Categoria: Mostre

30 x 30 GROUP SHOW EXHIBITION

30 x 30

GROUP SHOW

LO MAGNO ARTECONTEMPORANEA

1992 | 2022

30: Un numero ad emblema di una storia. Un segno convenzionale che ci permette di

scandire il tempo dietro di noi.

Lo Magno artecontemporanea celebra i suoi 30 anni di attività con la collettiva 30 x 30 mettendo a

parete i nuclei fondamentali della propria vita artistica.

La mostra, curata da Giuseppe Lo Magno e Valeria D’Amico, inaugurerà questo 30 dicembre alle ore 19 presso gli spazi espositivi di Via Risorgimento 91/93 a Modica.

30 gli Artisti in mostra più un omaggio a Piero Guccione. Tra fotografia, pittura, collage e disegno saranno loro a rappresentare la stratificazione strutturale della galleria.

Colori, immagini, emozioni, intenzioni : 30 voci rappresentano il percorso artistico di un’attività nata nel 1992 come piccolo laboratorio artigianale di corniceria ed arrivata ad oggi con larghe prospettive.

L’evento sarà accompagnato dall’analisi del Prof.Salvatore Schembari sul numero 3 e i suoi multipli. Come noto, al numero tre sono attribuiti significati magici e simbolici da tutte le civiltà ed in tutte le epoche. Dal “numero perfetto” descritto da Pitagora in quanto sintesi del pari (due) e del dispari (uno) alla simbologia asiatica della totalità cosmica (cielo – terra – uomo). Passando sicuramente per le triadi divine presenti nelle religioni come la trimurti induista (Brahma, Shiva, Vishnu) e la Trinità del Cristianesimo (Padre, Figlio, Spirito Santo) intimamente rappresentata nel XII sec. da Gioachino Da Fiore su alcune tavole raccolte nel Liber Figurarum. In una di queste vediamo descritta graficamente la triade: la sovrapposizione di 3 cerchi, forme geometriche perfette, di colori diversi, verde per il creatore, azzurro per il figlio disceso dal cielo e il terzo cerchio, quello rosso per lo Spirito Santo che è Amore: Fuoco che si alimenta grazie all’esistenza degli altri due, ci dice Dante. E come non citare la Divina Commedia dove il tre e i suoi multipli hanno un valore simbolico centrale (tre cantiche, trentatre canti, nove gironi infernali).

Ingresso gratuito. Visite dal martedì al sabato 10-13 e 17-20 fino al 30 gennaio 2022

 

Cliccando sul nome dell’Artista accederete ad una scheda. Per ognuno vi è proposta una ricostruzione del legame tra l’artista e la galleria durante questo periodo lungo 30 anni. Imprecisioni o lacune sono frutto di una ricerca complessa e, negli anni che precedono la condivisione sui canali web, difficilmente rintracciabile! Spero comunque in una lettura evocativa e nostalgicamente piacevole!
Valeria D’Amico

 

 

PIERO GUCCIONE

UMBERTO AGNELLO | ROSARIO ANTOCI | FRANCESCO BALSAMO | ORAZIO BATTAGLIA | ALESSANDRO BAZAN | GIOVANNI BLANCO | GIUSEPPE BOMBACI | GIUSI BONOMO | SANDRO BRACCHITTA | DAVIDE BRAMANTE | MARCO BUNETTO | MELISSA CARNEMOLLA | DANIELE CASCONE | ANDREA CERRUTO | GIUSEPPE COLOMBO | IGNAZIO CUSIMANO SCHIFANO | FULVIO DI PIAZZA | EMANUELE GIUFFRIDA  | GIOVANNI IUDICE | GIOVANNI LA COGNATA | FRANCESCO LAURETTA | GIUSEPPE LEONE | FORTUNATO PEPE | GIOVANNI ROBUSTELLI | SOFIA STORNIOLO | ROSSANA TAORMINA | SAMANTHA TORRISI | GIOVANNI VIOLA | WILLIAM MARC ZANGHI

 

 

Trenta per trenta una perfetta combinazione

Salvatore Schembari | 30×30 group show

 

Trenta nella cabala è come il Tre, la perfezione!

Trent’anni sono trascorsi, trent’anni d’arte, di umanità, trent’anni di abnegazione per la nuova figurazione dei due fratelli Lo Magno e del loro Emanuele, minuto ed esile dolce papà (del quale, anche se ora non c’è più traccia sulla terra, pesano, da qualche parte, i 21 grammi della sua anima)…Trent’anni, per inquadrare, riquadrare, montare un susseguirsi di frame sussultanti di trasfigurante materia, di vita e natura.

Trent’anni una porzione di tempo in cui lo spazio è mutevole, cambia alla velocità dei 10.950 giorni vissuti, ampiamente, uno più uno, senza dimenticare gli Otto giorni bisestili da spalmare ancora avanti e indietro lungo il corso emblematico della libertà, del numero Cinque sotteso.

Chissà perché Peppe Lo Magno (nato il 14 marzo del 1971 la cui somma numerologica ci assegna l’Otto come cifra di un suo destino: ovvero custodire un meta-potere, muovere le fila, manipolare perfino sé stesso) mi ha incaricato di scrivere su una mostra figurativa (pittorica, fotografica e le altre tecniche di un progetto contemporaneo, senza sottomissioni all’ideologia del hic et nunc ) invitandomi a soffermarmi di più sullo specifico statuto interpretativo magico-simbolico dell’evento?

Mi ha dato inoltre indicazioni a parlare di una esposizione in cui ogni opera ha una dimensione simbolica e reale di 30 per 30 centimetri; e ancora di trovare un ragguaglio esplicativo su 30 artisti rigorosamente scelti per festeggiare, appunto, un trentennio di visioni dell’arte contemporanea.

Un arco temporale vissuto dalla Galleria Lo Magno forse come possibile via del “risorgimento” di un certo luogo, di una certa città “sorda” e periferica, sita guarda caso al numero 93… Perfette combinazioni per una galleria che segue un proprio dardo sfrecciare in direzione di un cielo azzurro, del firmamento di Piero Guccione; ideali accostamenti che vibrano e si mescolano ad un’ulteriore indagine adeguatamente condotta sulla fatalità occorsa alla stessa sigla della città di Modica, sensibile e intrisa d’utopia, d’intelligenza, un paese in perfetta sintonia ancora con il multiplo di Tre, con il numero Nove, l’arcano universale che si ottiene. Il risultato finale di una smorfia che sommando le vocali e le consonanti s’intona con la comunità una e trina di Modica.

Chissà perché ancora una volta la scelta di Peppe Lo Magno di festeggiare un compleanno, senza conoscere cabale e rune, si nutre di perfette coincidenze: come la data, per esempio, d’inaugurazione del vernissage, decisa per il 30 dicembre 2022, datazione precipua se è vero che la somma di essa si traduce in trina vibrazione numerica. Si riparte dal Tre, da ciò che è funzionale al nostro progetto di lettura e d’interpretazione di questo avvenimento. Certo non vi è una epistemologia che dimostri il fascino dei numeri fuori dal perimetro di una grammatica logica, distante dai poetici processi matematici.

Nonostante ciò, per puro divertimento e gioco, a me piace lo stesso indagare su occorrenze platealmente immaginarie e fantasiose. Lo facevo già fin dall’età di cinque anni.

Non so perché a quella età io abbia sviluppato un sistema sui generis di conoscenza numerica “esoterica” basato sul multiplo di tre e su una pitagorica e cabalistica ciclicità del numero Tre moltiplicato per Tre.

Una sorta di guizzo intuitivo d’agnizione identitaria dell’Universo numerico che ci vibra da sempre e in tutto, attorno a noi umani…Un “pre algoritmo”innato nella mia matrice di spirito che cerca di cum-prendere nei prossimi molli emisferi cerebrali, ciò che non conosciamo, che sappiamo di non conoscere. Con i numeri la matematica ha indagato sui confini di ciò che si può misurare dell’incommensurabile. Io nel mio gioco inconsapevole, forse di pura stoltezza, cerco la benedizione emulando, nel mio cervello, la fulminea inconsapevole poesia d’una misura. Ci provo, come tutti del resto, sapendo per certo che dovrò tornare all’Uno attraverso i cicli vitali del numero Nove. Cicli universali che tendono ineluttabili a navigare, a girare, e girare, e girare nell’infinito spazio dell’universo.

