CABINE
2022
Olio su cartone
30 x 30 cm
“In una fredda e piovosa notte di inverno, vidi due cabine ormai in disuso da anni, rese ormai afone dal passare inesorabile del tempo.
Strette in un indissolubile abbraccio metallico, pare vogliano ancora raccontarci di pianti e sorrisi dei quali furono testimoni.”
Marco Bunetto
“Marco Bunetto è un vero disegnatore, uno che passa dall’intimismo acceso e quotidiano alla potenza di un destino che sa come scegliere la propria misura d’arista. Si sente e si vede che ha una cifra propria, indelebile, nell’arte della figurazione e che raddoppiando puntualmente la perfezione, va in contrasto a quel vituperato campo magnetico della contemporary e della sua moda. Quella parte concettuale che ripudia, immotivatamente, il disegno e che, oggi, rifiuta la sua nobile tecnica, non vuole più saperne tanto.
Egli si distingue dall’amico e conterraneo Giovanni Giudice, dal suo mentore, nell’uso del nero. La matita di Bunetto raggiunge vette espressive segrete, il nero appare assoluto, sa come ben contrastarlo coi grigi, per ottenere un tono reale, ma grumoso ed espressionista. Vi intravedo pure un piacere nascosto per le inquadrature e i tagli di un certo cinema tedesco, quello di Wim Venders in particolare (Im Lauf der Zeit).
“Cabine”, un olio su cartone, si colloca in questa linea severa e responsabile: la realtà raccontata, disegnata è poesia, un fare che permette all’uomo di trasformare perfino i misfatti, in bellezza. Allora Bunetto senza perdere lo sguardo critico sulla desolazione reale di una certa anonima periferia urbana, ci fa vibrare attorno alla scena che dipinge una tristezza inanimata delle cose, attraversate lo stesso dal fluire del tempo. Non possiamo che coglierne la vita negata, notturna, dal bianco acceso di forma spettrale. Due indistinte carcasse che riverberano illuminate da una luce urbana, artificiale. Guizzi di scheletri disegnati come fantasmi che appaiono rimarcati dal buio cupo della vita, di un mesto momento che si riflette altrettanto vero se viene accompagnato dalla penna sentimentale dell’arista che incontra la scena prima di rappresentarla:«In una fredda e piovosa notte di inverno, vidi due cabine ormai in disuso da anni, rese ormai afone dal passare inesorabile del tempo».
Eppure il disegno più ampio del quadro, ci riporta ad una poesia di metropoli domestica, amica. Le cabine si mettono in forma, come nella “Gestalt” si ha una percezione di sollievo di luce mistica d’arredo, di decoro urbano che ci commuove intimamente.”
Salavatore Schembari
ESSENTIAL
Marco Bunetto nasce a Gela in provincia di Caltanissetta nel 1979
Artista autodidatta, dopo gli studi tecnici, si dedica maggiormente all’arte, prima musicale e successivamente, approfondendo lo studio e la pratica del disegno e della pittura, all’arte figurativa.
Vive e lavora a Gela.
Dalla rubrica Parvenu curata dall’artista Giovanni Iudice:
Marco Bunetto: Il disegno come essere.
Gelese, ma non conosciuto da tutti, e non ama i riflettori. Timido e introverso, disegna come un un creatore demiurgo, inventa la realtà con la caducità delle cose come si presentano ai suoi occhi perché vuole occuparsi di quel mondo, darne voce. Un realismo che non si distacca dal vero, ha già esposto in autorevoli mostre, come in “Artisti di Sicilia” del 2016, di cui curatore Vittorio Sgarbi, ne volle la presenza, perché il linguaggio del giovane gelese, ne contenesse il cupo e tonale sguardo chiaroscurale, quello del reale, del drammatico, degli interni anonimi parlare della propria vita, tra conflitti e silenziose attese, come i ritratti della sorella Desirèe. L’arte è cosa intima. Una persona schiva per discrezione, colui che non disturberebbe una mosca. Marco ci da una lezione, quella silenziosa dell’arte. Questa è la sua negazione della rappresentazione, del non convenzionale perché il vero sta nascosto tra gli umili, riluttando ogni ipocrisia e ogni fragile costruzione. La sua ricerca incentrata sulle scale del proprio stabile dove vive a Gela, non è l’unica, lui è un instancabile stacanovista, se non apro il telefono e lo chiamo, con la distanza degli stabili a cinquecento metri, l’uno dall’altro, Marco continuerebbe a “nascondere” le proprie cose.
TOGETHER
Con la realtà Lo Magno artecontemporanea ha un rapporto di amicizia e di collaborazione da parecchi anni, grazie alla sua straordinaria capacità tecnica ha spesso rapito l’attenzione della critica. La sua timidezza nasconde un ragazzo deciso, che concretizza nell’arte ciò che vive nel suo territorio e cio che è nel suo intimo.
La prima esposizione con la galleria è 30 x 30 group exhibition, si intende, la prima di altre.