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RE: ARTEFIERA

RE: ARTEFIERA

Un breve revival dello stand proposto alla 46°edizione di ArteFiera Bologna

Dopo il grande successo della manifestazione tenutasi nei padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico di Bologna dal 3 al 5 febbraio 2023, Lo Magno artecontemporanea decide di riproporre il progetto stand nei propri spazi di via Risorgimento 91-93 a Modica.

Per chi non ha avuto la possibilità di godere di una passeggiata tra le vie di Arte Fiera Bologna, dal 18 marzo alle ore 19:00 fino al 1 aprile, Lo Magno artecontemporanea rimette a parete le opere dei quattro artisti presentati in occasione dell’evento.

Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina e William Marc Zanghi, tutti siciliani, connessi dalla continua sperimentazione, dall’instancabile passione che li spinge per osmosi a imprigionare sempre più visioni, a catturare nuovi linguaggi, a generare nuova materia a contatto con nuova materia. Processo energico che la galleria ha sintetizzato con “By Surfacing”.

Leggi di più sul progetto: BY SURFACING

 

 

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

Arte Fiera 2023 – 46° edizione

By Surfacing – Group Exhibition

Lo Magno artecontemporanea

Dal 3 al 5 Febbraio 2023 i padiglioni 25 e 26 del quartiere fieristico di Bologna si vestiranno d’arte per la 46°edizione della Fiera più longeva d’Italia: Arte Fiera Bologna.

 

L’ingresso costituzione, porta di accesso per eccellenza del quartiere, accoglierà visitatori da tutte le parti del mondo. Più di 150 le gallerie partecipanti con la cura e la direzione artistica di Simone Menegoi affiancato dal Managing Director Enea Righi.

Lo Magno artecontemporanea, già presente a Bologna dalla 44°edizione, prenderà posto quest’anno al booth A105 padiglione 25 con la collettiva “By Surfacing”

E’ il contatto con circostanze determinanti a provocare l’affioramento di nuova sostanza.

4 artisti scrivono su carta e su tela le loro emersioni come reazione all’attuale struttura dell’ambiente socioculturale Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina, William Marc Zanghi instancabili sperimentatori, accomunati dalla stessa area geografica, la Sicilia, manifestano i segni della loro emancipazione artistica.

Grandi tele, sculture, reperti e trasformazioni: 4 artisti presentano i loro nuovi cicli di lavori. Ognuno di loro ha costruito il proprio spazio nel mondo dell’arte contemporanea in affinità ad un’esigenza interiore, una materia plastica che, a contatto con le contingenze dell’attuale contesto socioculturale, affiora e ci guida tra i dati culturali di una terra fertile, di grandi letterati e piccoli imprenditori, di gente onesta e sensazionalismo obliterante.

Orari di apertura al pubblico

giovedì 2 febbraio

dalle 10.30 Special Preview, VIP gold e stampa

dalle 12 Preview

dalle 17 alle 21 Vernissage

venerdì 3 febbraio

dalle 11 alle 12 riservato VIP

dalle 12 alle 20 apertura al pubblico

sabato 4 e domenica 5 febbraio

dalle 11 alle 20

 

 

GIUFFRIDA EMANUELE | ESSENTIAL

Nasce a Gela nel 1982. Vive e lavora a Palermo.

Dopo gli studi tecnici consegue il diploma di maturità presso il Liceo artistico D. Almeyda di Palermo e la laurea in Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel frattempo segue con interesse, come proprio percorso formativo, l’opera di artisti come Velazquez, Manet e l’800 francese, e ancora Lopez Garcia, Hopper, Lorca di Corcia sino alle correnti più attuali come la scuola di Lipsia. Esplora realtà prosaiche, fatte di luoghi spogli e disadorni come sale da biliardo abbandonate, bagni pubblici, interni di pompe funebri, corsie d’ospedale o spazi d’attraversamento rischiarati dalla fredda luce di lampade al neon. In questa sorta di disagio esistenziale, che forse allude alla transitorietà della condizione umana, compaiono solo rare, solitarie figure.

Il nuovo progetto “Albums” trae spunto da vecchie fotografie di famiglia ritrovate nel 2010. Giacevano all’interno di uno zainetto di tela della Sisley che trovai durante un trasloco dovuto alla scomparsa di mio nonno materno. Custodite gelosamente negli anni, ho contemplato queste immagini studiandole periodicamente e metabolizzandone l’estetica intrinseca correlata al deterioramento delle stesse ed elaborandone i possibili sviluppi pittorici.

Con Lo Magno artecontemporanea partecipa allla 44° edizione di Arte Fiera Bologna 2020, con “White Sheet” a cura da Rischa Paterlini e Giuseppe Lo Magno

 

GIOVANNI IUDICE | ESSENTIAL

Nasce a Gela nel 1970, dove vive e lavora.

La sua è una pittura mossa da un’emozionalità ambigua, sempre in bilico tra piacere e sofferenza, tra bellezza e orrore, tra particolare e universale. È un artista figurativo che affronta spesso tematiche sociali senza mai cadere nei tranelli del vojeurismo fine a sé stesso e della retorica. Propone un linguaggio dove disegno e pittura si alternano sulla superficie della tela. Opere in cui

la rappresentazione dell’esistente viene tradotta in una scala di valori intimi e al contempo universali. Mappa con ostinata fedeltà fatti e luoghi nel tentativo di evocare qualcosa che va oltre la semplice illustrazione del soggetto. Le sue composizioni, costruite grazie all’accostamento di differenti fotogrammi, propongono punti di vista diversi che nel loro insieme definiscono una prospettiva improbabile e illusoria, e mostrano uno spazio spesso scomodamente saturo. Le intenzioni di Iudice sono tanto astratte al punto di divenire linguaggio di puro sentimento, dove il racconto diviene più enigmatico e la pittura rimane crisalide di un’emozione, mai svelata pienamente, ma capace di evocare valori umani che accendono la poesia.

I suoi mari, la sua terra, le sue esigenze di esportazione concettuale si fanno adesso più essenziali e si declinano in opere dove ritorna la sonorità di un disegno figurativo, realista. “La realtà, come si sa, è anche una ragione astratta, poetica”- spiega l’artista- “inseguo le mie idee, mi sono occupato molto del sociale, nei cicli di lavoro degli ultimi 30 anni il comune denominatore è stato l’esistenza, la questione della vita vissuta soprattutto nel mio territorio, la Sicilia”

 

WILLIAM MARC ZANGHI | ESSENTIAL

L’artista nato a Wikita (Kansas) nel 1972, ma palermitano da sempre, esprime se stesso con uno stile unico e riconoscibile.

Studia Pittura presso l’accademia di Belle Arti di Palermo dove ne consegue la Laurea.