Bene sono stato chiamato ad officiare sui numeri raccontando trenta artisti e la morfologia di questa collettiva 30×30 Group Show, imperniata, per l’appunto, su i zampilli di una corte d’acqua e gli scoppiettii sfavillanti di fuochi d’artificio di una kermesse curata da Valeria D’Amico e Giuseppe lo Magno numero 1 e numero 8 (insieme ci danno ancora una volta per puro caso la tensione dell’universale numero nove, multiplo di tre.

Essi magnificamente provano a districarsi, all’insaputa tra loro, tra chi comanda e chi manipola, fin quando non raggiungono qualcosa di più eclatante delle loro singole vibrazioni. Ecco con queste premesse ci provo anch’io a triangolare un tripudio di note fantasiose sulle 30 opere esposte.

Giudizi apoditticamente sussunti da un serbatoio critico strettamente intrecciato, stavolta, al calcolo numerologico del giorno del mese e dell’anno di nascita di ciascun artista. Effimere sentenze basate sul numero del destino a cui ogni artista tende. Insomma un divertissement annunciato…

La mia idea è quella ora di coniugare il risultato del calcolo ottenuto, svelando a volo d’uccello le doti intrinseche colte in una misura, con un commentario da snocciolare giornaliero, in ordine alfabetico, nell’arco di trenta giorni, su ciascuna opera presentata dai 30 artisti:

Umberto Agnello    numero 4    la perseveranza ciclica, il verde raddoppiato, il nero dimezzato

Rosario Antoci    numero 5    l’inizio, la concretezza, la libertà, il rosso, il verde, l’azzurro

Francesco Balsamo    numero 4    la consapevolezza introspettiva, il blu, l’arcobaleno

Orazio Battaglia    numero 1    l’indipendenza, il rosso con sfumature verde e blu

Alessandro Bazan    numero 9    la caparbietà sontuosa, la libertà assoluta, il verde più azzurro, l’arcobaleno

Giuseppe Bombaci    numero 11    il sogno, l’arancione intriso di verde violaceo

Giusi Bonomo    numero 8    il potere intellettuale, il nero con il rosso e il viola

Giovanni Blanco    numero 3    la perfezione universale, il giallo con la gamma di tutti i colori),

Sandro Bracchitta    numero 1    l’origine del carisma di tutti colori, il blu e il rosso che tende al giallo

Davide Bramante    numero 8    il potere delle multi cromie del nero

Marco Bunetto    numero 6    la sensatezza di un interiore potere, il blu che affonda nel viola, nell’antracite

Melissa Carnemolla    numero 22    il sogno che si concretizza, l’arancione mistico esaltato dal verde bottiglia

Daniele Cascone    numero 4    la pazienza dell’intelligenza e della coscienza, il lilla, il blu azzurrato

Andrea Cerruto    numero 6  la sensatezza di un interiore potere, il blu che affonda nel nero del cielo assolato

Giuseppe Colombo    numero 7    l’artista che universalizza l’artista, tutte le cromie

Ignazio Cusimano Schifano    numero 11    perfettamente solido, il giallo e il nero

Fulvio Di Piazza    numero 6    la pacatezza intima e vigorosa, il blu e l’arancione

Emanuele Giuffrida    numero 1    il vigore dell’utopia, il rosso e il nero

Piero Guccione    numero 1    il firmamento, l’azzurro più azzurro

Giovanni Iudice    numero 3    magistrale comprensione della perfezione, i verdi e i gialli, il nero della matita

Giovanni La Cognata    numero 8    la forza intrinseca dell’artista che si dimette dal reale per raggiungere l’apice della realtà stessa, rosso fuoco, blu e giallo, il colore della notte

Francesco Lauretta    numero 7    la franchezza di un’artista sensibile sovrano, l’azzurro e l’arcobaleno

Giuseppe Leone    numero 1    lo sguardo, l’isola trina, libera e universale, il bianco e nero

Fortunato Pepe    numero 8    il segreto che non appare ed è, nero con tutte le sfumature dei grigi

Giovanni Robustelli   numero 4   la perizia più universale, gemella dell’abilità, i neri, i verdi scuri e tutti i colori

Sofia Storniolo    numero 1    mirabile sapienza, ineguagliabile, il sole, l’arcobaleno

Rossana Taormina    numero 9    il carisma di chi può e vuole, nero su rosso, tutta la tavolozza

Samantha Torrisi    numero  il filo d’Arianna, la cognizione del dolore, il rosso, il blu, le sfumature del viola

Giovanni Viola    numero 4    la determinazione a servizio della perfezione, il giallo, il rosso il verde più scuro

William Marc Zanghi    numero 5    la tenacia, il crisma della libertà

tel : +39 0932763165 | +393396176251
   

IUDICE 1992 | 2022

Trent’anni d’arte di Giovanni Iudice racchiusi nella mostra antologica promossa a Modica (Rg) dal 7 dicembre 2022.

60 opere esposte tra cui la celebre “Umanità”

 

MODICA (RG) – Arti figurative che si impregnano di forte realismo, talmente tanto da sembrare fotografie, scatti di realtà di una Sicilia che accoglie ma anche che spreca, che rigetta, che mischia. L’arte diventa strumento di denuncia oltre che di racconto. E’ l’arte del siciliano Giovanni Iudice a cui la Fondazione Teatro Garibaldi di Modica dedica una mostra antologica dal prossimo 7 dicembre nel suggestivo spazio espositivo dell’ex convento del Carmine. Un progetto ambizioso organizzato dalla Fondazione in partnership con DSE Pubblicità, e in sinergia con la “Domenico Sanfilippo Editore”, editore del quotidiano “La Sicilia”. Un focus su trent’anni di arte con opere realizzate dal 1922 al 2022, attraverso un percorso artistico che viene composto grazie alla disponibilità di importanti collezioni private. La mostra antologica “Iudice” celebra l’artista gelese Giovanni Iudice che si è imposto all’attenzione della critica nazionale per il suo particolare segno e per la capacità di imprimere sulle tele le più belle emozioni dell’anima. In esposizione circa sessanta opere, provenienti da prestigiose collezioni, rappresentative dell’intera esperienza pittorica di Iudice, dai primi disegni degli anni Novanta fino ai lavori contemporanei. Trent’anni di storia, di cicli diversi, di ritorni e di sperimentazioni, rappresentati attraverso gli occhi e la mano di un artista sensibile che sa interpretare le bellezze di una terra, del suo popolo e di quanti l’hanno attraversata, un viaggio emozionale, originale e vario, che affascinerà lo spettatore. E forse gli farà porre degli interrogativi. Del resto Iudice è stato il primo a trattare il tema dei migranti non con l’obiettivo di stupire, per la straordinaria capacità espressiva del linguaggio artistico usato, ma per riflettere. Ad esempio “Umanità”, opera di grandi dimensioni divenuta celebre anche per essere stata esposta alla Biennale di Venezia nel 2011, offre l’invito a non fermarci a guardare la disperazione, ma a soffermarci sulle cause che hanno spinto quei migranti ad intraprendere un viaggio pericoloso e senza certezze, diventando così manifesto di un enorme problema umanitario. Pittura, disegno, matita, oli. Tecniche diverse nei cicli diversi di Iudice, ma un’unica grande forza espressiva: “In questi 30 anni di produzione, i miei temi – spiega l’artista felice di essere ospite a Modica – hanno riguardato molto l’aspetto sociale attraverso un’estetica del linguaggio che guarda alle arti figurative anche se da sempre mi definisco un realista”. Una pittura che, come nel caso delle spiagge, non è edonista ma a volte nasconde, o narra apertamente, il dramma. E quei mari rappresentano un po’ una “terra del ritorno”, dove il blu è la vita, l’evoluzione, la crescita, anche quella personale dell’artista stesso, a stretto contatto con l’ambiente marinaro. E tutto questo in un equilibrio visivo che sta tra la forza del realismo e la riscoperta del colore come armonia interiore. “Dotato di notevoli strumenti disegnativi e pittorici – commentano il presidente Domenica Ficano e il sovrintendente Tonino Cannata della Fondazione Teatro Garibaldi – Iudice ha interpretato la Sicilia come metafora della società contemporanea. Ha dipinto la vita dei rioni popolari, ha dipinto le spiagge popolate da bagnanti nella lunga estate siciliana, ha dipinto i migranti che nelle stesse spiagge sono arrivati da clandestini nel buio della notte”. Il critico e storico dell’arte Paolo Nifosì, curatore della mostra insieme a Tonino Cannata, aggiunge: “Iudice è artista sociale, artista di storie, rappresenta la contemporaneità nell’evidenza dell’occhio, in un momento storico in cui si è verificata un’accelerazione nella restituzione della realtà visibile mediante i sempre più sofisticati mezzi della riproduzione virtuale. Ma la sua scommessa è quella di vincere utilizzando i più antichi mezzi della rappresentazione, il disegno e i colori dell’olio e del pastello, ancora una volta reinventati e inediti. In prima istanza il disegno e in seconda istanza, ma senza gerarchie, il colore”. Una mostra dedicata alle varie facce della nostra terra, “con opere pittoriche che sembrano fotografie di un contesto cangiante, come d’altronde mutevole è la società che ci circonda – spiega Antonello Piraneo direttore del quotidiano “La Sicilia” – La mostra di Giovanni Iudice è cartina tornasole dell’attenzione che rivolgiamo alla cultura nel senso più ampio del termine”. La mostra ha il patrocinio della Città di Modica, sponsor sono Elenka, Cappello G. & Figli, Moncada, Antica Dolceria Bonajuto, Mutika Group, Francesco Sciarrino, Primosole Iveco, Winner, Conad, Gruppo Minardo, Gruppo Zaccaria, Modicanello – Gruppo Iabichella, Acqua Santa Maria, Banca Agricola Popolare di Ragusa, SPONSOR TECNICO Lo Magno artecontemporanea. Info su www.fondazioneteatrogaribaldi.it e sui canali social.

