, tra chi comanda e chi manipola, fin quando non raggiungono qualcosa di più eclatante delle loro singole vibrazioni. Ecco con queste premesse ci provo anch’io a triangolare un tripudio di note fantasiose sulle 30 opere esposte.

Giudizi apoditticamente sussunti da un serbatoio critico strettamente intrecciato, stavolta, al calcolo numerologico del giorno del mese e dell’anno di nascita di ciascun artista. Effimere sentenze basate sul numero del destino a cui ogni artista tende. Insomma un divertissement annunciato…

La mia idea è quella ora di coniugare il risultato del calcolo ottenuto, svelando a volo d’uccello le doti intrinseche colte in una misura, con un commentario da snocciolare giornaliero, in ordine alfabetico, nell’arco di trenta giorni, su ciascuna opera presentata dai 30 artisti:

Umberto Agnello    numero 4    la perseveranza ciclica, il verde raddoppiato, il nero dimezzato

Rosario Antoci    numero 5    l’inizio, la concretezza, la libertà, il rosso, il verde, l’azzurro

Francesco Balsamo    numero 4    la consapevolezza introspettiva, il blu, l’arcobaleno

Orazio Battaglia    numero 1    l’indipendenza, il rosso con sfumature verde e blu

Alessandro Bazan    numero 9    la caparbietà sontuosa, la libertà assoluta, il verde più azzurro, l’arcobaleno

Giuseppe Bombaci    numero 11    il sogno, l’arancione intriso di verde violaceo

Giusi Bonomo    numero 8    il potere intellettuale, il nero con il rosso e il viola

Giovanni Blanco    numero 3    la perfezione universale, il giallo con la gamma di tutti i colori),

Sandro Bracchitta    numero 1    l’origine del carisma di tutti colori, il blu e il rosso che tende al giallo

Davide Bramante    numero 8    il potere delle multi cromie del nero

Marco Bunetto    numero 6    la sensatezza di un interiore potere, il blu che affonda nel viola, nell’antracite

Melissa Carnemolla    numero 22    il sogno che si concretizza, l’arancione mistico esaltato dal verde bottiglia

Daniele Cascone    numero 4    la pazienza dell’intelligenza e della coscienza, il lilla, il blu azzurrato

Andrea Cerruto    numero 6  la sensatezza di un interiore potere, il blu che affonda nel nero del cielo assolato

Giuseppe Colombo    numero 7    l’artista che universalizza l’artista, tutte le cromie

Ignazio Cusimano Schifano    numero 11    perfettamente solido, il giallo e il nero

Fulvio Di Piazza    numero 6    la pacatezza intima e vigorosa, il blu e l’arancione

Emanuele Giuffrida    numero 1    il vigore dell’utopia, il rosso e il nero

Piero Guccione    numero 1    il firmamento, l’azzurro più azzurro

Giovanni Iudice    numero 3    magistrale comprensione della perfezione, i verdi e i gialli, il nero della matita

Giovanni La Cognata    numero 8    la forza intrinseca dell’artista che si dimette dal reale per raggiungere l’apice della realtà stessa, rosso fuoco, blu e giallo, il colore della notte

Francesco Lauretta    numero 7    la franchezza di un’artista sensibile sovrano, l’azzurro e l’arcobaleno

Giuseppe Leone    numero 1    lo sguardo, l’isola trina, libera e universale, il bianco e nero

Fortunato Pepe    numero 8    il segreto che non appare ed è, nero con tutte le sfumature dei grigi

Giovanni Robustelli   numero 4   la perizia più universale, gemella dell’abilità, i neri, i verdi scuri e tutti i colori

Sofia Storniolo    numero 1    mirabile sapienza, ineguagliabile, il sole, l’arcobaleno

Rossana Taormina    numero 9    il carisma di chi può e vuole, nero su rosso, tutta la tavolozza

Samantha Torrisi    numero  il filo d’Arianna, la cognizione del dolore, il rosso, il blu, le sfumature del viola

Giovanni Viola    numero 4    la determinazione a servizio della perfezione, il giallo, il rosso il verde più scuro

William Marc Zanghi    numero 5    la tenacia, il crisma della libertà

tel : +39 0932763165 | +393396176251
   

IUDICE 1992 | 2022

Trent’anni d’arte di Giovanni Iudice racchiusi nella mostra antologica promossa a Modica (Rg) dal 7 dicembre 2022.