Di lui parlano le sue opere: Figure esili che popolano paesaggi onirici stravolti da quel colore eversivo, che rende tutto più artificioso: chimico. Infatti nelle sue opere l’uso di colori industriali sostituisce la classica pittura a olio o ad acrilico. L’artista adopera unicamente vernici. Tecnica che conferisce alle sue opere quella caratteristica patina lucente di cui si avvantaggia anche la figurazione, resa decisamente adamantina, pura.
Sono le stesse colature di colori a dare origine a fiumi, paludi e acquitrini che costellano le “visioni” dell’artista. Tracce del suo passaggio si trovano sia in Italia che all’estero, luoghi pubblici e musei, con mostre personali, collettive e fiere di settore. Segnaliamo la partecipazione alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte, Padiglione Italia sezione Accademie, a cura di Vittorio Sgarbi – Biennale di Venezia. Oggi vive e lavora a Palermo

L’artista parla di un “cortocircuito di immagini su un territorio” quest’estetica che è la principale risorsa dell’artista, si destruttura adesso nel ciclo MAP. Perimetri e cristallizzazioni ci riportano alle formazioni terrestri. Un’esplorazione che totalmente si distacca dalle logiche della pittura figurativa.

 

ROSSANA TAORMINA | ESSENTIAL

Rossana Taormina nasce nel 1972 a Partanna, un piccolo paese della Valle del Belice, qui, nel paesaggio devastato dal terremoto del 1968, trascorre la sua infanzia.

In quegli anni il fermento artistico e culturale della vicina Gibellina segnerà profondamente la sua formazione. Dopo la maturità classica si trasferisce a Roma per lavoro. Rientrata a

Palermo consegue un secondo diploma di maturità e, infine, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti.

Nel suo lavoro Rossana Taormina indaga lo spazio e la memoria attraverso la rielaborazione delle tracce mnestiche dell’object trouvé. Immagini piene di memoria e tempo, rovinate, sulle quali l’artista ricama costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia.

Un po’ come nell’ultimo dei Quattro Quartetti di T.E. Eliot, “Little Giding” << Ciò che diciamo principio spesso è la fine, e finire è cominciare. La fine è là onde partiamo >>, le opere di Rossana partono proprio dalla fine, si intrecciano con la circolarità eterna delle stagioni, della vita e della morte. Oggi vive e lavora a Palermo

Così come la natura si riappropria dei luoghi devastati dall’azione dell’uomo – ci racconta Rossana- allo stesso modo la memoria e il ricordo fioriscono sulla caducità della vita e sulla fragilità della materia.

La visione si allarga sempre di più, la materia si intreccia ed i fili scorrono intessendo storie e connessioni oltre questa dimensione. Ogni oggetto sembra aver recuperato un luogo in cui potersi esprimere. Per l’artista la libertà di sperimentazione e l’unicità del momento creativo risultano formule essenziali che, in questo nuovo ciclo si manifestano in una ricerca di materiali e tecniche insistente, ossessiva, probabilmente derivante dall’ abitudine, della gente della Valle del Belice, nel riporre estrema cura e custodire ogni singolo reperto, rimasto in vita dopo il terremoto.

Partecipa alla 45° edizione di Arte Fiera Bologna con un solo show “Tempo Incolume” stand Lo Magno artecontemporanea 2022

 

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30 x 30 GROUP SHOW EXHIBITION

30 ANNI DI STORIA DI LO MAGNO ARTECONTEMPORANEA:

 

 

DAL 30 DICEMBRE AL 30 GENNAIO

 

30 opere di 30 artisti diversi per celebrare i 30 anni di storia della galleria Lo Magno artecontemporanea: sarà inaugurata il 30 dicembre alle 19 la mostra 30×30, una collettiva nata per ripercorrere il lungo percorso nel segno dell’arte che in questi tre decenni ha visto coinvolti i più talentosi e autorevoli artisti contemporanei siciliani.

Dal 30 dicembre al 30 gennaio si ritroveranno tutti, idealmente, sulle pareti degli spazi espositivi di Lo Magno a Modica, ognuno con un proprio omaggio a questa grande storia condivisa, racchiuso in un’opera di 30×30 cm realizzata per l’occasione.

Attraverso la fotografia, la pittura, il collage e il disegno, 30 voci di 30 artisti diversi – tra cui Piero Guccione, con un omaggio della Galleria stessa – sintetizzeranno la stratificazione strutturale di Lo Magno artecontemporanea nei suoi trent’anni di attività: Rosario Antoci, Umberto Agnello, Francesco Balsamo, Orazio Battaglia, Alessandro Bazan, Giuseppe Bombaci, Giusi Bonomo, Giovanni Blanco, Sandro Bracchitta, Davide Bramante, Marco Bunetto, Melissa Carnemolla, Daniele Cascone, Andrea Cerruto, Giuseppe Colombo, Ignazio Cusimano Schifano, Fulvio Di Piazza, Emanuele Giuffrida, Piero Guccione, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Francesco Lauretta, Giuseppe Leone, Fortunato Pepe, Giovanni Robustelli, Sofia Storniolo, Rossana Taormina, Samantha Torrisi, Giovanni Viola, William Marc Zanghi.

«Colori, immagini, emozioni, intenzioni rappresenteranno l’evoluzione di un’attività nata nel 1992 come piccolo laboratorio artigianale di corniceria ed arrivata ad oggi con larghe prospettive», spiegano Giuseppe Lo Magno e Valeria D’Amico, curatori della mostra: «Con questa collettiva mettiamo a parete i nuclei fondamentali della vita artistica della galleria. Il 30 è un numero che diventa emblema di una storia, un segno convenzionale che ci permette di scandire il tempo dietro di noi».

L’opening del 30 dicembre sarà accompagnato dall’analisi del prof. Salvatore Schembari sul numero 3 e i suoi multipli: « Trenta nella cabala è come il Tre, la perfezione!», anticipa Schembari, autore anche del testo critico: «Trent’anni sono trascorsi, trent’anni d’arte, di umanità, trent’anni di abnegazione per la nuova figurazione dei fratelli Lo Magno. Un trentennio di visioni dell’arte contemporanea, un arco temporale vissuto dalla galleria Lo Magno artecontemporanea forse come possibile via del ‘risorgimento’ di un certo luogo, di una certa città “sorda” e periferica. In questo evento si intrecciano perfette combinazioni per una galleria che segue un proprio dardo sfrecciare in direzione di un cielo azzurro, del firmamento di Piero Guccione».

Dopo l’opening del 30 dicembre, la mostra resterà visitabile fino al 30 gennaio, con ingresso gratuito (martedì – sabato ore 10-13 e 17-20). Gli spazi espositivi di Lo Magno artecontemporanea sono in Via Risorgimento 91/93 a Modica.