25 novembre 2022
ufficio stampa
Michele Barbagallo per MediaLive

Inaugurazione Unda Mater – Sandro Bracchitta

Dieci tele e un’installazione per raccontare il viaggio verso l’ignoto. Diventa oro l’abbraccio delle coperte termiche

 

Opera corale. Fino al 19 novembre da Lo Magno

 

MODICA (Rg), 28 settembre 2022 – Una barca primordiale nella notte buia del Mediterraneo affidata all’onda madre, il movimento naturale del mare che, insieme al vento, ha guidato da millenni l’Uomo nel viaggio verso l’ignoto: terre sconosciute, nuovi popoli, culture “altre”, spesso anche approdi di pace. È un guscio di lamiera dall’anima sfavillante – ed eloquente – dell’oro di una coperta termica l’installazione di Sandro Bracchitta che introduce la mostra “Unda Mater” allestita a Modica, negli spazi di Lo Magno artecontmeporanea dal 1 ottobre al 19 novembre 2022, a cura di Giuseppe Lo Magno e Niccolò Nisivoccia.
Dieci tele e una barca per parlare di viaggio, mare, abissi silenziosi e derive assolate, fughe e approdi, disperazione e salvezza. Rigenerazione. Non dondolii di culla ma equilibri in perenne movimento, smarrimenti contemporanei. “Difficile resistere alla tentazione di leggere nelle opere di Bracchitta – scrive il curatore Nisivoccia – il senso più drammatico della contemporaneità. Come non riconoscere, nei segni che attraversano quel blu, il movimento delle onde, delle correnti? Nelle sue macchie di rosso, la traccia di una ferita che ogni giorno si rinnova, ma anche la metafora di una speranza che non cessa di essere coltivata? Nei suoi ori, la metafora ulteriore di un altrove da immaginare, e da inventare? Nei suoi cuori sospesi la rappresentazione del viaggio e dell’esilio – intesi come vite in bilico, provvisorie, precarie, prive di terra sotto i piedi”.
A raccontare il suo viaggio fra i segni e i colori è lo stesso autore, Sandro Bracchitta – pittore, incisore e docente all’Accademia di Belle Arti di Catania – che spiega: “Gusci scheletrici, consumati dalla potenza del mare, corrosi dalla furia dell’acqua e dal sole, dalla brutalità umana, paradigmatica manifestazione della natura fragile e impermanente della nostra esistenza e delle cose. Che sia un viaggio reale o metaforico, la barca-guscio è emblema del viaggio e del superamento di un limite attraverso profondissimi blu che separano due sponde tra vita e morte. E viceversa. Onda Madre, espressione primordiale della forza creatrice e al contempo distruttiva della Natura, che ci inabissa oppure ci spinge a riva, verso la salvezza”.
Affascinato dall’inarrestabile flusso creativo di Bracchitta è il co-curatore, Giuseppe Lo Magno, che scrive: “Sandro non si è mai fermato, nonostante i momenti difficili che hanno sconvolto i giorni di tutti noi, soprattutto nell’ultimo periodo. Lui, in maniera rigorosa e disciplinata, invece continua. E si evolve. Lo vedremo con Unda Mater, nuovo ciclo di lavori assai innovativo sia nei contenuti che nei materiali”.
Concepita come un’opera corale, “Unda Mater” di Sandro Bracchitta sarà letta nel suo insieme dal critico d’arte Ivan Quaroni autore di un saggio nel catalogo che sarà presentato in occasione del finissage. Visite dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

 

Officina delle immagini

di Franco Noto

tel : +39 3396176251 | +39 0932763165
web : www.lomagnoartecontemporanea.it
 FB: @lomagnoartecontemporanea
 IG: @lomagnoartecontemporanea
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Inaugurazione Pastels de l’ame sicilienne – Giovanni Viola

Galerie Eric Coatalem – Lo Magno artecontemporanea

14 – 26 settembre 2022

Colori, paesaggi e segni della nostra isola: L’accuratezza analitica dell’artista modicano

Giovanni Viola incontra Parigi.

 

Sarà ” Pastels de l’ame sicilienne” il titolo della mostra personale di Giovanni Viola che si terrà dal 14 al 26 settembre 2022 presso la Galerie Eric Coatalem di Parigi.

E’ Eric Coatalem, direttore artistico dell’omonima galleria sita al 136 di rue du Fauborg Saint-Honorè (Paris), in collaborazione con Lo Magno artecontemporanea, a decidere di inaugurare la mostra monografica durante la famosa notturna lungo la sponda destra del fiume Senna “La Nocturne Rive Droite”. Giornata in cui tutte le gallerie della città di Parigi situate sulla riva nord della Senna prolungano il loro orario di apertura accogliendo visitatori da tutto il mondo.

 

La rencontre de Giovanni Viola

La rencontre de Giovanni Viola dans son univers à Modica, grâce à Guiseppe Lo Magno a été une expérience émouvante et passionnante.

Né en 1981 à Modica, Giovanni Viola, diplômé en droit de l’université de Messine, s’est depuis son plus jeune âge formé par l’étude des plus grands peintres italiens.
Il fait partie de la fameuse Ecole de Scicli qui ,de l’avis de Marc Fumaroli tout comme de Federico Sgarbi ,compte parmi les plus grands maîtres de la peinture contemporaine en Italie.
Artiste solitaire et imprégné de spiritualité, ce qui distingue Giovanni Viola est l’âme si particulière qu’il met pour peindre avec une infinie rigueur, précision et grande sensibilité sa terre natale du val de Noto, dont il connait si bien les trésors naturels encore préservés.
Avec ses innombrables bâtons de pastel, il réussit à transcrire cette terre enchanteresse, ces paysages sauvages bordés de murets de pierres sèches délimitant les parcelles de terre peuplées de majestueux caroubiers, oliviers et figuiers de barbarie.
Maitre dans l’art de la perspective, il dessine ces immenses étendues verdoyantes où l’on aperçoit parfois au premier plan les témoignages d’urbanisme de la nouvelle civilisation. S’ajoutent à ses thèmes de prédilection les réserves marines au lointains horizons et les grands cieux où la lumière intense et exceptionnelle est saisissante.

Giovanni Viola participe à de nombreuses Foires internationales  tout en bénéficiant d’expositions collectives et personnelles en Italie.

La Galerie Coatalem est heureuse de l’inviter à une première exposition parisienne.