60 opere esposte tra cui la celebre “Umanità”

 

MODICA (RG) – Arti figurative che si impregnano di forte realismo, talmente tanto da sembrare fotografie, scatti di realtà di una Sicilia che accoglie ma anche che spreca, che rigetta, che mischia. L’arte diventa strumento di denuncia oltre che di racconto. E’ l’arte del siciliano Giovanni Iudice a cui la Fondazione Teatro Garibaldi di Modica dedica una mostra antologica dal prossimo 7 dicembre nel suggestivo spazio espositivo dell’ex convento del Carmine. Un progetto ambizioso organizzato dalla Fondazione in partnership con DSE Pubblicità, e in sinergia con la “Domenico Sanfilippo Editore”, editore del quotidiano “La Sicilia”. Un focus su trent’anni di arte con opere realizzate dal 1922 al 2022, attraverso un percorso artistico che viene composto grazie alla disponibilità di importanti collezioni private. La mostra antologica “Iudice” celebra l’artista gelese Giovanni Iudice che si è imposto all’attenzione della critica nazionale per il suo particolare segno e per la capacità di imprimere sulle tele le più belle emozioni dell’anima. In esposizione circa sessanta opere, provenienti da prestigiose collezioni, rappresentative dell’intera esperienza pittorica di Iudice, dai primi disegni degli anni Novanta fino ai lavori contemporanei. Trent’anni di storia, di cicli diversi, di ritorni e di sperimentazioni, rappresentati attraverso gli occhi e la mano di un artista sensibile che sa interpretare le bellezze di una terra, del suo popolo e di quanti l’hanno attraversata, un viaggio emozionale, originale e vario, che affascinerà lo spettatore. E forse gli farà porre degli interrogativi. Del resto Iudice è stato il primo a trattare il tema dei migranti non con l’obiettivo di stupire, per la straordinaria capacità espressiva del linguaggio artistico usato, ma per riflettere. Ad esempio “Umanità”, opera di grandi dimensioni divenuta celebre anche per essere stata esposta alla Biennale di Venezia nel 2011, offre l’invito a non fermarci a guardare la disperazione, ma a soffermarci sulle cause che hanno spinto quei migranti ad intraprendere un viaggio pericoloso e senza certezze, diventando così manifesto di un enorme problema umanitario. Pittura, disegno, matita, oli. Tecniche diverse nei cicli diversi di Iudice, ma un’unica grande forza espressiva: “In questi 30 anni di produzione, i miei temi – spiega l’artista felice di essere ospite a Modica – hanno riguardato molto l’aspetto sociale attraverso un’estetica del linguaggio che guarda alle arti figurative anche se da sempre mi definisco un realista”. Una pittura che, come nel caso delle spiagge, non è edonista ma a volte nasconde, o narra apertamente, il dramma. E quei mari rappresentano un po’ una “terra del ritorno”, dove il blu è la vita, l’evoluzione, la crescita, anche quella personale dell’artista stesso, a stretto contatto con l’ambiente marinaro. E tutto questo in un equilibrio visivo che sta tra la forza del realismo e la riscoperta del colore come armonia interiore. “Dotato di notevoli strumenti disegnativi e pittorici – commentano il presidente Domenica Ficano e il sovrintendente Tonino Cannata della Fondazione Teatro Garibaldi – Iudice ha interpretato la Sicilia come metafora della società contemporanea. Ha dipinto la vita dei rioni popolari, ha dipinto le spiagge popolate da bagnanti nella lunga estate siciliana, ha dipinto i migranti che nelle stesse spiagge sono arrivati da clandestini nel buio della notte”. Il critico e storico dell’arte Paolo Nifosì, curatore della mostra insieme a Tonino Cannata, aggiunge: “Iudice è artista sociale, artista di storie, rappresenta la contemporaneità nell’evidenza dell’occhio, in un momento storico in cui si è verificata un’accelerazione nella restituzione della realtà visibile mediante i sempre più sofisticati mezzi della riproduzione virtuale. Ma la sua scommessa è quella di vincere utilizzando i più antichi mezzi della rappresentazione, il disegno e i colori dell’olio e del pastello, ancora una volta reinventati e inediti. In prima istanza il disegno e in seconda istanza, ma senza gerarchie, il colore”. Una mostra dedicata alle varie facce della nostra terra, “con opere pittoriche che sembrano fotografie di un contesto cangiante, come d’altronde mutevole è la società che ci circonda – spiega Antonello Piraneo direttore del quotidiano “La Sicilia” – La mostra di Giovanni Iudice è cartina tornasole dell’attenzione che rivolgiamo alla cultura nel senso più ampio del termine”. La mostra ha il patrocinio della Città di Modica, sponsor sono Elenka, Cappello G. & Figli, Moncada, Antica Dolceria Bonajuto, Mutika Group, Francesco Sciarrino, Primosole Iveco, Winner, Conad, Gruppo Minardo, Gruppo Zaccaria, Modicanello – Gruppo Iabichella, Acqua Santa Maria, Banca Agricola Popolare di Ragusa, SPONSOR TECNICO Lo Magno artecontemporanea. Info su www.fondazioneteatrogaribaldi.it e sui canali social.