 

Ufficio Stampa

Concetta Bonini | Condire Digitale

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concetta@condiredigitale.it

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Finissage Unda Mater | Sandro Bracchitta

  ph. Carlo Giunta
 

MOSTRE: prorogata fino al 10 dicembre a Modica “Unda Mater” di Sandro Bracchitta

Per il finissage la presentazione del catalogo e una raffinatissima calcografia ispirata al progetto

Il critico Ivan Quaroni sull’uso delle “emergency blanket”: “Non scelta formale, le coperte di emergenza sono adesso nell’immaginario contemporaneo”

 

MODICA (Rg), 19 novembre 2022 – Prorogata fino al 10 dicembre, a Modica, la mostra “Unda Mater” di Sandro Bracchitta allestita dal 1 ottobre scorso negli spazi di Lo Magno artecontemporanea a cura di Giuseppe Lo Magno e Niccolò Nisivoccia.

In occasione del finissage sarà presentato il catalogo con il testo del critico d’arte Ivan Quaroni che, a proposito della poetica di Bracchitta, si sofferma sull’uso delle coperte isotermiche per le sue opere pittoriche e nella grande installazione plastica che domina lo spazio centrale della galleria. “Non risponde a una scelta meramente formale – scrive Quaroni -. Infatti, questo materiale, progettato nel 1969 dalla NASA per i veicoli spaziali, è oggi comunemente usato per la produzione di coperte isotermiche, usate in campo medicale per prevenire i casi di ipotermia. Le vediamo spesso addosso alle vittime di incidenti stradali e, più spesso, sulle spalle dei migranti che approdano esausti sulle nostre coste. Sono chiamate internazionalmente emergency blanket (coperte d’emergenza) e sono diventate un materiale ricorrente nelle attuali produzioni artistiche. Basti dare uno sguardo all’installazione Heaven and Hell Simultaneously (2016) di Mircea Cantor, alle Welsh Emergency Blankets (2018) di Daniel Trivedy, alla serie di fotografie intitolate Wind Sculptures (2015) di Giuseppe Lo Schiavo, alla scultura Bow Human (2010) di Pamela Rosenkrantz o alla gigantesca installazione The Blanket (2018) di Alexander Shtanuk, composta da tremila moduli di polietilene tereftalato e presentata al “Burning Man”, il celebre festival dedicato alle creazioni effimere che si tiene ogni anno nel deserto del Nevada, per capire che le coperte isotermiche sono entrate ormai di diritto nell’immaginario contemporaneo”. Completa la mostra la calcografia “Unda Mater” realizzata in occasione della personale e riprodotta in 30 esemplari.

Visite dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

LA MOSTRA, notizie

Una barca primordiale nella notte buia del Mediterraneo affidata all’onda madre, il movimento naturale del mare che, insieme al vento, ha guidato da millenni l’Uomo nel viaggio verso l’ignoto: terre sconosciute, nuovi popoli, culture “altre”, spesso anche approdi di pace. È un guscio di lamiera dall’anima sfavillante – ed eloquente – dell’oro di una coperta termica l’installazione di Sandro Bracchitta che introduce la mostra “Unda Mater” allestita a Modica,

Dieci tele e una barca per parlare di viaggio, mare, abissi silenziosi e derive assolate, fughe e approdi, disperazione e salvezza. Rigenerazione. Non dondolii di culla ma equilibri in perenne movimento, smarrimenti contemporanei. “Difficile resistere alla tentazione di leggere nelle opere di Bracchitta – scrive il curatore Nisivoccia – il senso più drammatico della contemporaneità. Come non riconoscere, nei segni che attraversano quel blu, il movimento delle onde, delle correnti? Nelle sue macchie di rosso, la traccia di una ferita che ogni giorno si rinnova, ma anche la metafora di una speranza che non cessa di essere coltivata? Nei suoi ori, la metafora ulteriore di un altrove da immaginare, e da inventare? Nei suoi cuori sospesi la rappresentazione del viaggio e dell’esilio – intesi come vite in bilico, provvisorie, precarie, prive di terra sotto i piedi”.

A raccontare il suo viaggio fra i segni e i colori è lo stesso autore, Sandro Bracchitta – pittore, incisore e docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania – che spiega: “Ho immaginato gusci scheletrici, consumati dalla potenza del mare, corrosi dalla furia dell’acqua e dal sole, dalla brutalità umana, paradigmatica manifestazione della natura fragile e impermanente della nostra esistenza e delle cose. Che sia un viaggio reale o metaforico, la barca-guscio è emblema del viaggio e del superamento di un limite attraverso profondissimi blu che separano due sponde tra vita e morte. E viceversa. Onda Madre, espressione primordiale della forza creatrice e al contempo distruttiva della Natura, che ci inabissa oppure ci spinge a riva, verso la salvezza”.

Affascinato dall’inarrestabile flusso creativo di Bracchitta è il co-curatore, Giuseppe Lo Magno, che scrive: “Sandro non si è mai fermato, nonostante i momenti difficili che hanno sconvolto i giorni di tutti noi, soprattutto nell’ultimo periodo. Lui, in maniera rigorosa e disciplinata, invece continua. E si evolve. Lo vedremo con Unda Mater, nuovo ciclo di lavori assai innovativo sia nei contenuti che nei materiali”.

       

Officina delle immagini                                                                                                                          

                              di Franco Noto

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

Sandro Bracchitta – Unda Mater

Dieci tele e un’installazione per raccontare il viaggio verso l’ignoto. Diventa oro l’abbraccio delle coperte termiche

Opera corale. Fino al 19 novembre da Lo Magno

 