 

L’incontro con Giovanni Viola

Incontrare Giovanni Viola nel suo mondo a Modica, grazie a Giuseppe Lo Magno, è stata un’esperienza commovente ed emozionante.

Nato nel 1981 a Modica, Giovanni Viola, laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Messina, si è formato fin da giovane studiando i più grandi pittori italiani.
Fa parte della famosa Scuola di Scicli che, secondo Marc Fumaroli oltre a Federico Sgarbi, è uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea in Italia.
Artista solitario intriso di spiritualità, ciò che contraddistingue Giovanni Viola è l’anima particolare che mette nella pittura con infinito rigore, precisione e grande sensibilità la sua terra natale del Val di Noto, di cui conosce ancora così bene i tesori naturali.
Con i suoi pastelli riesce a trascrivere questa terra incantevole, questi paesaggi selvaggi confinati da muretti a secco che delimitano gli appezzamenti popolati da maestosi carrubi, ulivi e fichi d’India.
Maestro nell’arte della prospettiva, disegna queste immense distese verdi dove a volte vediamo in primo piano le testimonianze dell’urbanistica della nuova civiltà. Ai suoi temi preferiti si aggiungono le marine con orizzonti lontani e i grandi cieli dove colpisce la luce intensa ed eccezionale.

Giovanni Viola partecipa a molte fiere internazionali, mostre collettive e personali in Italia.

La Galleria Coatalem è felice di invitarlo a una prima mostra parigina.

Ombéline D’Arché

 

A che punto siamo con Giovanni Viola

Non sono mai riuscito a considerare Giovanni Viola un paesaggista. Certo è nato a Modica che da Scicli dista meno di dieci chilometri; altrettanto vero è che il mare appare di frequente dei suoi dipinti affrontato in verticale, esattamente come faceva Piero Guccione considerato nel sud-est siciliano un “maestro” indiscusso di questo tipo di pittura.

Esattamente come Guccione, GV è un virtuoso tanto della stesura ad olio che del pastello: quest’ultimo in particolare utilizzato con una maestria che lascia stupiti non solo per le morbidezze ma pure per la brillantezza dei colori ottenuti. E’ una tecnica da molti ritenuta difficile, ma curiosamente GV l’ha adottata come un’opportunità per esecuzioni più “veloci”. Olio e pastello sono tecniche di nobile tradizione che pure – a partire dalla seconda metà del secolo scorso – sono divenute sospette alla più spocchiosa critica contemporanea.

Per queste caratteristiche l’opera di GV è stata talvolta accostata a quella del gruppo dei pittori della Scuola di Scicli di cui Guccione è stato uno dei maggiori esponenti. Tuttavia le etichette sono spesso fuorvianti: e in fondo niente – nemmeno a Modica o a Scicli – da allora è rimasto immobile.
In ogni caso il soggetto della ricerca di GV non è il paesaggio, ma la luce che lo inonda. E nemmeno si tratta di una luce metafisica: perché quella che GV blocca sulla tela è una luce catturata all’istante. Che provenga dal cielo o dalle nuvole, sia assorbita dalla terra riarsa o riflessa dalla superficie marina in fondo poco importa.

I “paesaggi” di GV sono tutto sommato ”incidentali”: nascono in gran parte dal territorio che lo circonda, ma possono divenire (è più raro) addirittura urbani. La ricerca della luce quella invece resta sempre al centro. Quella che vede ad esempio dalla finestra al quinto piano del suo studio di Modica: da qui nelle giornate più limpide appare il profilo dell’isola di Malta, mentre in quelle (sempre più frequenti) di forsennata calura estiva il cielo è di un azzurro polveroso, schermato dalla sabbia rossa che le alte pressioni sollevano dal deserto africano per trasportarla sulle coste siciliane.

C’è dell’altro nella pittura di GV che la allontana dal paesaggismo. Perché un paesaggista per sua natura descrive al più trasfigura: GV – al contrario -analizza. Giunto arrivato alla pittura per vocazione no ha mai rinnegato i suoi studi di giurisprudenza, quelli che ancora oggi ne condizionano lo sguardo. GV rappresenta attraverso un’ analisi minuziosa dei più piccoli particolari (spesso davvero rivelatori) ma sempre e comunque con lo stesso scopo: fissare sulla tela una particolare luce.

Che si tratti di un singolo oggetto (cosa assai rara), di un paesaggio o di un’idea, l’approccio è identico.

Ma si può analizzare e poi descrivere un’idea attraverso la pittura di un “paesaggio”? Di certo il pensiero analitico è più congeniale alla scrittura filosofica (e qui entra in ballo la sua passione per gli studi di teologia) piuttosto che alla dinamica per secoli attribuita alle arti visive.

L’arte contemporanea a partire dallo scorso secolo si è necessariamente avvicinata alla filosofia come mai accaduto in precedenza e GV – lo ripeto – è un pittore decisamente contemporaneo. Nonostante le tecniche adottate e i soggetti che appaiono sulle sue tele rischino di accomunarlo alla tradizione del moderno, quando non addirittura del classico, GV è un pittore-filosofo che reagisce in questo modo singolare alla meditazione su quel che lo circonda

 

Où en sommes-nous avec Giovanni Viola

Je n’ai jamais pu considérer GV comme un peintre paysagiste. Bien sûr, il est né à Modica qui se situe à moins de dix kilomètres de Scicli ; il est aussi vrai que la mer apparaît fréquemment dans ses tableaux face à la verticale, tout comme Piero Guccione, qui est considéré “maître” incontesté de ce type de peinture dans le sud-est sicilien.
Tout comme Guccione, GV est également un virtuose de la touche de couleur aussi bien à l’huile qu’au pastel : ce dernier en particulier utilisé avec une habileté qui laisse émerveiller non seulement par la douceur mais aussi par la brillance des couleurs obtenues. C’est une technique considérée comme difficile par plusieurs, mais curieusement GV l’a adoptée comme une opportunité pour des exécutions “plus rapides”. L’huile et le pastel sont des techniques de noble tradition qui elles aussi – à partir de la seconde moitié du siècle dernier – sont devenues suspectes à la critique contemporaine la plus hautaine. C’est pour ces caractéristiques que l’œuvre de GV a parfois été comparée à celle du groupe de peintres de l’école de Scicli dont Guccione était l’un des principaux représentants. Pourtant, les étiquettes sont souvent trompeuses : et au fond rien – même pas à Modica ou Scicli – n’est resté immobile depuis lors. En tout cas, le sujet de recherche de GV n’est pas le paysage, mais la lumière qui l’inonde. Ce n’est pas non plus une lumière métaphysique : car ce que GV bloque sur la toile est une lumière captée instantanément. Qu’elle vienne du ciel ou des nuages, qu’elle soit absorbée par la terre desséchée ou réfléchie par la surface de la mer au fond, peu importe.
Les « paysages » de GV sont en fin des comptes « accessoires » : ils proviennent en grande partie des environs, mais ils peuvent devenir (plus rarement) même urbains. La recherche de la lumière, en revanche, reste toujours au centre. Celle qu’il voit, par exemple, depuis la fenêtre du cinquième étage de son atelier de Modica : d’ici, les jours les plus clairs, apparaît le profil de l’île de Malte, tandis que dans ceux (de plus en plus fréquents) de chaleur estivale effrénée, le ciel d’un poussiéreux bleu est protégé par le sable rouge que les hautes pressions soulèvent du désert africain pour le transporter jusqu’aux côtes siciliennes. Il y a autre chose dans la peinture de GV qui l’éloigne du paysage. Car un paysagiste de par sa nature décrit tout au plus transfigure : GV – au contraire – analyse. Arrivé à la peinture par vocation, il n’a jamais renoncé à ses études de droit, celles qui marquent encore aujourd’hui son regard. GV représente à travers une analyse minutieuse des moindres détails (souvent vraiment révélateurs) mais toujours et en tout cas avec le même objectif : fixer une lumière particulière sur la toile. Qu’il s’agisse d’un objet unique (ce qui est très rare), d’un paysage ou d’une idée, la démarche est identique. Mais peut-on analyser puis décrire une idée à travers la peinture d’un « paysage » ? Certes, la pensée analytique est plus favorable à l’écriture philosophique (et ici sa passion pour les études théologiques entre en jeu) qu’à la dynamique attribuée aux arts visuels depuis des siècles. L’art contemporain depuis le siècle dernier s’est forcément approché de la philosophie comme jamais auparavant et GV – je le répète – est un peintre résolument contemporain. Bien que les techniques adoptées et les sujets qui apparaissent sur ses toiles risquent de l’associer à la tradition du moderne, voire du classique, GV est un peintre-philosophe qui réagit de cette manière singulière à la méditation sur ce qui l’entoure.