25 novembre 2022
ufficio stampa
Michele Barbagallo per MediaLive

Inaugurazione Unda Mater – Sandro Bracchitta

Dieci tele e un’installazione per raccontare il viaggio verso l’ignoto. Diventa oro l’abbraccio delle coperte termiche

 

Opera corale. Fino al 19 novembre da Lo Magno

 

MODICA (Rg), 28 settembre 2022 – Una barca primordiale nella notte buia del Mediterraneo affidata all’onda madre, il movimento naturale del mare che, insieme al vento, ha guidato da millenni l’Uomo nel viaggio verso l’ignoto: terre sconosciute, nuovi popoli, culture “altre”, spesso anche approdi di pace. È un guscio di lamiera dall’anima sfavillante – ed eloquente – dell’oro di una coperta termica l’installazione di Sandro Bracchitta che introduce la mostra “Unda Mater” allestita a Modica, negli spazi di Lo Magno artecontmeporanea dal 1 ottobre al 19 novembre 2022, a cura di Giuseppe Lo Magno e Niccolò Nisivoccia.
Dieci tele e una barca per parlare di viaggio, mare, abissi silenziosi e derive assolate, fughe e approdi, disperazione e salvezza. Rigenerazione. Non dondolii di culla ma equilibri in perenne movimento, smarrimenti contemporanei. “Difficile resistere alla tentazione di leggere nelle opere di Bracchitta – scrive il curatore Nisivoccia – il senso più drammatico della contemporaneità. Come non riconoscere, nei segni che attraversano quel blu, il movimento delle onde, delle correnti? Nelle sue macchie di rosso, la traccia di una ferita che ogni giorno si rinnova, ma anche la metafora di una speranza che non cessa di essere coltivata? Nei suoi ori, la metafora ulteriore di un altrove da immaginare, e da inventare? Nei suoi cuori sospesi la rappresentazione del viaggio e dell’esilio – intesi come vite in bilico, provvisorie, precarie, prive di terra sotto i piedi”.
A raccontare il suo viaggio fra i segni e i colori è lo stesso autore, Sandro Bracchitta – pittore, incisore e docente all’Accademia di Belle Arti di Catania – che spiega: “Gusci scheletrici, consumati dalla potenza del mare, corrosi dalla furia dell’acqua e dal sole, dalla brutalità umana, paradigmatica manifestazione della natura fragile e impermanente della nostra esistenza e delle cose. Che sia un viaggio reale o metaforico, la barca-guscio è emblema del viaggio e del superamento di un limite attraverso profondissimi blu che separano due sponde tra vita e morte. E viceversa. Onda Madre, espressione primordiale della forza creatrice e al contempo distruttiva della Natura, che ci inabissa oppure ci spinge a riva, verso la salvezza”.
Affascinato dall’inarrestabile flusso creativo di Bracchitta è il co-curatore, Giuseppe Lo Magno, che scrive: “Sandro non si è mai fermato, nonostante i momenti difficili che hanno sconvolto i giorni di tutti noi, soprattutto nell’ultimo periodo. Lui, in maniera rigorosa e disciplinata, invece continua. E si evolve. Lo vedremo con Unda Mater, nuovo ciclo di lavori assai innovativo sia nei contenuti che nei materiali”.
Concepita come un’opera corale, “Unda Mater” di Sandro Bracchitta sarà letta nel suo insieme dal critico d’arte Ivan Quaroni autore di un saggio nel catalogo che sarà presentato in occasione del finissage. Visite dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