MODICA (Rg), 28 settembre 2022 – Una barca primordiale nella notte buia del Mediterraneo affidata all’onda madre, il movimento naturale del mare che, insieme al vento, ha guidato da millenni l’Uomo nel viaggio verso l’ignoto: terre sconosciute, nuovi popoli, culture “altre”, spesso anche approdi di pace. È un guscio di lamiera dall’anima sfavillante – ed eloquente – dell’oro di una coperta termica l’installazione di Sandro Bracchitta che introduce la mostra “Unda Mater” allestita a Modica, negli spazi di Lo Magno artecontmeporanea dal 1 ottobre al 19 novembre 2022, a cura di Giuseppe Lo Magno e Niccolò Nisivoccia.
Dieci tele e una barca per parlare di viaggio, mare, abissi silenziosi e derive assolate, fughe e approdi, disperazione e salvezza. Rigenerazione. Non dondolii di culla ma equilibri in perenne movimento, smarrimenti contemporanei. “Difficile resistere alla tentazione di leggere nelle opere di Bracchitta – scrive il curatore Nisivoccia – il senso più drammatico della contemporaneità. Come non riconoscere, nei segni che attraversano quel blu, il movimento delle onde, delle correnti? Nelle sue macchie di rosso, la traccia di una ferita che ogni giorno si rinnova, ma anche la metafora di una speranza che non cessa di essere coltivata? Nei suoi ori, la metafora ulteriore di un altrove da immaginare, e da inventare? Nei suoi cuori sospesi la rappresentazione del viaggio e dell’esilio – intesi come vite in bilico, provvisorie, precarie, prive di terra sotto i piedi”.
A raccontare il suo viaggio fra i segni e i colori è lo stesso autore, Sandro Bracchitta – pittore, incisore e docente all’Accademia di Belle Arti di Catania – che spiega: “Gusci scheletrici, consumati dalla potenza del mare, corrosi dalla furia dell’acqua e dal sole, dalla brutalità umana, paradigmatica manifestazione della natura fragile e impermanente della nostra esistenza e delle cose. Che sia un viaggio reale o metaforico, la barca-guscio è emblema del viaggio e del superamento di un limite attraverso profondissimi blu che separano due sponde tra vita e morte. E viceversa. Onda Madre, espressione primordiale della forza creatrice e al contempo distruttiva della Natura, che ci inabissa oppure ci spinge a riva, verso la salvezza”.
Affascinato dall’inarrestabile flusso creativo di Bracchitta è il co-curatore, Giuseppe Lo Magno, che scrive: “Sandro non si è mai fermato, nonostante i momenti difficili che hanno sconvolto i giorni di tutti noi, soprattutto nell’ultimo periodo. Lui, in maniera rigorosa e disciplinata, invece continua. E si evolve. Lo vedremo con Unda Mater, nuovo ciclo di lavori assai innovativo sia nei contenuti che nei materiali”.
Concepita come un’opera corale, “Unda Mater” di Sandro Bracchitta sarà letta nel suo insieme dal critico d’arte Ivan Quaroni autore di un saggio nel catalogo che sarà presentato in occasione del finissage. Visite dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

 

Officina delle immagini

                              di Franco Noto

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Giovanni Viola – Pastels de l’ame sicilienne

GIOVANNI VIOLA

Pastels de l’ame sicilienne

Galerie Eric Coatalem – Lo Magno artecontemporanea

14 – 26 settembre 2022

Colori, paesaggi e segni della nostra isola: L’accuratezza analitica dell’artista modicano

Giovanni Viola incontra Parigi.

 

Sarà ” Pastels de l’ame sicilienne” il titolo della mostra personale di Giovanni Viola che si terrà dal 14 al 26 settembre 2022 presso la Galerie Eric Coatalem di Parigi.

E’ Eric Coatalem, direttore artistico dell’omonima galleria sita al 136 di rue du Fauborg Saint-Honorè (Paris), in collaborazione con Lo Magno artecontemporanea, a decidere di inaugurare la mostra monografica durante la famosa notturna lungo la sponda destra del fiume Senna “La Nocturne Rive Droite”. Giornata in cui tutte le gallerie della città di Parigi situate sulla riva nord della Senna prolungano il loro orario di apertura accogliendo visitatori da tutto il mondo.

 

La rencontre de Giovanni Viola

La rencontre de Giovanni Viola dans son univers à Modica, grâce à Guiseppe Lo Magno a été une expérience émouvante et passionnante.

Né en 1981 à Modica, Giovanni Viola, diplômé en droit de l’université de Messine, s’est depuis son plus jeune âge formé par l’étude des plus grands peintres italiens.
Il fait partie de la fameuse Ecole de Scicli qui ,de l’avis de Marc Fumaroli tout comme de Federico Sgarbi ,compte parmi les plus grands maîtres de la peinture contemporaine en Italie.
Artiste solitaire et imprégné de spiritualité, ce qui distingue Giovanni Viola est l’âme si particulière qu’il met pour peindre avec une infinie rigueur, précision et grande sensibilité sa terre natale du val de Noto, dont il connait si bien les trésors naturels encore préservés.
Avec ses innombrables bâtons de pastel, il réussit à transcrire cette terre enchanteresse, ces paysages sauvages bordés de murets de pierres sèches délimitant les parcelles de terre peuplées de majestueux caroubiers, oliviers et figuiers de barbarie.
Maitre dans l’art de la perspective, il dessine ces immenses étendues verdoyantes où l’on aperçoit parfois au premier plan les témoignages d’urbanisme de la nouvelle civilisation. S’ajoutent à ses thèmes de prédilection les réserves marines au lointains horizons et les grands cieux où la lumière intense et exceptionnelle est saisissante.

Giovanni Viola participe à de nombreuses Foires internationales  tout en bénéficiant d’expositions collectives et personnelles en Italie.

La Galerie Coatalem est heureuse de l’inviter à une première exposition parisienne.

 

L’incontro con Giovanni Viola

Incontrare Giovanni Viola nel suo mondo a Modica, grazie a Giuseppe Lo Magno, è stata un’esperienza commovente ed emozionante.

Nato nel 1981 a Modica, Giovanni Viola, laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Messina, si è formato fin da giovane studiando i più grandi pittori italiani.
Fa parte della famosa Scuola di Scicli che, secondo Marc Fumaroli oltre a Federico Sgarbi, è uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea in Italia.
Artista solitario intriso di spiritualità, ciò che contraddistingue Giovanni Viola è l’anima particolare che mette nella pittura con infinito rigore, precisione e grande sensibilità la sua terra natale del Val di Noto, di cui conosce ancora così bene i tesori naturali.
Con i suoi pastelli riesce a trascrivere questa terra incantevole, questi paesaggi selvaggi confinati da muretti a secco che delimitano gli appezzamenti popolati da maestosi carrubi, ulivi e fichi d’India.
Maestro nell’arte della prospettiva, disegna queste immense distese verdi dove a volte vediamo in primo piano le testimonianze dell’urbanistica della nuova civiltà. Ai suoi temi preferiti si aggiungono le marine con orizzonti lontani e i grandi cieli dove colpisce la luce intensa ed eccezionale.

Giovanni Viola partecipa a molte fiere internazionali, mostre collettive e personali in Italia.

La Galleria Coatalem è felice di invitarlo a una prima mostra parigina.

Ombéline D’Arché

 

A che punto siamo con Giovanni Viola

Non sono mai riuscito a considerare Giovanni Viola un paesaggista. Certo è nato a Modica che da Scicli dista meno di dieci chilometri; altrettanto vero è che il mare appare di frequente dei suoi dipinti affrontato in verticale, esattamente come faceva Piero Guccione considerato nel sud-est siciliano un “maestro” indiscusso di questo tipo di pittura.