Aldo Premoli

45° edizione Arte Fiera Bologna

Rossana Taormina | Tempo incolume
solo | show

LO MAGNO artecontemporanea
13 – 15 maggio 2022

Padiglione 15 stand F19

 

"Lo spazio è un dubbio: 
devo continuamente individuarlo, designarlo.
Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo.I miei spazi sono fragili: 
il tempo li consumerà, li distruggerà: niente somiglierà più a quel che era, 
i miei ricordi mi tradiranno, l’oblio s’infiltrerà nella mia memoria, 
guarderò senza riconoscerle alcune foto ingiallite dal bordo tutto strappato"

Georges Perec, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 2016
(ed. or. Espèces d’espaces, Editions Galilée, Paris 1974)

La ricerca di Rossana Taormina si concentra sulla necessità di rendere leggibile lo spazio, di misurarlo, di rappresentarlo riscrivendone i segni convenzionali condivisi. Lo spazio per essere sottratto all’indeterminatezza che gli è propria, da una parte ha bisogno di una nomenclatura universale, ma dall’altra necessita di una connotazione emotiva. La relazione fra questi due sistemi determina la scoperta di nuove dimensioni estetiche e spaziali.

Una delle linee fondanti della produzione dell’artista, infatti, è legata al tema del riuso degli oggetti e degli spazi che questi sono in grado di evocare. Tema – questo – assai complesso, la cui urgenza è espressa dall’artista con linguaggi diversi, spesso contaminati, e che possiamo meglio mettere a fuoco attraverso le parole di Perec: «Vorrei che esistessero luoghi stabili, immobili, intangibili, mai toccati e quasi intoccabili, immutabili, radicati; luoghi che sarebbero punti di riferimento e di partenza, delle fonti: il mio paese natale, la culla della mia famiglia, la casa dove sarei nato, l’albero che avrei visto crescere (che mio padre avrebbe piantato il giorno della mia nascita), la soffitta della mia infanzia gremita di ricordi intatti… Tali luoghi non esistono, ed è perché non esistono che lo spazio diventa problematico, cessa di essere evidenza, cessa di essere incorporato, cessa di essere appropriato. Lo spazio è un dubbio».

Su questo dubbio, senza la pretesa di scioglierlo, ma di esprimerlo in immagini, di tradurlo in connessioni visive ed emotive, si sviluppa Tempo incolume, cioè una riflessione sullo spazio e sulla possibilità di sottrarlo alla distruzione, di risparmiarlo attraverso il miracoloso ritrovamento dell’oggetto anonimo. Quest’ultimo, diventando simbolico, può accedere a una sorta di intimità condivisa. Lo spazio “personale”, infatti, è fragile, fluida la sua descrizione in quanto affidata alla memoria dell’individuo, memoria che verrà plasmata dalle narrazioni del nucleo familiare, che sarà irrimediabilmente corrosa dall’oblio.

Da questo punto di vista Tempo incolume è il luogo di confine in cui la memoria personale fluisce in quella collettiva, dove gli eventi storici accolgono quelli domestici e privati, e viceversa. Per questa ragione l’immaginario di Tempo incolume si muove sempre all’interno di una casa simbolica in cui possono essere ritrovati i suoi oggetti feticcio: il giardino, i ritratti di famiglia, la foto del nonno in guerra, il vaso coi fiori, i velluti, la consistenza dei muri e delle tappezzerie, la traiettoria affettuosa della luce.

Al contrario dell’idea dominante di tempo, classico divoratore degli attimi, si può esprimere dunque un’idea del tempo persistente, che agisce nei paesaggi interiori, custodisce, planimetrie sbiadite, restituisce tessuti e oggetti che ne hanno ravvivato le stanze, i profumi e la luce che le hanno attraversate in giorni imprecisati. Tempo incolume, allora, è la capacità della memoria di riattivare uno spazio ormai dissolto, di veder fiorire un giardino lontano.

ROSSANA TAORMINA | breve biografia

Rossana Taormina nasce nel 1972 a Partanna, una piccola cittadina della Valle del Belice. La sua nascita avviene quattro anni dopo il disastroso terremoto che distrusse una vasta area della Sicilia occidentale. Il fermento culturale e artistico della città di Gibellina fu determinante nella sua crescita, è da questo suo trascorso che nasce, nell’artista, una specie di ossessione per la memoria, il recupero e la costante volontà di salvaguardare delle esistenze anonime, cercando di dare loro uno spazio ben definito. Dopo aver completato gli studi d’obbligo, Rossana si trasferisce a Roma per lavoro per poi ritornare a Palermo dove si diploma e si laurea in Belle Arti. Nella sua ricerca Rossana modella spazio e memoria rielaborando la carica mnestica dell’object trouvé. Gli oggetti utilizzati sono spesso trovati nei mercatini delle pulci, come tessuti di altra generazione carichi di trame dal ricordo sconosciuto che Rossana rielabora portando alla luce la sua percezione; vecchie foto con volti anonimi che, pur essendo ignoti, sono carichi di emotività, su queste l’Artista ricama costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia. Una poetica aperta alla contaminazione dei linguaggi la sua, una sensibilità che, nell’elemento prelevato del quotidiano, individua gli strumenti espressivi per esplorare nuovi confini. Le opere di Rossana Taormina sono state pubblicate su diverse riviste di arte contemporanea internazionali e nazionali

LO MAGNO artecontemporanea

Via Risorgimento 91/93 – 97015 – MODICA (Rg)

Tel: 0932 763165 / 339 6176251

Web: www.lomagnoartecontemporanea.it

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Inaugurazione Dalla Decollazione di San Giovanni Battista da Caravaggio – Giuseppe Colombo

ARTE: “rifare” i Maestri, a Modica Giuseppe Colombo si misura con Caravaggio

Otto d’après e una litografia dalla Decollazione di San Giovanni Battista a Malta

 

MODICA (Rg), 21 marzo 2022 – Con i suoi tre metri per cinque è l’opera più grande mai realizzata da Caravaggio, oltre a essere quella che nel 1608 gli valse l’onorificenza della Croce di Malta (e il dono di due schiavi). Custodita a La Valletta, nell’Oratorio omonimo all’interno della Concattedrale, la “Decollazione di San Giovanni Battista” è un capolavoro dal potente realismo che, oggetto di studio e approfondimento nell’ultimo anno da parte di Giuseppe Colombo, sarà protagonista con una piccola raccolta di otto d’après, di una raffinatissima omonima mostra allestita a Modica negli spazi di Lo Magno artecontemporanea (Giuseppe Colombo. “Dalla decollazione di San Giovanni Battista”, da Caravaggio”, dal 26 marzo e fino al 30 aprile 2022). A cura di Giuseppe Lo Magno, il progetto espositivo si completa di un saggio critico dI Rischa Paterlini. Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 18.30.

A Modica la scena corale e la straziante drammaticità del grande capolavoro della decapitazione di San Giovanni Battista si scompone in una sequenza di cinque ritratti: uno ad uno i singoli attori diventano protagonisti della narrazione di Giuseppe Colombo che per ognuno di loro esplora sentimenti, mette a nudo l’anima, indaga la mimica e i gesti, quasi a penetrare il tessuto materico del segno di Caravaggio. Una frammentazione delle parti che, grazie alla sensibilità di Colombo, vivifica i dettagli e finisce per amplificare la portata emotiva dell’insieme. Dopo l’ancella, la vecchia, il carceriere, il carnefice e lo stesso San Giovanni Battista, a concludere infatti la sequenza dei d’après – la rielaborazione da parte di un’artista di un’opera di un altro artista cui si ispira, che considera proprio Maestro o a cui rende omaggio – è una formidabile riproduzione a matita e carboncino dell’intero quadro d’insieme.