 

Officina delle immagini

di Franco Noto

tel : +39 3396176251 | +39 0932763165
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Inaugurazione Pastels de l’ame sicilienne – Giovanni Viola

Galerie Eric Coatalem – Lo Magno artecontemporanea

14 – 26 settembre 2022

Colori, paesaggi e segni della nostra isola: L’accuratezza analitica dell’artista modicano

Giovanni Viola incontra Parigi.

 

Sarà ” Pastels de l’ame sicilienne” il titolo della mostra personale di Giovanni Viola che si terrà dal 14 al 26 settembre 2022 presso la Galerie Eric Coatalem di Parigi.

E’ Eric Coatalem, direttore artistico dell’omonima galleria sita al 136 di rue du Fauborg Saint-Honorè (Paris), in collaborazione con Lo Magno artecontemporanea, a decidere di inaugurare la mostra monografica durante la famosa notturna lungo la sponda destra del fiume Senna “La Nocturne Rive Droite”. Giornata in cui tutte le gallerie della città di Parigi situate sulla riva nord della Senna prolungano il loro orario di apertura accogliendo visitatori da tutto il mondo.

 

La rencontre de Giovanni Viola

La rencontre de Giovanni Viola dans son univers à Modica, grâce à Guiseppe Lo Magno a été une expérience émouvante et passionnante.

Né en 1981 à Modica, Giovanni Viola, diplômé en droit de l’université de Messine, s’est depuis son plus jeune âge formé par l’étude des plus grands peintres italiens.
Il fait partie de la fameuse Ecole de Scicli qui ,de l’avis de Marc Fumaroli tout comme de Federico Sgarbi ,compte parmi les plus grands maîtres de la peinture contemporaine en Italie.
Artiste solitaire et imprégné de spiritualité, ce qui distingue Giovanni Viola est l’âme si particulière qu’il met pour peindre avec une infinie rigueur, précision et grande sensibilité sa terre natale du val de Noto, dont il connait si bien les trésors naturels encore préservés.
Avec ses innombrables bâtons de pastel, il réussit à transcrire cette terre enchanteresse, ces paysages sauvages bordés de murets de pierres sèches délimitant les parcelles de terre peuplées de majestueux caroubiers, oliviers et figuiers de barbarie.
Maitre dans l’art de la perspective, il dessine ces immenses étendues verdoyantes où l’on aperçoit parfois au premier plan les témoignages d’urbanisme de la nouvelle civilisation. S’ajoutent à ses thèmes de prédilection les réserves marines au lointains horizons et les grands cieux où la lumière intense et exceptionnelle est saisissante.

Giovanni Viola participe à de nombreuses Foires internationales  tout en bénéficiant d’expositions collectives et personnelles en Italie.

La Galerie Coatalem est heureuse de l’inviter à une première exposition parisienne.

 

L’incontro con Giovanni Viola

Incontrare Giovanni Viola nel suo mondo a Modica, grazie a Giuseppe Lo Magno, è stata un’esperienza commovente ed emozionante.

