Galerie Eric Coatalem – Lo Magno artecontemporanea
14 – 26 settembre 2022
Colori, paesaggi e segni della nostra isola: L’accuratezza analitica dell’artista modicano
Giovanni Viola incontra Parigi.
Sarà ” Pastels de l’ame sicilienne” il titolo della mostra personale di Giovanni Viola che si terrà dal 14 al 26 settembre 2022 presso la Galerie Eric Coatalem di Parigi.
E’ Eric Coatalem, direttore artistico dell’omonima galleria sita al 136 di rue du Fauborg Saint-Honorè (Paris), in collaborazione con Lo Magno artecontemporanea, a decidere di inaugurare la mostra monografica durante la famosa notturna lungo la sponda destra del fiume Senna “La Nocturne Rive Droite”. Giornata in cui tutte le gallerie della città di Parigi situate sulla riva nord della Senna prolungano il loro orario di apertura accogliendo visitatori da tutto il mondo.
La rencontre de Giovanni Viola
La rencontre de Giovanni Viola dans son univers à Modica, grâce à Guiseppe Lo Magno a été une expérience émouvante et passionnante.
Né en 1981 à Modica, Giovanni Viola, diplômé en droit de l’université de Messine, s’est depuis son plus jeune âge formé par l’étude des plus grands peintres italiens.
Il fait partie de la fameuse Ecole de Scicli qui ,de l’avis de Marc Fumaroli tout comme de Federico Sgarbi ,compte parmi les plus grands maîtres de la peinture contemporaine en Italie.
Artiste solitaire et imprégné de spiritualité, ce qui distingue Giovanni Viola est l’âme si particulière qu’il met pour peindre avec une infinie rigueur, précision et grande sensibilité sa terre natale du val de Noto, dont il connait si bien les trésors naturels encore préservés.
Avec ses innombrables bâtons de pastel, il réussit à transcrire cette terre enchanteresse, ces paysages sauvages bordés de murets de pierres sèches délimitant les parcelles de terre peuplées de majestueux caroubiers, oliviers et figuiers de barbarie.
Maitre dans l’art de la perspective, il dessine ces immenses étendues verdoyantes où l’on aperçoit parfois au premier plan les témoignages d’urbanisme de la nouvelle civilisation. S’ajoutent à ses thèmes de prédilection les réserves marines au lointains horizons et les grands cieux où la lumière intense et exceptionnelle est saisissante.
Giovanni Viola participe à de nombreuses Foires internationales tout en bénéficiant d’expositions collectives et personnelles en Italie.
La Galerie Coatalem est heureuse de l’inviter à une première exposition parisienne.
L’incontro con Giovanni Viola
Incontrare Giovanni Viola nel suo mondo a Modica, grazie a Giuseppe Lo Magno, è stata un’esperienza commovente ed emozionante.
Nato nel 1981 a Modica, Giovanni Viola, laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Messina, si è formato fin da giovane studiando i più grandi pittori italiani.
Fa parte della famosa Scuola di Scicli che, secondo Marc Fumaroli oltre a Federico Sgarbi, è uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea in Italia.
Artista solitario intriso di spiritualità, ciò che contraddistingue Giovanni Viola è l’anima particolare che mette nella pittura con infinito rigore, precisione e grande sensibilità la sua terra natale del Val di Noto, di cui conosce ancora così bene i tesori naturali.
Con i suoi pastelli riesce a trascrivere questa terra incantevole, questi paesaggi selvaggi confinati da muretti a secco che delimitano gli appezzamenti popolati da maestosi carrubi, ulivi e fichi d’India.
Maestro nell’arte della prospettiva, disegna queste immense distese verdi dove a volte vediamo in primo piano le testimonianze dell’urbanistica della nuova civiltà. Ai suoi temi preferiti si aggiungono le marine con orizzonti lontani e i grandi cieli dove colpisce la luce intensa ed eccezionale.
Giovanni Viola partecipa a molte fiere internazionali, mostre collettive e personali in Italia.
La Galleria Coatalem è felice di invitarlo a una prima mostra parigina.
Ombéline D’Arché
A che punto siamo con Giovanni Viola
Non sono mai riuscito a considerare Giovanni Viola un paesaggista. Certo è nato a Modica che da Scicli dista meno di dieci chilometri; altrettanto vero è che il mare appare di frequente dei suoi dipinti affrontato in verticale, esattamente come faceva Piero Guccione considerato nel sud-est siciliano un “maestro” indiscusso di questo tipo di pittura.
Esattamente come Guccione, GV è un virtuoso tanto della stesura ad olio che del pastello: quest’ultimo in particolare utilizzato con una maestria che lascia stupiti non solo per le morbidezze ma pure per la brillantezza dei colori ottenuti. E’ una tecnica da molti ritenuta difficile, ma curiosamente GV l’ha adottata come un’opportunità per esecuzioni più “veloci”. Olio e pastello sono tecniche di nobile tradizione che pure – a partire dalla seconda metà del secolo scorso – sono divenute sospette alla più spocchiosa critica contemporanea.
Per queste caratteristiche l’opera di GV è stata talvolta accostata a quella del gruppo dei pittori della Scuola di Scicli di cui Guccione è stato uno dei maggiori esponenti. Tuttavia le etichette sono spesso fuorvianti: e in fondo niente – nemmeno a Modica o a Scicli – da allora è rimasto immobile.
In ogni caso il soggetto della ricerca di GV non è il paesaggio, ma la luce che lo inonda. E nemmeno si tratta di una luce metafisica: perché quella che GV blocca sulla tela è una luce catturata all’istante. Che provenga dal cielo o dalle nuvole, sia assorbita dalla terra riarsa o riflessa dalla superficie marina in fondo poco importa.