Esattamente come Guccione, GV è un virtuoso tanto della stesura ad olio che del pastello: quest’ultimo in particolare utilizzato con una maestria che lascia stupiti non solo per le morbidezze ma pure per la brillantezza dei colori ottenuti. E’ una tecnica da molti ritenuta difficile, ma curiosamente GV l’ha adottata come un’opportunità per esecuzioni più “veloci”. Olio e pastello sono tecniche di nobile tradizione che pure – a partire dalla seconda metà del secolo scorso – sono divenute sospette alla più spocchiosa critica contemporanea.

Per queste caratteristiche l’opera di GV è stata talvolta accostata a quella del gruppo dei pittori della Scuola di Scicli di cui Guccione è stato uno dei maggiori esponenti. Tuttavia le etichette sono spesso fuorvianti: e in fondo niente – nemmeno a Modica o a Scicli – da allora è rimasto immobile.
In ogni caso il soggetto della ricerca di GV non è il paesaggio, ma la luce che lo inonda. E nemmeno si tratta di una luce metafisica: perché quella che GV blocca sulla tela è una luce catturata all’istante. Che provenga dal cielo o dalle nuvole, sia assorbita dalla terra riarsa o riflessa dalla superficie marina in fondo poco importa.

I “paesaggi” di GV sono tutto sommato ”incidentali”: nascono in gran parte dal territorio che lo circonda, ma possono divenire (è più raro) addirittura urbani. La ricerca della luce quella invece resta sempre al centro. Quella che vede ad esempio dalla finestra al quinto piano del suo studio di Modica: da qui nelle giornate più limpide appare il profilo dell’isola di Malta, mentre in quelle (sempre più frequenti) di forsennata calura estiva il cielo è di un azzurro polveroso, schermato dalla sabbia rossa che le alte pressioni sollevano dal deserto africano per trasportarla sulle coste siciliane.

C’è dell’altro nella pittura di GV che la allontana dal paesaggismo. Perché un paesaggista per sua natura descrive al più trasfigura: GV – al contrario -analizza. Giunto arrivato alla pittura per vocazione no ha mai rinnegato i suoi studi di giurisprudenza, quelli che ancora oggi ne condizionano lo sguardo. GV rappresenta attraverso un’ analisi minuziosa dei più piccoli particolari (spesso davvero rivelatori) ma sempre e comunque con lo stesso scopo: fissare sulla tela una particolare luce.

Che si tratti di un singolo oggetto (cosa assai rara), di un paesaggio o di un’idea, l’approccio è identico.

Ma si può analizzare e poi descrivere un’idea attraverso la pittura di un “paesaggio”? Di certo il pensiero analitico è più congeniale alla scrittura filosofica (e qui entra in ballo la sua passione per gli studi di teologia) piuttosto che alla dinamica per secoli attribuita alle arti visive.

L’arte contemporanea a partire dallo scorso secolo si è necessariamente avvicinata alla filosofia come mai accaduto in precedenza e GV – lo ripeto – è un pittore decisamente contemporaneo. Nonostante le tecniche adottate e i soggetti che appaiono sulle sue tele rischino di accomunarlo alla tradizione del moderno, quando non addirittura del classico, GV è un pittore-filosofo che reagisce in questo modo singolare alla meditazione su quel che lo circonda

 

Où en sommes-nous avec Giovanni Viola

Je n’ai jamais pu considérer GV comme un peintre paysagiste. Bien sûr, il est né à Modica qui se situe à moins de dix kilomètres de Scicli ; il est aussi vrai que la mer apparaît fréquemment dans ses tableaux face à la verticale, tout comme Piero Guccione, qui est considéré “maître” incontesté de ce type de peinture dans le sud-est sicilien.
Tout comme Guccione, GV est également un virtuose de la touche de couleur aussi bien à l’huile qu’au pastel : ce dernier en particulier utilisé avec une habileté qui laisse émerveiller non seulement par la douceur mais aussi par la brillance des couleurs obtenues. C’est une technique considérée comme difficile par plusieurs, mais curieusement GV l’a adoptée comme une opportunité pour des exécutions “plus rapides”. L’huile et le pastel sont des techniques de noble tradition qui elles aussi – à partir de la seconde moitié du siècle dernier – sont devenues suspectes à la critique contemporaine la plus hautaine. C’est pour ces caractéristiques que l’œuvre de GV a parfois été comparée à celle du groupe de peintres de l’école de Scicli dont Guccione était l’un des principaux représentants. Pourtant, les étiquettes sont souvent trompeuses : et au fond rien – même pas à Modica ou Scicli – n’est resté immobile depuis lors. En tout cas, le sujet de recherche de GV n’est pas le paysage, mais la lumière qui l’inonde. Ce n’est pas non plus une lumière métaphysique : car ce que GV bloque sur la toile est une lumière captée instantanément. Qu’elle vienne du ciel ou des nuages, qu’elle soit absorbée par la terre desséchée ou réfléchie par la surface de la mer au fond, peu importe.
Les « paysages » de GV sont en fin des comptes « accessoires » : ils proviennent en grande partie des environs, mais ils peuvent devenir (plus rarement) même urbains. La recherche de la lumière, en revanche, reste toujours au centre. Celle qu’il voit, par exemple, depuis la fenêtre du cinquième étage de son atelier de Modica : d’ici, les jours les plus clairs, apparaît le profil de l’île de Malte, tandis que dans ceux (de plus en plus fréquents) de chaleur estivale effrénée, le ciel d’un poussiéreux bleu est protégé par le sable rouge que les hautes pressions soulèvent du désert africain pour le transporter jusqu’aux côtes siciliennes. Il y a autre chose dans la peinture de GV qui l’éloigne du paysage. Car un paysagiste de par sa nature décrit tout au plus transfigure : GV – au contraire – analyse. Arrivé à la peinture par vocation, il n’a jamais renoncé à ses études de droit, celles qui marquent encore aujourd’hui son regard. GV représente à travers une analyse minutieuse des moindres détails (souvent vraiment révélateurs) mais toujours et en tout cas avec le même objectif : fixer une lumière particulière sur la toile. Qu’il s’agisse d’un objet unique (ce qui est très rare), d’un paysage ou d’une idée, la démarche est identique. Mais peut-on analyser puis décrire une idée à travers la peinture d’un « paysage » ? Certes, la pensée analytique est plus favorable à l’écriture philosophique (et ici sa passion pour les études théologiques entre en jeu) qu’à la dynamique attribuée aux arts visuels depuis des siècles. L’art contemporain depuis le siècle dernier s’est forcément approché de la philosophie comme jamais auparavant et GV – je le répète – est un peintre résolument contemporain. Bien que les techniques adoptées et les sujets qui apparaissent sur ses toiles risquent de l’associer à la tradition du moderne, voire du classique, GV est un peintre-philosophe qui réagit de cette manière singulière à la méditation sur ce qui l’entoure.