Nato nel 1981 a Modica, Giovanni Viola, laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Messina, si è formato fin da giovane studiando i più grandi pittori italiani.
Fa parte della famosa Scuola di Scicli che, secondo Marc Fumaroli oltre a Federico Sgarbi, è uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea in Italia.
Artista solitario intriso di spiritualità, ciò che contraddistingue Giovanni Viola è l’anima particolare che mette nella pittura con infinito rigore, precisione e grande sensibilità la sua terra natale del Val di Noto, di cui conosce ancora così bene i tesori naturali.
Con i suoi pastelli riesce a trascrivere questa terra incantevole, questi paesaggi selvaggi confinati da muretti a secco che delimitano gli appezzamenti popolati da maestosi carrubi, ulivi e fichi d’India.
Maestro nell’arte della prospettiva, disegna queste immense distese verdi dove a volte vediamo in primo piano le testimonianze dell’urbanistica della nuova civiltà. Ai suoi temi preferiti si aggiungono le marine con orizzonti lontani e i grandi cieli dove colpisce la luce intensa ed eccezionale.

Giovanni Viola partecipa a molte fiere internazionali, mostre collettive e personali in Italia.

La Galleria Coatalem è felice di invitarlo a una prima mostra parigina.

Ombéline D’Arché

 

A che punto siamo con Giovanni Viola

Non sono mai riuscito a considerare Giovanni Viola un paesaggista. Certo è nato a Modica che da Scicli dista meno di dieci chilometri; altrettanto vero è che il mare appare di frequente dei suoi dipinti affrontato in verticale, esattamente come faceva Piero Guccione considerato nel sud-est siciliano un “maestro” indiscusso di questo tipo di pittura.

Esattamente come Guccione, GV è un virtuoso tanto della stesura ad olio che del pastello: quest’ultimo in particolare utilizzato con una maestria che lascia stupiti non solo per le morbidezze ma pure per la brillantezza dei colori ottenuti. E’ una tecnica da molti ritenuta difficile, ma curiosamente GV l’ha adottata come un’opportunità per esecuzioni più “veloci”. Olio e pastello sono tecniche di nobile tradizione che pure – a partire dalla seconda metà del secolo scorso – sono divenute sospette alla più spocchiosa critica contemporanea.

Per queste caratteristiche l’opera di GV è stata talvolta accostata a quella del gruppo dei pittori della Scuola di Scicli di cui Guccione è stato uno dei maggiori esponenti. Tuttavia le etichette sono spesso fuorvianti: e in fondo niente – nemmeno a Modica o a Scicli – da allora è rimasto immobile.
In ogni caso il soggetto della ricerca di GV non è il paesaggio, ma la luce che lo inonda. E nemmeno si tratta di una luce metafisica: perché quella che GV blocca sulla tela è una luce catturata all’istante. Che provenga dal cielo o dalle nuvole, sia assorbita dalla terra riarsa o riflessa dalla superficie marina in fondo poco importa.

I “paesaggi” di GV sono tutto sommato ”incidentali”: nascono in gran parte dal territorio che lo circonda, ma possono divenire (è più raro) addirittura urbani. La ricerca della luce quella invece resta sempre al centro. Quella che vede ad esempio dalla finestra al quinto piano del suo studio di Modica: da qui nelle giornate più limpide appare il profilo dell’isola di Malta, mentre in quelle (sempre più frequenti) di forsennata calura estiva il cielo è di un azzurro polveroso, schermato dalla sabbia rossa che le alte pressioni sollevano dal deserto africano per trasportarla sulle coste siciliane.

C’è dell’altro nella pittura di GV che la allontana dal paesaggismo. Perché un paesaggista per sua natura descrive al più trasfigura: GV – al contrario -analizza. Giunto arrivato alla pittura per vocazione no ha mai rinnegato i suoi studi di giurisprudenza, quelli che ancora oggi ne condizionano lo sguardo. GV rappresenta attraverso un’ analisi minuziosa dei più piccoli particolari (spesso davvero rivelatori) ma sempre e comunque con lo stesso scopo: fissare sulla tela una particolare luce.

Che si tratti di un singolo oggetto (cosa assai rara), di un paesaggio o di un’idea, l’approccio è identico.

Ma si può analizzare e poi descrivere un’idea attraverso la pittura di un “paesaggio”? Di certo il pensiero analitico è più congeniale alla scrittura filosofica (e qui entra in ballo la sua passione per gli studi di teologia) piuttosto che alla dinamica per secoli attribuita alle arti visive.