I “paesaggi” di GV sono tutto sommato ”incidentali”: nascono in gran parte dal territorio che lo circonda, ma possono divenire (è più raro) addirittura urbani. La ricerca della luce quella invece resta sempre al centro. Quella che vede ad esempio dalla finestra al quinto piano del suo studio di Modica: da qui nelle giornate più limpide appare il profilo dell’isola di Malta, mentre in quelle (sempre più frequenti) di forsennata calura estiva il cielo è di un azzurro polveroso, schermato dalla sabbia rossa che le alte pressioni sollevano dal deserto africano per trasportarla sulle coste siciliane.
C’è dell’altro nella pittura di GV che la allontana dal paesaggismo. Perché un paesaggista per sua natura descrive al più trasfigura: GV – al contrario -analizza. Giunto arrivato alla pittura per vocazione no ha mai rinnegato i suoi studi di giurisprudenza, quelli che ancora oggi ne condizionano lo sguardo. GV rappresenta attraverso un’ analisi minuziosa dei più piccoli particolari (spesso davvero rivelatori) ma sempre e comunque con lo stesso scopo: fissare sulla tela una particolare luce.
Che si tratti di un singolo oggetto (cosa assai rara), di un paesaggio o di un’idea, l’approccio è identico.
Ma si può analizzare e poi descrivere un’idea attraverso la pittura di un “paesaggio”? Di certo il pensiero analitico è più congeniale alla scrittura filosofica (e qui entra in ballo la sua passione per gli studi di teologia) piuttosto che alla dinamica per secoli attribuita alle arti visive.
L’arte contemporanea a partire dallo scorso secolo si è necessariamente avvicinata alla filosofia come mai accaduto in precedenza e GV – lo ripeto – è un pittore decisamente contemporaneo. Nonostante le tecniche adottate e i soggetti che appaiono sulle sue tele rischino di accomunarlo alla tradizione del moderno, quando non addirittura del classico, GV è un pittore-filosofo che reagisce in questo modo singolare alla meditazione su quel che lo circonda
Où en sommes-nous avec Giovanni Viola
Je n’ai jamais pu considérer GV comme un peintre paysagiste. Bien sûr, il est né à Modica qui se situe à moins de dix kilomètres de Scicli ; il est aussi vrai que la mer apparaît fréquemment dans ses tableaux face à la verticale, tout comme Piero Guccione, qui est considéré “maître” incontesté de ce type de peinture dans le sud-est sicilien.
Tout comme Guccione, GV est également un virtuose de la touche de couleur aussi bien à l’huile qu’au pastel : ce dernier en particulier utilisé avec une habileté qui laisse émerveiller non seulement par la douceur mais aussi par la brillance des couleurs obtenues. C’est une technique considérée comme difficile par plusieurs, mais curieusement GV l’a adoptée comme une opportunité pour des exécutions “plus rapides”. L’huile et le pastel sont des techniques de noble tradition qui elles aussi – à partir de la seconde moitié du siècle dernier – sont devenues suspectes à la critique contemporaine la plus hautaine. C’est pour ces caractéristiques que l’œuvre de GV a parfois été comparée à celle du groupe de peintres de l’école de Scicli dont Guccione était l’un des principaux représentants. Pourtant, les étiquettes sont souvent trompeuses : et au fond rien – même pas à Modica ou Scicli – n’est resté immobile depuis lors. En tout cas, le sujet de recherche de GV n’est pas le paysage, mais la lumière qui l’inonde. Ce n’est pas non plus une lumière métaphysique : car ce que GV bloque sur la toile est une lumière captée instantanément. Qu’elle vienne du ciel ou des nuages, qu’elle soit absorbée par la terre desséchée ou réfléchie par la surface de la mer au fond, peu importe.
Les « paysages » de GV sont en fin des comptes « accessoires » : ils proviennent en grande partie des environs, mais ils peuvent devenir (plus rarement) même urbains. La recherche de la lumière, en revanche, reste toujours au centre. Celle qu’il voit, par exemple, depuis la fenêtre du cinquième étage de son atelier de Modica : d’ici, les jours les plus clairs, apparaît le profil de l’île de Malte, tandis que dans ceux (de plus en plus fréquents) de chaleur estivale effrénée, le ciel d’un poussiéreux bleu est protégé par le sable rouge que les hautes pressions soulèvent du désert africain pour le transporter jusqu’aux côtes siciliennes. Il y a autre chose dans la peinture de GV qui l’éloigne du paysage. Car un paysagiste de par sa nature décrit tout au plus transfigure : GV – au contraire – analyse. Arrivé à la peinture par vocation, il n’a jamais renoncé à ses études de droit, celles qui marquent encore aujourd’hui son regard. GV représente à travers une analyse minutieuse des moindres détails (souvent vraiment révélateurs) mais toujours et en tout cas avec le même objectif : fixer une lumière particulière sur la toile. Qu’il s’agisse d’un objet unique (ce qui est très rare), d’un paysage ou d’une idée, la démarche est identique. Mais peut-on analyser puis décrire une idée à travers la peinture d’un « paysage » ? Certes, la pensée analytique est plus favorable à l’écriture philosophique (et ici sa passion pour les études théologiques entre en jeu) qu’à la dynamique attribuée aux arts visuels depuis des siècles. L’art contemporain depuis le siècle dernier s’est forcément approché de la philosophie comme jamais auparavant et GV – je le répète – est un peintre résolument contemporain. Bien que les techniques adoptées et les sujets qui apparaissent sur ses toiles risquent de l’associer à la tradition du moderne, voire du classique, GV est un peintre-philosophe qui réagit de cette manière singulière à la méditation sur ce qui l’entoure.