Spiega Rischa Paterlini: “Utilizzando pastelli acquerellabili e carboncini su carta semi ruvida, Colombo oggi, attraverso il suo personale “mondo figurativo”, pretende attenzione per i dettagli che cura in modo maniacale, chiedendo ai nostri occhi di osservare uno ad uno i protagonisti che compongono la scena: la giovane in un angolo che porta un bacile di cui ne realizza addirittura tre studi, il carceriere che sta ad osservare impassibile la scena, il carnefice, la donna anziana con le mani al volto e infine quella macchia di sangue che scorre dal collo del Battista (e che Caravaggio, audacemente, utilizzò per la sua firma sull’opera). Per ognuno dei personaggi una carta, così da studiare ogni dettaglio fino a liberarne l’anima e non concedere nulla al caso (…) Nulla infatti in questi volti rimane nascosto: il coraggio, l’inquietudine, la paura, la rassegnazione, l’aggressività, si offrono all’osservatore permettendoci di leggere grazie al potente realismo, unito alla trascrizione di ogni dettaglio memore dei pittori rinascimentali del nord Europa, i drammi che stiamo vivendo ai giorni nostri”.

Quanto alla scelta di cimentarsi coi d’après, di “rifare” i grandi dell’arte, Colombo cita il suo stesso maestro, Piero Guccione, autore di piccoli pastelli sia di questa stessa opera di Caravaggio che di capolavori di Michelangelo, Tiepolo, Raffaello, Velasquez e Friedrich. E, trasponendo il discorso in musica, arriva a citare Franco Battiato e il suo “Fleurs”, album di cover, lirico e confidenziale, amatissimo dai fans sebbene privo dell’originalità dei contenuti tanto apprezzata nel compositore. “Quando “rifai” un Maestro – commenta Colombo – è sempre un importante momento di studio, certamente anche di riposo creativo, di sedimentazione, di interiorizzazione. Entro nella trama del dipinto, mi nutro della sua atmosfera, indago le pose, lo faccio mio. Una specie di corso di aggiornamento, perché per quanto tu a cinquant’anni, come me adesso, possa padroneggiare la tecnica, non finisci mai di studiare e di imparare. E di questa “Decollazione” mi affascina la bellezza del sacrificio. Forse, più dell’estetica, ad interessarmi è la teatralità della scena: come teatro della vita”.

Completa l’esposizione una litografia con il soggetto dell’ancella realizzata a Helsinki, l’estate scorsa, in uno tra i più prestigiosi laboratori litografici internazionali. L’opera fa parte del ciclo in mostra con “Tous les matins du monde”, bipersonale con il finlandese Kuutti Lavonen dedicata al barocco. Un video, realizzato dal filmaker finlandese Aleksi Sirviö e che sarà proiettato in sala, documenta con la voce narrante di Giuseppe Colombo i vari processi di realizzazione della sua litografia, una delle più antiche tecniche di incisione (nasce a fine ‘700). Un lavoro che impone metodo e precisione, prevede la scalfitura di una o più matrici di pietra e l’uso di inchiostri calcografici.

La mostra – alla quale è dedicato un catalogo digitale, consultabile sul sito della galleria – è visitabile dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.

GIUSEPPE COLOMBO | bio breve

Nasce a Modica nel 1971, dove vive e lavora. Evidenzia la sua inclinazione per la pittura fin da ragazzo attratto da fotografie di opere di classici e di quadri di pittori contemporanei come Picasso e Goya, appesi alle pareti di casa, dei quali eseguiva copie. Si iscrive all’Istituto d’Arte di Comiso. Successivamente all’Istituto d’Arte di Urbino, dove sceglie i corsi d’incisione, e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Qui ha modo di frequentare sia le gallerie più impegnate sul versante dell’Avanguardia sia i musei di arte storica. Sarà questo il momento della scelta definitiva nel dedicarsi alla pittura, anche in virtù di studi su Cézanne. Alla fine degli anni novanta rientra in Sicilia, nella sua città. Qui le sue opere sono apprezzate da Piero Guccione e ben presto sarà tra gli esponenti storici del Gruppo di Scicli.

Tra le innumerevoli mostre, vanno citate Il Gruppo di Scicli, presso Palazzo Sarcinelli, a Conegliano (Treviso), curata da Marco Goldin, del 2001, La Luce infinita, Per amore, Quindici anni di scelte a Palazzo Sarcinelli, entrambe realizzate a Conegliano nel 2002 da Marco Goldin, che cura pure le successive due personali dell’artista, nel 2003, Colombo, Opere 1999-2003, e nel 2005, Colombo, Nature morte e ritratti, Vicenza, Artefiera.

Nel 2003 l’olio San Giorgio, Notturno entra nella collezione permanente del Senato della Repubblica. Nel giugno del 2011 viene invitato a Helsinki, per una esposizione alla quale collabora l’Istituto Italiano di Cultura, presso il Verla Mill Museum; in questa occasione l’artista realizza una raffinata litografia. Nello stesso anno viene invitato da Vittorio Sgarbi alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, e nel settembre del 2012 partecipa a Il Gruppo di Scicli, Contemporary Painters and Sculptors From Southern Sicily, Bernarducci-Meisel Gallery, a New York. Sempre nel 2012 e poi nel 2013 collabora con Stefano Malatesta, curatore di due sillogi di racconti (editi da Neri Pozza), Viaggio in treno con suspense e Quel treno per Baghdad. Del 2014 sono Attorno a Veermeer, a cura di Marco Goldin, Vittoria Sperimenta, direttore artistico Giovanni Robustelli, Arte per Kamarina, a cura di Elisa Mandarà, Artisti di Sicilia, mostra itinerante, che abbraccia anche il 2015, a cura di Sgarbi. Del 2015 sono due mostre col Gruppo di Scicli, entrambe curate da E. Mandarà: Colore per la terra, a Ragusa, a Palazzo Garofalo, evento legato a Milano Expo 2015, e Ibleide terra e luce. Trentacinque anni del Gruppo di Scicli, tenutasi a Palazzo Reale (Palermo). Del dicembre 2015 è l’antologica Opere 1999-2015, nel Convento del Carmine di Modica, a cura di Paolo Nifosì e Tonino Cannata.

Seguono nel 2016 le mostre The Light of Sicily, presso la Francis Maere fine art gallery (Gent, Belgio), Realismi italiani contemporanei (Casa d’arte Miglio, Catanzaro), Metafisica della luce (Galleria Ventoblu, Polignano a mare) e Nature Variabili (Convento di Santa Maria della Croce, Scicli). Del 2017 sono le mostre Confinus, confini e aperture (Casa museo J.H.Erkko, Helsinki), Bozzetti, disegni, scenografie della Cavalleria Rusticana, nel Foyer del Teatro Garibaldi di Modica; Imago mundi, identità siciliane, (Magazzini Culturali della Zisa di Palermo), Forni50 (1967/2017) alla Galleria Forni di Bologna; e la mostra itinerante Migrantes (Palazzo Garofalo di Ragusa, poi a Comiso e Vittoria).

Nel 2018 Giuseppe Colombo espone nel cuore del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, con la personale “Di memorie, di reale” a cura di Elisa Mandarà (Villa Aurea); in estate partecipa alla collettiva La mia Sicilia (Galleria Forni, Bologna) e poi in Finlandia con la mostra Kymmenen X Totta (Galleria Linnankatu, a Savonlinna). Nel 2021 in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura ha esposto ancora in Finlandia con “Tutte le mattine del mondo” e in coppia con l’artista finlandese Kuutti Lavonen (Galleria Duetto, Helsinki).

Via Risorgimento 91/93 – 97015 – MODICA (Rg)

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Rossana Taormina – Futuro Remoto

Testo critico di Rischa Paterlini 

go on ▶ 

MODICA (Rg), 21 dicembre 2021 – Mappe, foto, tessuti: memorie ritrovate, saldate e interconnesse fra loro dalla trama di sottili fili di seta. La delicatissima poetica di Rossana Taormina approda a Modica con la mostra “Futuro remoto” (30 dicembre – 30 gennaio 2022). Lo spazio è quello di Lo Magno artecontemporanea, dove l’artista – originaria di Partanna (Tp) – si racconta con un nuovo e inedito ciclo di opere dedicate al recupero dei ricordi e selezionate per questa esposizione dal direttore artistico della galleria, Giuseppe Lo Magno. Inaugurazione giovedì 30 dicembre, ore 18.30.