L’arte contemporanea a partire dallo scorso secolo si è necessariamente avvicinata alla filosofia come mai accaduto in precedenza e GV – lo ripeto – è un pittore decisamente contemporaneo. Nonostante le tecniche adottate e i soggetti che appaiono sulle sue tele rischino di accomunarlo alla tradizione del moderno, quando non addirittura del classico, GV è un pittore-filosofo che reagisce in questo modo singolare alla meditazione su quel che lo circonda

 

Où en sommes-nous avec Giovanni Viola

Je n’ai jamais pu considérer GV comme un peintre paysagiste. Bien sûr, il est né à Modica qui se situe à moins de dix kilomètres de Scicli ; il est aussi vrai que la mer apparaît fréquemment dans ses tableaux face à la verticale, tout comme Piero Guccione, qui est considéré “maître” incontesté de ce type de peinture dans le sud-est sicilien.
Tout comme Guccione, GV est également un virtuose de la touche de couleur aussi bien à l’huile qu’au pastel : ce dernier en particulier utilisé avec une habileté qui laisse émerveiller non seulement par la douceur mais aussi par la brillance des couleurs obtenues. C’est une technique considérée comme difficile par plusieurs, mais curieusement GV l’a adoptée comme une opportunité pour des exécutions “plus rapides”. L’huile et le pastel sont des techniques de noble tradition qui elles aussi – à partir de la seconde moitié du siècle dernier – sont devenues suspectes à la critique contemporaine la plus hautaine. C’est pour ces caractéristiques que l’œuvre de GV a parfois été comparée à celle du groupe de peintres de l’école de Scicli dont Guccione était l’un des principaux représentants. Pourtant, les étiquettes sont souvent trompeuses : et au fond rien – même pas à Modica ou Scicli – n’est resté immobile depuis lors. En tout cas, le sujet de recherche de GV n’est pas le paysage, mais la lumière qui l’inonde. Ce n’est pas non plus une lumière métaphysique : car ce que GV bloque sur la toile est une lumière captée instantanément. Qu’elle vienne du ciel ou des nuages, qu’elle soit absorbée par la terre desséchée ou réfléchie par la surface de la mer au fond, peu importe.
Les « paysages » de GV sont en fin des comptes « accessoires » : ils proviennent en grande partie des environs, mais ils peuvent devenir (plus rarement) même urbains. La recherche de la lumière, en revanche, reste toujours au centre. Celle qu’il voit, par exemple, depuis la fenêtre du cinquième étage de son atelier de Modica : d’ici, les jours les plus clairs, apparaît le profil de l’île de Malte, tandis que dans ceux (de plus en plus fréquents) de chaleur estivale effrénée, le ciel d’un poussiéreux bleu est protégé par le sable rouge que les hautes pressions soulèvent du désert africain pour le transporter jusqu’aux côtes siciliennes. Il y a autre chose dans la peinture de GV qui l’éloigne du paysage. Car un paysagiste de par sa nature décrit tout au plus transfigure : GV – au contraire – analyse. Arrivé à la peinture par vocation, il n’a jamais renoncé à ses études de droit, celles qui marquent encore aujourd’hui son regard. GV représente à travers une analyse minutieuse des moindres détails (souvent vraiment révélateurs) mais toujours et en tout cas avec le même objectif : fixer une lumière particulière sur la toile. Qu’il s’agisse d’un objet unique (ce qui est très rare), d’un paysage ou d’une idée, la démarche est identique. Mais peut-on analyser puis décrire une idée à travers la peinture d’un « paysage » ? Certes, la pensée analytique est plus favorable à l’écriture philosophique (et ici sa passion pour les études théologiques entre en jeu) qu’à la dynamique attribuée aux arts visuels depuis des siècles. L’art contemporain depuis le siècle dernier s’est forcément approché de la philosophie comme jamais auparavant et GV – je le répète – est un peintre résolument contemporain. Bien que les techniques adoptées et les sujets qui apparaissent sur ses toiles risquent de l’associer à la tradition du moderne, voire du classique, GV est un peintre-philosophe qui réagit de cette manière singulière à la méditation sur ce qui l’entoure.

Aldo Premoli