Aldo Premoli

Rossana Taormina – Tempo incolume

Tempo incolume

Rossana Taormina | solo show

LO MAGNO artecontemporanea

13 – 15 maggio 2022

ArteFiera Bologna – Padiglione 15 stand F19

 

Oggetti anonimi e soggetti sconosciuti, tempi rinvenuti e spazi ritrovati, la forza evocativa di Rossana Taormina giunge a Bologna in occasione della 45°edizione di Arte Fiera. Un solo show dal titolo “Tempo incolume” – Stand F19 Lo Magno artecontemporanea, padiglione 15.

La ricerca di Rossana Taormina si concentra sulla necessità di rendere leggibile lo spazio, di misurarlo, di rappresentarlo riscrivendone i segni convenzionali condivisi. Lo spazio per essere sottratto all’indeterminatezza che gli è propria, da una parte ha bisogno di una nomenclatura universale, ma dall’altra necessita di una connotazione emotiva. La relazione fra questi due sistemi determina la scoperta di nuove dimensioni estetiche e spaziali.

Una delle linee fondanti della produzione dell’artista, infatti, è legata al tema del riuso degli oggetti e degli spazi che questi sono in grado di evocare. Tema – questo – assai complesso, la cui urgenza è espressa dall’artista con linguaggi diversi, spesso contaminati, e che possiamo meglio mettere a fuoco attraverso le parole di Perec: «Vorrei che esistessero luoghi stabili, immobili, intangibili, mai toccati e quasi intoccabili, immutabili, radicati; luoghi che sarebbero punti di riferimento e di partenza, delle fonti: il mio paese natale, la culla della mia famiglia, la casa dove sarei nato, l’albero che avrei visto crescere (che mio padre avrebbe piantato il giorno della mia nascita), la soffitta della mia infanzia gremita di ricordi intatti… Tali luoghi non esistono, ed è perché non esistono che lo spazio diventa problematico, cessa di essere evidenza, cessa di essere incorporato, cessa di essere appropriato. Lo spazio è un dubbio».

Su questo dubbio, senza la pretesa di scioglierlo, ma di esprimerlo in immagini, di tradurlo in connessioni visive ed emotive, si sviluppa Tempo incolume, cioè una riflessione sullo spazio e sulla possibilità di sottrarlo alla distruzione, di risparmiarlo attraverso il miracoloso ritrovamento dell’oggetto anonimo. Quest’ultimo, diventando simbolico, può accedere a una sorta di intimità condivisa. Lo spazio “personale”, infatti, è fragile, fluida la sua descrizione in quanto affidata alla memoria dell’individuo, memoria che verrà plasmata dalle narrazioni del nucleo familiare, che sarà irrimediabilmente corrosa dall’oblio.

Da questo punto di vista Tempo incolume è il luogo di confine in cui la memoria personale fluisce in quella collettiva, dove gli eventi storici accolgono quelli domestici e privati, e viceversa. Per questa ragione l’immaginario di Tempo incolume si muove sempre all’interno di una casa simbolica in cui possono essere ritrovati i suoi oggetti feticcio: il giardino, i ritratti di famiglia, la foto del nonno in guerra, il vaso coi fiori, i velluti, la consistenza dei muri e delle tappezzerie, la traiettoria affettuosa della luce.

Al contrario dell’idea dominante di tempo, classico divoratore degli attimi, si può esprimere dunque un’idea del tempo persistente, che agisce nei paesaggi interiori, custodisce, planimetrie sbiadite, restituisce tessuti e oggetti che ne hanno ravvivato le stanze, i profumi e la luce che le hanno attraversate in giorni imprecisati. Tempo incolume, allora, è la capacità della memoria di riattivare uno spazio ormai dissolto, di veder fiorire un giardino lontano.

ROSSANA TAORMINA | biografia

Rossana Taormina nasce nel 1972 a Partanna, una piccola cittadina della Valle del Belice. La sua nascita avviene quattro anni dopo il disastroso terremoto che distrusse una vasta area della Sicilia occidentale. Il fermento culturale e artistico della città di Gibellina fu determinante nella sua crescita, è da questo suo trascorso che nasce, nell’artista, una specie di ossessione per la memoria, il recupero e la costante volontà di salvaguardare delle esistenze anonime, cercando di dare loro uno spazio ben definito. Dopo aver completato gli studi d’obbligo, Rossana si trasferisce a Roma per lavoro per poi ritornare a Palermo dove si diploma e si laurea in Belle Arti. Nella sua ricerca Rossana modella spazio e memoria rielaborando la carica mnestica dell’object trouvé. Gli oggetti utilizzati sono spesso trovati nei mercatini delle pulci, come tessuti di altra generazione carichi di trame dal ricordo sconosciuto che Rossana rielabora portando alla luce la sua percezione; vecchie foto con volti anonimi che, pur essendo ignoti, sono carichi di emotività, su queste l’Artista ricama costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia. Una poetica aperta alla contaminazione dei linguaggi la sua, una sensibilità che, nell’elemento prelevato del quotidiano, individua gli strumenti espressivi per esplorare nuovi confini. Le opere di Rossana Taormina sono state pubblicate su diverse riviste di arte contemporanea internazionali e nazionali


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Dalla decollazione di San Giovanni Battista – Giuseppe Colombo

ARTE: “rifare” i Maestri, a Modica Giuseppe Colombo si misura con Caravaggio

Otto d’apres e una litografia dalla Decollazione di San Giovanni Battista a Malta

 

MODICA (Rg), 21 marzo 2022 – Con i suoi tre metri per cinque è l’opera più grande mai realizzata da Caravaggio, oltre a essere quella che nel 1608 gli valse l’onorificenza della Croce di Malta (e il dono di due schiavi). Custodita a La Valletta, nell’Oratorio omonimo all’interno della Concattedrale, la “Decollazione di San Giovanni Battista” è un capolavoro dal potente realismo che, oggetto di studio e approfondimento nell’ultimo anno da parte di Giuseppe Colombo, sarà protagonista con una piccola raccolta di otto d’après, di una raffinatissima omonima mostra allestita a Modica negli spazi di Lo Magno Artecontemporanea (Giuseppe Colombo. “Dalla decollazione di San Giovanni Battista”, da Caravaggio”, dal 26 marzo e fino al 30 aprile 2022). A cura di Giuseppe Lo Magno, il progetto espositivo si completa di un saggio critico di Rischa Paterlini. Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 18.30.