Quasi un’ossessione quella della Taormina per la memoria, che l’artista evoca e restituisce al presente ricamando inedite costellazioni con ago e filo: linee rette, sinapsi concettuali e riverberi di connessioni tra muti frammenti di oggetti ritrovati per caso, tra mercatini e vecchi bauli di famiglia. Storie da dipanare e riaggomitolare con cura: come quella dei tre fratelli nello scatto in bianco e nero di “Gennaio 1968”, titolo di un’opera che, inequivocabilmente, cita il mese in cui la Valle del Belìce – la sua terra – fu sfigurata dalla violenta onda d’urto del terremoto che cambiò le sorti di intere comunità in Sicilia, trapiantate altrove e costrette a sopravvivere senza gli oggetti, i luoghi e il paesaggio della memoria.

Un evento catastrofico quello del Belice che l’artista ha rivissuto durante il lockdown del 2020 rielaborandolo in una nuova raccolta di opere ispirata ai cicli della natura, metafora della perenne trasformazione di tutti gli esseri viventi. Autrice del saggio in catalogo, il critico d’arte Rischa Paterlini scrive: “Se da un lato il terremoto del 1968 tolse i ricordi materiali, oggi, la pandemia, ci ha tolto le relazioni sociali e la ricchezza dello stare insieme. Nasce così la bellissima serie dei “Grandi Notturni”, acrilici su tela in cui dal buio prende forma la natura. Le foglie, rappresentate in procinto di trasformarsi in corpi a metà strada tra l’umano e l’animale, si mimetizzano quasi a volersi dissolvere e così Rossana, lasciandoci percepire il buio del presente, ci permette di afferrarne la luce”.

Ma è la stessa artista a svelare le radici più profonde e spirituali di questo lavoro di ricerca ispirato e generato dall’osservazione della Natura: “Durante la pandemia ho avvertito la necessità di tornare alla me più antica e profonda. Da un paio d’anni – racconta Rossana – ricorro alla metafora del giardino per esprimere la mia idea di eternità, ovvero noi che continuiamo nei ricordi di chi abbiamo amato”.

Con “Tempo incolume”, infine, Rossana Taormina sarà protagonista esclusiva del “solo show” che Lo Magno artecontemporanea ha previsto per lei a Bologna Arte Fiera 2022, dal 21 al 23 gennaio       (Padiglione 15, stand F19). “Una riflessione – spiega lo Magno, curatore dei due progetti espositivi –  sulla rilettura dello spazio tramite la sua connotazione emotiva. Sulla possibilità di sottrarlo alla distruzione, di risparmiarlo, attraverso il miracoloso ritrovamento dell’oggetto anonimo”.

Visite da martedì a sabato 10-13, 17-20, domenica chiuso solo domenica 30 gennaio aperti per finissage. L’accesso ai visitatori sarà garantito nel rispetto delle normative anti Covid in atto.

LO MAGNO artecontemporanea

tel : +39 0932763165 | +393396176251
           

Artworks

Rossana Taormina – Futuro Remoto – Inaugurazione

MODICA (Rg), 21 dicembre 2021 – Mappe, foto, tessuti: memorie ritrovate, saldate e interconnesse fra loro dalla trama di sottili fili di seta. La delicatissima poetica di Rossana Taormina approda a Modica con la mostra “Futuro remoto” (30 dicembre – 30 gennaio 2022). Lo spazio è quello di Lo Magno artecontemporanea, dove l’artista – originaria di Partanna (Tp) – si racconta con un nuovo e inedito ciclo di opere dedicate al recupero dei ricordi e selezionate per questa esposizione dal direttore artistico della galleria, Giuseppe Lo Magno. Inaugurazione giovedì 30 dicembre, ore 18.30.

Quasi un’ossessione quella della Taormina per la memoria, che l’artista evoca e restituisce al presente ricamando inedite costellazioni con ago e filo: linee rette, sinapsi concettuali e riverberi di connessioni tra muti frammenti di oggetti ritrovati per caso, tra mercatini e vecchi bauli di famiglia. Storie da dipanare e riaggomitolare con cura: come quella dei tre fratelli nello scatto in bianco e nero di “Gennaio 1968”, titolo di un’opera che, inequivocabilmente, cita il mese in cui la Valle del Belìce – la sua terra – fu sfigurata dalla violenta onda d’urto del terremoto che cambiò le sorti di intere comunità in Sicilia, trapiantate altrove e costrette a sopravvivere senza gli oggetti, i luoghi e il paesaggio della memoria.

Un evento catastrofico quello del Belice che l’artista ha rivissuto durante il lockdown del 2020 rielaborandolo in una nuova raccolta di opere ispirata ai cicli della natura, metafora della perenne trasformazione di tutti gli esseri viventi. Autrice del saggio in catalogo, il critico d’arte Rischa Paterlini scrive: “Se da un lato il terremoto del 1968 tolse i ricordi materiali, oggi, la pandemia, ci ha tolto le relazioni sociali e la ricchezza dello stare insieme. Nasce così la bellissima serie dei “Grandi Notturni”, acrilici su tela in cui dal buio prende forma la natura. Le foglie, rappresentate in procinto di trasformarsi in corpi a metà strada tra l’umano e l’animale, si mimetizzano quasi a volersi dissolvere e così Rossana, lasciandoci percepire il buio del presente, ci permette di afferrarne la luce”.

Ma è la stessa artista a svelare le radici più profonde e spirituali di questo lavoro di ricerca ispirato e generato dall’osservazione della Natura: “Durante la pandemia ho avvertito la necessità di tornare alla me più antica e profonda. Da un paio d’anni – racconta Rossana – ricorro alla metafora del giardino per esprimere la mia idea di eternità, ovvero noi che continuiamo nei ricordi di chi abbiamo amato”.

Con “Tempo incolume”, infine, Rossana Taormina sarà protagonista esclusiva del “solo show” che Lo Magno artecontemporanea ha previsto per lei a Bologna Arte Fiera 2022, dal 21 al 23 gennaio       (Padiglione 15, stand F19). “Una riflessione – spiega lo Magno, curatore dei due progetti espositivi –  sulla rilettura dello spazio tramite la sua connotazione emotiva. Sulla possibilità di sottrarlo alla distruzione, di risparmiarlo, attraverso il miracoloso ritrovamento dell’oggetto anonimo”.

Visite da martedì a sabato 10-13, 17-20, domenica chiuso solo domenica 30 gennaio aperti per finissage. L’accesso ai visitatori sarà garantito nel rispetto delle normative anti Covid in atto.

ROSSANA TAORMINA | biografia

Rossana Taormina nasce nel 1972 a Partanna, una piccola cittadina della Valle del Belice. La sua nascita avviene quattro anni dopo il disastroso terremoto che distrusse una vasta area della Sicilia occidentale. Il fermento culturale e artistico della città di Gibellina fu determinante nella sua crescita, è da questo suo trascorso che nasce, nell’artista, una specie di ossessione per la memoria, il recupero e la costante volontà di salvaguardare delle esistenze anonime, cercando di dare loro uno spazio ben definito. Dopo aver completato gli studi d’obbligo, Rossana si trasferisce a Roma per lavoro per poi ritornare a Palermo dove si diploma e si laurea in Belle Arti. Nella sua ricerca Rossana modella spazio e memoria rielaborando la carica mnestica dell’object trouvé. Gli oggetti utilizzati sono spesso trovati nei mercatini delle pulci, come tessuti di altra generazione carichi di trame dal ricordo sconosciuto che Rossana rielabora portando alla luce la sua percezione; vecchie foto con volti anonimi che, pur essendo ignoti, sono carichi di emotività, su queste l’Artista ricama costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia. Una poetica aperta alla contaminazione dei linguaggi la sua, una sensibilità che, nell’elemento prelevato del quotidiano, individua gli strumenti espressivi per esplorare nuovi confini. Le opere di Rossana Taormina sono state pubblicate su diverse riviste di arte contemporanea internazionali e nazionali. 

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Le Cento Sicilie mini spot

Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino”.