A Modica la scena corale e la straziante drammaticità del grande capolavoro della decapitazione di San Giovanni Battista si scompone in una sequenza di cinque ritratti: uno ad uno i singoli attori diventano protagonisti della narrazione di Giuseppe Colombo che per ognuno di loro esplora sentimenti, mette a nudo l’anima, indaga la mimica e i gesti, quasi a penetrare il tessuto materico del segno di Caravaggio. Una frammentazione delle parti che, grazie alla sensibilità di Colombo, vivifica i dettagli e finisce per amplificare la portata emotiva dell’insieme. Dopo l’ancella, la vecchia, il carceriere, il carnefice e lo stesso San Giovanni Battista, a concludere infatti la sequenza dei d’après – la rielaborazione da parte di un’artista di un’opera di un altro artista cui si ispira, che considera proprio Maestro o a cui rende omaggio – è una formidabile riproduzione a matita e carboncino dell’intero quadro d’insieme.

Spiega Rischa Paterlini: “Utilizzando pastelli acquerellabili e carboncini su carta semi ruvida, Colombo oggi, attraverso il suo personale “mondo figurativo”, pretende attenzione per i dettagli che cura in modo maniacale, chiedendo ai nostri occhi di osservare uno ad uno i protagonisti che compongono la scena: la giovane in un angolo che porta un bacile di cui ne realizza addirittura tre studi, il carceriere che sta ad osservare impassibile la scena, il carnefice, la donna anziana con le mani al volto e infine quella macchia di sangue che scorre dal collo del Battista (e che Caravaggio, audacemente, utilizzò per la sua firma sull’opera). Per ognuno dei personaggi una carta, così da studiare ogni dettaglio fino a liberarne l’anima e non concedere nulla al caso (…) Nulla infatti in questi volti rimane nascosto: il coraggio, l’inquietudine, la paura, la rassegnazione, l’aggressività, si offrono all’osservatore permettendoci di leggere grazie al potente realismo, unito alla trascrizione di ogni dettaglio memore dei pittori rinascimentali del nord Europa, i drammi che stiamo vivendo ai giorni nostri”.

Quanto alla scelta di cimentarsi coi d’après, di “rifare” i grandi dell’arte, Colombo cita il suo stesso maestro, Piero Guccione, autore di piccoli pastelli sia di questa stessa opera di Caravaggio che di capolavori di Michelangelo, Tiepolo, Raffaello, Velasquez e Friedrich. E, trasponendo il discorso in musica, arriva a citare Franco Battiato e il suo “Fleurs”, album di cover, lirico e confidenziale, amatissimo dai fans sebbene privo dell’originalità dei contenuti tanto apprezzata nel compositore. “Quando “rifai” un Maestro – commenta Colombo – è sempre un importante momento di studio, certamente anche di riposo creativo, di sedimentazione, di interiorizzazione. Entro nella trama del dipinto, mi nutro della sua atmosfera, indago le pose, lo faccio mio. Una specie di corso di aggiornamento, perché per quanto tu a cinquant’anni, come me adesso, possa padroneggiare la tecnica, non finisci mai di studiare e di imparare. E di questa “Decollazione” mi affascina la bellezza del sacrificio. Forse, più dell’estetica, ad interessarmi è la teatralità della scena: come teatro della vita”.

Completa l’esposizione una litografia con il soggetto dell’ancella realizzata a Helsinki, l’estate scorsa, in uno tra i più prestigiosi laboratori litografici internazionali.  L’opera fa parte del ciclo in mostra con “Tous les matins du monde”, bipersonale con il finlandese Kuutti Lavonen dedicata al barocco. Un video, realizzato dal filmaker finlandese Aleksi Sirviö e che sarà proiettato in sala, documenta con la voce narrante di Giuseppe Colombo i vari processi di realizzazione della sua litografia, una delle più antiche tecniche di incisione (nasce a fine ‘700). Un lavoro che impone metodo e precisione, prevede la scalfitura di una o più matrici di pietra e l’uso di inchiostri calcografici.

La mostra – alla quale è dedicato un catalogo digitale, consultabile sul sito della galleria – è visitabile dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

GIUSEPPE COLOMBO | bio breve

Nasce a Modica nel 1971, dove vive e lavora. Evidenzia la sua inclinazione per la pittura fin da ragazzo attratto da fotografie di opere di classici e di quadri di pittori contemporanei come Picasso e Goya, appesi alle pareti di casa, dei quali eseguiva copie. Si iscrive all’Istituto d’Arte di Comiso. Successivamente all’Istituto d’Arte di Urbino, dove sceglie i corsi d’incisione, e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Qui ha modo di frequentare sia le gallerie più impegnate sul versante dell’Avanguardia sia i musei di arte storica. Sarà questo il momento della scelta definitiva nel dedicarsi alla pittura, anche in virtù di studi su Cézanne. Alla fine degli anni novanta rientra in Sicilia, nella sua città. Qui le sue opere sono apprezzate da Piero Guccione e ben presto sarà tra gli esponenti storici del Gruppo di Scicli.

Tra le innumerevoli mostre, vanno citate Il Gruppo di Scicli, presso Palazzo Sarcinelli, a Conegliano (Treviso), curata da Marco Goldin, del 2001, La Luce infinita, Per amore, Quindici anni di scelte a Palazzo Sarcinelli, entrambe realizzate a Conegliano nel 2002 da Marco Goldin, che cura pure le successive due personali dell’artista, nel 2003, Colombo, Opere 1999-2003, e nel 2005, Colombo, Nature morte e ritratti, Vicenza, Artefiera.

Nel 2003 l’olio San Giorgio, Notturno entra nella collezione permanente del Senato della Repubblica. Nel giugno del 2011 viene invitato a Helsinki, per una esposizione alla quale collabora l’Istituto Italiano di Cultura, presso il Verla Mill Museum; in questa occasione l’artista realizza una raffinata litografia. Nello stesso anno viene invitato da Vittorio Sgarbi alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, e nel settembre del 2012 partecipa a Il Gruppo di Scicli, Contemporary Painters and Sculptors From Southern Sicily, Bernarducci-Meisel Gallery, a New York. Sempre nel 2012 e poi nel 2013 collabora con Stefano Malatesta, curatore di due sillogi di racconti (editi da Neri Pozza), Viaggio in treno con suspense e Quel treno per Baghdad. Del 2014 sono Attorno a Veermeer, a cura di Marco Goldin, Vittoria Sperimenta, direttore artistico Giovanni Robustelli, Arte per Kamarina, a cura di Elisa Mandarà, Artisti di Sicilia, mostra itinerante, che abbraccia anche il 2015, a cura di Sgarbi. Del 2015 sono due mostre col Gruppo di Scicli, entrambe curate da E. Mandarà: Colore per la terra, a Ragusa, a Palazzo Garofalo, evento legato a Milano Expo 2015, e Ibleide terra e luce. Trentacinque anni del Gruppo di Scicli, tenutasi a Palazzo Reale (Palermo). Del dicembre 2015 è l’antologica Opere 1999-2015, nel Convento del Carmine di Modica, a cura di Paolo Nifosì e Tonino Cannata.

Seguono nel 2016 le mostre The Light of Sicily, presso la Francis Maere fine art gallery (Gent, Belgio), Realismi italiani contemporanei (Casa d’arte Miglio, Catanzaro), Metafisica della luce (Galleria Ventoblu, Polignano a mare) e Nature Variabili (Convento di Santa Maria della Croce, Scicli). Del 2017 sono le mostre Confinus, confini e aperture (Casa museo J.H.Erkko, Helsinki), Bozzetti, disegni, scenografie della Cavalleria Rusticana, nel Foyer del Teatro Garibaldi di Modica; Imago mundi, identità siciliane, (Magazzini Culturali della Zisa di Palermo), Forni50 (1967/2017) alla Galleria Forni di Bologna; e la mostra itinerante Migrantes (Palazzo Garofalo di Ragusa, poi a Comiso e Vittoria).

Nel 2018 Giuseppe Colombo espone nel cuore del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, con la personale “Di memorie, di reale” a cura di Elisa Mandarà (Villa Aurea); in estate partecipa alla collettiva La mia Sicilia (Galleria Forni, Bologna) e poi in Finlandia con la mostra Kymmenen X Totta (Galleria Linnankatu, a Savonlinna). Nel 2021 in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura ha esposto ancora in Finlandia con “Tutte le mattine del mondo” e in coppia con l’artista finlandese Kuutti Lavonen (Galleria Duetto, Helsinki).

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Giuseppe Colombo a Helsinki

Finlandia, vetrina internazionale per l’artista siciliano Giuseppe Colombo

Il siciliano Giuseppe Colombo sarà protagonista di due mostre in Finlandia. La prima, una bipersonale alla Galleria Duetto di Helsinki con l’artista  finlandese  Kuutti Lavonen (Tous les matins du monde, dal 29 settembre al 24 ottobre. La seconda, insieme al gruppo di artisti che ruota intorno alla stamperia litografica Helsinki-Litho, allestita nella Artist Home Erkkola di Tuusula, nella Finlandia meridionale (Hauras aika, väkevä aika, trad. “Tempo fragile, tempo forte”) dal 29 settembre al 31 ottobre. Entrambe le mostre hanno ricevuto il patrocinio dell’Istituto italiano di Cultura di Helsinki.

Giuseppe Colombo (Modica, 1971), formatosi nell’Accademia di Belle Arti di Roma, entrato a far parte del Gruppo di Scicli con Piero Guccione sul finire degli anni Novanta, alterna nella sua produzione pittorica paesaggi, nature morte, nudi e ritratti.

Alla Galleria Duetto Colombo esporrà insieme all’artista Kuutti Lavonen, con cui vanta una lunga amicizia e collaborazione. In mostra studi e d’apres, sul Barocco europeo.

La mostra allestita Artist Home Erkkola proporrà, oltre all’opera di Giuseppe Colombo, grafiche, dipinti, disegni e installazioni degli artisti finlandesi Matti Hintikka, Kuutti Lavonen, Kaisu Sirviö, Elina Länsman, della lituana Roma Auskalnyte. Tema conduttore dei lavori sarà la riflessione sulla sensibilità umana e sul potere. L’artista siciliano, in particolare, esporrà un’opera a pastello dal titolo “Dalla decollazione di san Giovanni di Caravaggio”. L’opera raffigura una giovane che porta un bacile su cui raccoglierà la testa del Battista, ispirata al celebre dipinto caravaggesco conservato nella Cattedrale di San Giovanni a La Valletta (Malta).

Dall’Opera, presso la stamperia Helsinki-Litho, verrà realizzata un’esclusiva litografia per Lo Magno artecontemporanea di Modica, di cui Colombo è uno dei principali artisti.

«La Helsinki-Litho – spiega Giuseppe Lo Magno, direttore della galleria modicana – è una delle stamperie litografiche più prestigiose d’Europa, dove le stampe sono realizzate ancora su pietra. Da qui il pregio dell’opera, prodotta in esclusiva per la nostra galleria in edizione limitatissima di appena trenta esemplari, più le prove d’artista. Siamo orgogliosi di instaurare, tramite un nostro affermato artista, una collaborazione internazionale così importante». La cartella contenente la litografia (diametro di 40 cm, su foglio quadrato di 50 x 50 cm) sarà presentata prossimamente nella galleria nell’ambito di un evento ad hoc.

Giuseppe Colombo non è nuovo a importanti collaborazioni con gli ambienti artistici finlandesi. Fin dal 2011, infatti, è stato invitato come unico artista straniero a esporre al Verla Mill Museum di Jaala a Helsinki. A seguito della mostra, il suo sodalizio con la stamperia litografica Helsinki-Litho di Matti Hintikka, Kuutti Lavonen, si è rafforzato. Tanto che nel 2017 è stato invitato a esporre alla collettiva “Confinus, confini e aperture”, presso la Artist Home Erkkola.

Le Cento Sicilie mini spot

Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino”.

– Gesualdo Bufalino

TAORMINA, 14 LUG – Dal 17 luglio al 14 novembre 2021 Palazzo Ciampoli di Taormina ospiterà la mostra ad ingresso libero “Le Cento Sicilie. Il più ibrido dei continenti”

Saranno esposte opere di dodici artisti contemporanei: Alessandro Bazan, Giovanni Blanco, Barbara Cammarata, Giuseppe Colombo, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Filippo La Vaccara, Franco Polizzi, Ignazio Schifano, Samantha Torrisi e William Marc Zanghi.

L’esposizione a cura di Diego Cavallaro e Giuseppe Vella inaugura il 17 luglio 2021, alle 19, alla presenza dell’assessore Regionale dei Beni Culturali Alberto Samonà Organizzata dal Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano, la mostra si innesta nel filone “Arte Sicilia Contemporanea” per la valorizzazione di Palazzo Ciampoli: prestigiosa residenza del XV secolo che negli anni passati è stata oggetto di un restauro da parte della Regione Siciliana.

Si ringrazia LO MAGNO artecontemporanea per la collaborazione.

Taormina – Palazzo Ciampoli

VISITE: tutti i giorni

ORARIO: dalle 9 alle 19

INGRESSO LIBERO

Le Cento Sicilie mini spot