– Gesualdo Bufalino

TAORMINA, 14 LUG – Dal 17 luglio al 14 novembre 2021 Palazzo Ciampoli di Taormina ospiterà la mostra ad ingresso libero “Le Cento Sicilie. Il più ibrido dei continenti”

Saranno esposte opere di dodici artisti contemporanei: Alessandro Bazan, Giovanni Blanco, Barbara Cammarata, Giuseppe Colombo, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Filippo La Vaccara, Franco Polizzi, Ignazio Schifano, Samantha Torrisi e William Marc Zanghi.

L’esposizione a cura di Diego Cavallaro e Giuseppe Vella inaugura il 17 luglio 2021, alle 19, alla presenza dell’assessore Regionale dei Beni Culturali Alberto Samonà Organizzata dal Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano, la mostra si innesta nel filone “Arte Sicilia Contemporanea” per la valorizzazione di Palazzo Ciampoli: prestigiosa residenza del XV secolo che negli anni passati è stata oggetto di un restauro da parte della Regione Siciliana.

Si ringrazia LO MAGNO artecontemporanea per la collaborazione.

Taormina – Palazzo Ciampoli

VISITE: tutti i giorni

ORARIO: dalle 9 alle 19

INGRESSO LIBERO

Le Cento Sicilie mini spot

ENCANTADORA

Un’installazione di ROSSANA TAORMINA dedicata a Tina di Lorenzo

A cura di ALDO PREMOLI

Da sabato 26 giugno al 30 agosto 2021 presso Teatro Tina di Lorenzo – Noto

Tina di Lorenzo. Figlia del marchese Corrado Di Lorenzo discendente dei marchesi di Castelluccio di Noto e dell’attrice napoletana Amelia Colonnello sale sul palco già da piccola, grazie alla formazione, da parte del padre, amante di teatro, di una piccola compagnia filodrammatica:

Recita così da protagonista nel Teatro comunale di Noto, oggi a lei dedicato, in un dramma in un atto, “Le Orfanelle di Casamicciola” dove interpretava la parte di una bambina rimasta orfana in seguito al terremoto di Casamicciola.

Il successo le arrise nel 1888, al Teatro Rossini di Napoli quando la stampa inizia a decantare le sue grandi doti di attrice. Possedeva rara bellezza, voce melodiosa e modi da signora nonostante la giovane età.

Fu consacrata come astro nascente dell’arte drammatica ed in breve divenne una delle attrici più ricercate e contese dai capocomici. Svolse numerose tournée all’estero, soprattutto nell’America Latina.

Grazie al suo talento e alla sua bellezza, in Argentina fu soprannominata Encantadora.

Nel 1901 sposa il cugino Armando Falconi, attore anche lui: la loro storia d’amore nacque durante una tournée in Ungheria nel corso della quale lui la difese dagli attacchi di un giornalista che dipingeva la De Lorenzo con toni poco lusinghieri. Nel un duello, fortunatamente incruento, Falconi ebbe la meglio tanto da meritarsi l’amore della cugina.

Tina Di Lorenzo fece parte di numerose compagnie, tra le altre quelle dello Stabile del Teatro Manzoni di Milano (dal 1912 al 1914) dove fu primadonna, mietendo una straordinaria e ininterrotta serie di successi. Partecipò ad una sola pellicola cinematografica, sempre assieme al marito, nel 1915: si trattava de La scintilla di Eleuterio Rodolfi.

Si ritirò a vita privata negli anni tra il 1918 ed il 1920 e morì prematuramente a Milano nel 1930. L’Amministrazione municipale di Noto ha reso onore intitolando a lei, dal 2011, il Teatro comunale della città. www.fondazioneteatrodinoto.it

Rossana Taormina. E’ l’artista che ha progettato la mostra site specific poi rimandata alla prossima estate 2022 a causa ella pandemia e di lavori di ristrutturazione previsti all’ interno del Teatro. Vive a Palermo ma è nata a Partanna, nella Valle del Belice, pochi anni dopo il violento sisma del 1968. L’impulso culturale e artistico di respiro internazionale della vicina Gibellina, che sarebbe culminato nel Grande Cretto di Burri, sarà elemento determinante nella sua formazione. Dopo la maturità classica e un biennio di studi universitari in archeologia, trascorre a Roma alcuni anni per lavoro e in quel periodo entra in contatto con l’ambiente artistico della Capitale. Rientrata in Sicilia sperimenta la propria inclinazione nel campo delle arti visive con alcune esperienze nell’ambito della comunicazione visiva e dell’illustrazione didattica. Quindi si diploma presso l’Accademia di Belle Arti. Dal 2011 si dedica esclusivamente alla propria ricerca artistica. Il folgorante incontro con l’archivio fotografico di famiglia, recuperato solo in parte dalle macerie, la progressiva perdita della configurazione dei luoghi dell’infanzia a seguito della ricostruzione post terremoto con la conseguente ridefinizione identitaria delle comunità coinvolte, inducono in lei un naturale sentimento della memoria e della nostalgia che trova modo di esprimersi nella rielaborazione delle poetiche dell’object trouvè. L’intervento artistico, che coinvolge foto autentiche, mappe, carte nautiche, oltre a prediligere l’uso del filo, legato al ricordo della nonna ricamatrice, ha una forte inclinazione per la contaminazione dei linguaggi. Il lavoro di Rossana Taormina è stato esposto in Europa e negli Stati Uniti. La sua ricerca artistica compare su diverse riviste e pubblicazioni internazionali, tra le quali ricordiamo la monografia di Charlotte Vannier De fil en aiguille / la broderie dans l’art contemporain, Pyramyd Éditions e l’articolo Talents aiguilles sul ricamo nell’arte contemporanea, pubblicato nel marzo 2019 su Beaux Arts Magazine (BAM 417).

Aldo Premoli. E’ il curatore tanto della installazione luminosa dedicata a Tina di Lorenzo che della mostra prevista per la prossima estate 2022. Giornalista e scrittore Ha diretto L’Uomo Vogue (1992- 1999). Tra il 2013 e 2014 Tar magazine, rivista di arte, scienza ed etica. Attualmente è blogger di Huffington Post, columnist di Artribune e Linkiesta, direttore della piattaforma super local SudStyle.it. Senior curator di San Sebastiano Contemporary a Palazzolo Acreide, a Cernobbio nel 2021 ha fondato La Cernobbina Artstudio. Svolge la sua attività di visiting professor per Accademie del nord come del sud della penisola.

A Noto ha già curato lo scorso anno – sempre nel Teatro Tina di Lorenzo- la mostra Foyer Davide Bramante& Friends: I nuovi siciliani https://www.sansebastianocontemporary.it/Artisti/foyer- davide-bramante-friends-i-nuovi-siciliani/ collettiva che ha rappresentato i migliori tra gli artisti visivi contemporanei siciliani. Sua anche l’esposizione attualmente in corso al Museo Del Mare di Calabernardo dal titolo Il Mare sopra / Il Mare sotto che vanta la presenza di 20 protagonisti facenti parte delle più diverse espressioni artistiche contemporanee. In particolare pittura, scultura fotografia e video.

MEDITERRANEO SICILIA EUROPA ONLUS

L’associazione Mediterraneo Sicilia Europa Onlus ha prodotto questa esposizione. MSE Onlus sceglie la Sicilia come punto di partenza per lo svolgimento di tutte le sue attività ispirate ai principi di mutualità, spirito comunitario, interazione e integrazione sociale. L’Associazione si prefigge di contribuire al superamento delle discriminazioni di razza, censo, cultura, religione e orientamento sessuale attraverso progetti per contrastare le povertà estreme, progetti di formazione e studio per minori e neo diciottenni residenti e migranti, mostre di arte contemporanea, convegni e pubblicazioni.

M.S.E Onlus finanzia sia progetti per il sociale che vanno a sostegno delle povertà estreme e delle povertà educative di residenti e migranti, che progetti PER LA CULTURA, puntando proprio su quest’ultima come strumento di valorizzazione e rivitalizzazione del territorio diffondendo la pratica artistica per aumentare la partecipazione della società civile.

SI RINGRAZIA:

Lo Magno artecontemporanea

Fondazione Teatro Tina Di Lorenzo di Noto

La Città di Noto